skeletor ha scritto:
Non sono pochi i capolavori sclaviani neri come la pece senza ironia. Cosa è questa cosa che senza ironia non è dylan dog?.
Tipo? Chiedo genuinamente.
Per me l'ironia non è necessaria, ed è soltanto uno dei modi (il più nelle corde di Sclavi, secondo me) di fare umorismo.
L'umorismo, questo sì, è invece necessario e fondamentale in Dylan Dog! Non a caso Sclavi ha inventato Groucho, Jenkins, e non ha caso ha sempre infarcito di gag, battute e senso dell'umorismo anche le scene più drammatiche: per variare i toni e stemperare la pesantezza e cupezza insita nelle caratteristiche genere horror.
Io sono (stato) un grande amante del cinema horror, ma ammetto che se mi dicessero "puoi guardare solo un genere di film per tutta la vita", non sceglierei l'horror. La cupezza intrinseca del genere va dosata. Allo stesso modo, una serie come Dylan, ma senza umorismo e ironia, non la leggerei per 400 e passa numeri.
Questo è proprio il motivo per cui non riesco ad apprezzare al cento per cento i numeri scritti dalle sceneggiatrici in questione: la mancanza totale di umorismo e di quel pizzico di stravaganza e di follia tipica dei numeri di Sclavi, ma anche di Chiaverotti e persino della Barbato, notoriamente la più "musona" tra gli autori storici della serie (che però inseriva sempre personaggi e situazioni assurde e paradossali, al limite del beffardo, che se vuoi è una forma di umorismo).
Per questo ripongo la domanda: quali numeri di Sclavi ritieni essere privi di ironia (o in generale di umorismo)?
Cita:
Senza contare che è meglio lasciarla a chi sa padroneggiarla a dovere. Ci penso ma non mi vien3 in mente nessuno.
Bilotta è molto abile secondo me. Recchioni la usa fin troppo, ben oltre lo stucchevole. Ambrosini ha sempre usato un altro tipo di umorismo, cioè il paradosso e il surreale. Tra gli autori "medi" effettivamente, pochi sanno gestirla. La Contu secondo me ha un'ironia molto nelle corde del personaggio ed è una delle caratteristiche che me la fanno apprezzare (unico tra gli unici). Gli altri confondono semplicemente ironia con sarcasmo e citazionismo, e questo è uno dei lasciti peggiori della gestione Recchioni, che ha finito con rovinare pure una grandissima sceneggiatrice come la Barbato.