Alla chiusura dell'albo, ma anche in corso di lettura da pg. 38 in poi, la mia faccia:
Andiamo con ordine:
La copertina, che praticamente è una rivisitazione de Le notti della luna piena, mi piace moltissimo. Persino la carta ha un che di piacevolmente antico. Tenendola in mano, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo e leggere il fumetto degli albori (ho iniziato a recuperare Dylan DOPO eh
).
Della copertina mi piace tutto, l'impostazione, i colori, l'opacità. Anche se abbiamo visto Dylan in quella situazione/posizione, trentordici mila volte, questo non toglie che mi piaccia.
Bravi Cestaro.
Mi sono anche accaparrata la minicopertina-gatto.
Sono quindi talmente entusiasta, che leggo anche l'ediTToriale, per una volta. Mi stupisco che alla fine Rrobe ringrazi i lettori, perché fino all'ultimo spero che ringrazi tutti quanti del viaggio, tranne noi.
Ma si intuisce lo stesso.
Sulla parte di Sclavi invece, sento partire i violini in sottofondo...
Dopo di che, inizio la lettura e, la prima cosa che mi colpisce, sono i disegni veramente spettacolari di Caretta.
Bravo, bravissimo, top, toppissimo.
Procedo piacevolmente spedita fino alla zona 35/38 quando inizio a sentire scricchiolare, nella mia testa, tutta l'impalcatura.
SPOILER
E qui mi chiedo, ma soprattutto chiedo a Mignacco, che ha una pepita d'oro fra le mani (e la penna): perché parlare, parlare, pensare, parlare, pensare, parlare, pensare e parlare e riempire ogni singolo spazio millimetrato, di mille ridondanze verbose?
Non ci spiegare tutto Mignacco, ma che ci frega di sapere dell'onestà del redivivo appena avvelenato e accoltellato (PG. 38) che parla del più e del meno, come fosse a casa in ciabatte. Quella vignetta contiene una quantità di infodump da ubriacare e stendere un muflone imbizzarrito.
Ma perché mi prendi questa deriva logorroica, in cui sostanzialmente fai uscire le più assurde delle considerazioni, in una storia che fino a quel momento era bellissima?
E vi/ti prego, basta passare per il boschetto che si fa prima! Davvero!
Alla fine, purtroppo, concludo la lettura sconcertata dalla quantità di avvenimenti, colpi di scena e contro colpi di scena, in un circo verboso, ridondante e via via sempre più grottesco.