Ultimo albo di Mignacco sulla serie regolare, almeno per ora -nel momento in cui scrivo è assente dalla serie regolare da cinque anni esatti, che però non sono neppure il suo record: passarono sei anni e mezzo tra "Il paese delle ombre colorate" (#107) e "L'uomo nero" (#186), e da lì altri cinque anni e qualcosa prima di "I ricordi sepolti" (#249).
Se si rivelerà un congedo, sarà stato un addio vagamente dignitoso ma di certo non memorabile, complessivamente in media con la sua produzione dylaniana. Rispetto alle deludentissime storie di qualche anno prima (in particolare "Da una lontana galassia", #259, e "Il tredicesimo uomo", #275), qui se non altro ci ho trovato una buona consistenza tonale (si punta a una certa leggerezza ironica, forse anche perché si è capito che il registro serio, come quello strettamente orrorifico, non sono nelle corde del Mignacco che scrive su DD) e dialoghi un po' più asciutti e brillanti (almeno a tratti), indice di una maggiore attenzione -se da parte dell'autore o dei redattori, questo è un altro discorso.
Ma ci ho trovato anche i soliti difetti: un accumulo di personaggi che finiscono quasi inevitabilmente per essere poco caratterizzati (la cosa che mi dà più fastidio dell'intermezzo con Carpenter e Rania è che lei praticamente non spiccica parola, almeno finché sono nella casa), incongruenze narrative lampanti, proprio a livello per così dire "molecolare" (si può sapere come diavolo funzionano le apparizioni dei fantasmi? Che i sicari riescano a vedere Deanna è spiegato con "l'adrenalina", e passi -e diciamo che questo vale anche per il netturbino, che in fondo è appena uscito da un incidente; ma Rania?), soluzioni sciatte (la sassaiola finale, altro esempio di incongruenza interna riguardo alle caratteristiche e alle capacità dei fantasmi).
Quanto al finale, si tratta di un
twist a cui Mignacco ha fatto ricorso diverse volte, e che personalmente ho sempre trovato irritante e illogico (almeno nelle sue storie):
Nel tratto di Gerasi ho ritrovato qualcosa di Venturi, e la cosa mi soddisfa alquanto. A questo proposito, condivido il parere espresso da altri sulla bravura sua e delle nuove leve: in quasi tutti percepisco l'impegno, la cura, la voglia di farsi notare che sono prerogative della giovane età ("giovane" quanto meno rispetto ai disegnatori storici della serie), e che contribuiscono a rendere tollerabili anche storie decisamente minori, come questa.