Cravenroad7

E' che Gionni bello è già nato imparato
Però potrebbe suffragare ancor più l'ipotesi onirica: Dylan sogna Ghost e nell'incubo il suo inconscio gli dà conoscenze che Dylan stesso ha rimosso o non rammenta (perché piccino, ecc.) o che intuisce solo in virtù del quinto senso e mezzo (quello che gli fa vedere la gente mezza morta), ma che in pratica non sa, cioè sa ma non sa che sa. Grand'invenzione l'inconscio, il magazzino-pattumiera dell'umano universo dove c'è tutto e il contrario di tutto e quando si tira in ballo non c'è da meravigliarsi di nulla (manco se spunta fuori un Pink Rabbit dalla tana).



In vena di celebrativi, meglio non dimenticare quell'apice


E se John Ghost fosse Dylan Dog stesso, ma di un universo molto parallelo? Perché non si sono ancora tirati in ballo i mondi paralleli?

In realtà John Ghost è

Ma Dylan non ha anche un figlio Marina? (Remake lungo addio)
Ma quanti ne ha?

Beh con tutti i rapporti avuti in trent'anni avrà almeno una squadra di calcio in giro per il Regno Unito.

Facciamo qualcosa per quest'uomo. Regagliamoli una scatola di settebello

JG è Xabaras.

Ammemmepare che può metter su un campionato a parte, 20 teams, riserve comprese. La DylanLeagueJunior.

Parlando di atleti comunque, un figlio promettente nel salto con la corda s'è già visto...

ALOHA METTETE LA TV IN CAMERA DA LETTO

La sensazione che mi ha lasciato l'albo è più o meno questa:


SPOILER

La forma può, da sola, colmare un vuoto di sostanza o addirittura farsi sostanza?
In teoria sì, ma stavolta purtroppo non ci riesce.
La forma qui sono le magnifiche tavole di Cavenago e una sceneggiatura agile e messa al loro completo servizio.
La sostanza è una storia esilissima, che per lo più si limita a rivisitare e omaggiare alcuni classici dylaniati.
Se l'intento di Recchioni era unire passato, presente e futuro di Dylan, il risultato è sbilanciato verso il passato. Al presente è dedicato giusto qualche breve passaggio; al futuro un paio di rivelazioni sicuramente importanti ai fini della continuity, ma quasi ininfluenti rispetto alla microtrama.

Alcune sequenze provengono direttamente dal numero 100, albo molto controverso e forse colpevole di aver introdotto nella serie un'improbabile e confusa ricostruzione dell'infanzia di Dylan. L'impressione è che Recchioni abbia deciso di inserire la sua Mater Morbi in quel filone non tanto per reali esigenze narrative, quanto per darle l'investitura di antagonista ufficiale.
La maggior parte delle riflessioni sul dolore e sulla malattia, così come le sequenze sul Dylan malato, sono una riproposizione di quanto già letto in Mater Morbi. Se lì avevano un'intera storia, cupa e claustrofobica, costruita attorno a loro, qui invece risultano annacquate in un minestrone composto da ingredienti di fantasy, d'azione e di horror zombesco.
Le due sequenze con John Ghost sono le uniche ad offrire qualcosa di realmente nuovo: rispondono ad alcune domande, ne pongono altre e approfondiscono la caratterizzazione di un nemico interessante e carismatico. Peccato che siano così brevi. L'arrivo di Dylan a Moonlight è forse il momento più emozionante e significativo dell'albo.
Troppe pagine, invece, sono occupate da un improbabile e pacchianissimo duello fra Morgana e Mater Morbi, condito da frasi fatte, retorica e spacconate.

Riguardo ai disegni, in alcune recensioni si legge che Cavenago avrebbe eguagliato o superato le migliori prove dei disegnatori storici di Dylan. In realtà non ha molto senso paragonare delle tavole nate direttamente a colori, o comunque progettate fin dall'origine per i colori, con delle tavole in bianco e nero. Si potrebbe, al limite, giustificare un confronto fra Mater Dolorosa e le poche altre storie di Dylan disegnate e colorate dallo stesso disegnatore.
Infine, sarà che sono affezionato alle tradizioni bonelliane, ma vedere nello stesso albo una dozzina di splash page mi fa lo stesso effetto dell'abuso di Caps Lock e punti esclamativi nei post.

della serie cambiamo tutto per non cambiare nulla

Volevo partire da questo post per scrivere il mio pensiero soprattutto su alcune affermazioni lette in questi giorni:
L'asticella si è alzata...a 3,20 è un albo regalato e tante altre che mettono in "competizione" il fumetto B\N con quello a colori.
Naturalmente senza sminuire di unghia l'eccellente lavoro di Cavenago. Questo sia chiaro.
Alcuni sembrano avere la percezione che, tra un celebrativo e un altro, la Bonelli sia "costretta" a pubblicare in B\N.
Ragazzi, non penso ve lo debba dire io, ma il bianco e il nero è l'espressione MASSIMA del fumetto!!!!!
I più grandi capolavori del fumetto sono (e rendono il massimo) in bianco e nero! L'Eternauta, Persepolis, Maus, Lovecraft visto da Breccia per fare alcuni dei tantissimi esempi.
Io penso che le tavole di Mater Dolorosa siano ALLO STESSO LIVELLO di quelle di Casertano per la casa degli uomini perduti, di Roi per il fantasma di Anna Never, di Mari per il sorriso dell'oscura signora, di Carnevale per Mater morbi, di Dall'Agnol su il cuore degli uomini e tanti altri che in trent'anni hanno creato dei capolavori.
Per me bianco e nero o colore non cambia se fatte bene naturalmente. Se dovessi esprimere però una mia preferenza personale la mia asticella tende verso il bianco e nero che, su Dylan Dog, ci sta come il cacio sui maccheroni, suggerendo atmosfere inquietanti che sono il massimo per un fumetto horror.

Non è tanto questione di paragoni o confronti. In termini assoluti, come contributo decisivo all'albo, per me la prestazione di Cavenago in casa dylaniata non ha eguali. Certo è stato qualcosa di ricercato, di voluto. Anch'io normalmente preferisco il b/n ma questo è un altro discorso. Mi rendo conto che qui più che mai siamo nel campo dell'opinabile e dei gusti di ciascuno. Altrove ho persino sentito parlare di "litri di colore sparati a caso", quindi ci sta tutto, anche se ovviamente non condivido.

Questa poi non l'ho mai capita. Come se il costo fosse proporzionale alla qualità artistica...

Se fosse davvero così Storia di nessuno dovrebbe costare quanto la Guernica. Tanto è il valore artistico e letterario.

Non è che sia proprio d'accordo. Nulla contro il b/n (le tavole di Alberto Breccia per Mort Cinder sono inarrivabili), ma anche qui è un discorso di scuole fumettistiche: lapalissianamente, dove tradizione vuole che il fumetto sia in b/n si disegna in b/n, dove tradizione vuole che il fumetto sia a colori si disegna a colori. Credo inoltre che alla base della scelta del b/n, effettivamente molto diffuso, non ci siano solo ragioni artistiche, ma anche e soprattutto economiche: il b/n, semplicemente, costa meno.

Però la storia del fumetto è zeppa di capolavori nati a colori: i F4 di Lee e Kirby e tutto il fumetto supereristico statunitense, le opere di Giraud/Moebius e di tutta la bd, ma anche i lavori di Hergé, Jacobs e di tutta la scuola della "linea chiara"... anche qui, se si tratta di individuare autori il cui tratto è nato per (ed è valorizzato da) una buona colorazione, c'è solo l'imbarazzo della scelta.

Quasi OT



Sarei anche d'accordo, ma quel Roi era ancora acerbo. Il meglio l'ha dato in quei tre/quattro anni a cavallo tra Mefistofele ed Il Mosaico dell'Orrore.. Adesso si è ripreso su UT, con uno stile diverso, ma su Dylan non sembra voglia impegnarsi più di tanto, o addirittura lo snobba

ALOHA LE ROI NE S'AMUSE PLUS