Altre due tavole in extremis prima dell'uscita del 413.
Io personalmente sono esilarato dal fatto che Recchioni ha detto che ha voluto mettere ordine nel fatto che Dylan all'inizio non beveva, e che nonostante questo poi ogni tanto capitava che beveva un bicchierino, e che era l'ora di mettere ordine in tutte queste insopportabili contraddizioni, eh! Ecco qua Dylan che beve un bicchiere di vino.
Qui ci sono tre domande rivolte al Conte sul nuovo albo:
D: Carlo Ambrosini, com'è nata l'idea di mettere Pulcinella e Arlecchino in una storia di Dylan Dog?
R: Pulcinella è una figura squisitamente Italiana, emblema e metafora di uno spirito e di una cultura peculiare del suo territorio. Mister Punch è poco assimilabile al nostro, sarebbe stato impossibile renderlo comprensibile dalla cultura anglosassone senza stravolgerlo. Arlecchino invece è più internazionale, perché il sospetto che sia una trasfigurazione del diavolo è contemplato fin dalla sua genesi. E ogni paese ha i suoi diavoli. Come mi è venuta l'idea? Come tutte le idee, elaborando delle suggestioni. È troppo lungo e complesso doverlo spiegare qui, però. In questo caso, potrei solo dire di essere partito dall'osservazione degli affreschi di Gian Domenico Tiepolo e dai suoi Pulcinella.
D: E perché Nina Simone, invece?
R: Per Nina Simone è più semplice: è un genio, una musicista straordinaria, unica e irripetibile nella quale Paradiso e Inferno convivono come le due facce della stessa medaglia.
D: Come ha scritto Roberto Recchioni nell'introduzione all'albo, è ingiusto raccontare la storia a chi ancora non l'ha letta. Ma di carne al fuoco ne hai messa tanta. Che emozioni volevi suscitare, nei lettori?
R: Altra domandona: quali emozioni voglio suscitare nel lettore? Certamente empatizzando con quelle che la storia suscita in me sperando che, malgrado tutto, possano emergere scampoli di umanità cui affidarsi nel marasma che è la vita. Ma, naturalmente, non lo so: aspetto che siano i lettori a dirlo.