#7 - LA ZONA DEL CREPUSCOLO (soggetto: Sclavi (7), sceneggiatura: Sclavi (7), disegni: Montanari&Grassani (2))
Primo viaggio di Dylan nella Zona del Crepuscolo, il confine ove regna l’illusione che la morte si possa fermare, l’ultimo alito di vita dilatato all’infinito. Sclavi svela le carte fin dal prologo, un classico destinato a ripetersi nei sequel (evitabili) di questo #7, con qualche piccola variante. Oltre alla cliente del mese, vi compaiono infatti il Signor Belknap e la Signora Long, chiaro omaggio allo scrittore americano Frank Belknap Long il cui romanzo breve In una piccola città, o meglio, la copertina dell’edizione Urania dello stesso, realizzata dal grande Karel Thole (da me postata a pag. 8 di questo topic), è la fonte di ispirazione per la rappresentazione grafica dell’”esfoliazione” degli abitanti di Inverary (in particolare proprio del bibliotecario Belknap), su cui peraltro M&G si erano già in qualche modo esercitati nel #3 . La storia è liberamente (e pesantemente) debitrice del film Morti e sepolti (1981)di Gary Sherman, almeno fino a 2/3 dell'albo, quando, capolavoro nel capolavoro, entra prepotentemente in scena il "Valdemar" illustrato di Poe, preceduto da una lezione sul mesmerismo; Poe, che tra l’altro viene omaggiato dal titolo del sub-capitolo finale I vivi e i morti come l’omonimo film di Roger Corman, il regista-produttore che dedicò un intero ciclo di pellicole alla trasposizione delle opere dello scrittore originario di Boston . La parte finale è un po’ lenta, anche se il mega-spiegone conclusivo non è di quelli che fanno addormentare il lettore, anzi, è uno dei momenti più malinconici e drammatici della serie. Una vita eterna sempre uguale a se stessa è forse ciò che a Sclavi fa più orrore, com’è intuibile dalla reazione sgomenta di Dylan. Lo sosteneva già nel #1 e lo teorizzerà più volte in futuro. Inverary non si discosta poi molto da uno dei tanti Inferni come quelli raccontati nel #46, forse più un purgatorio in terra, ma la sostanza non cambia; d'altronde è Charon/Caronte il traghettatore del lago che separa la civiltà dall’oasi di non-morte. Viene citato ancora una volta il “famoso” (così lo definisce Groucho che vorrebbe saperne di più) padre di Dylan: fu lui a distruggere il laboratorio che Xabaras, sotto le pseudonimo di Dottor Vergerus, aveva costruito a Inverary. Grandi premesse di un passato che in futuro non sarà svelato così come si poteva ipotizzare all’inizio. Continua quindi la sfida a distanza con Xabaras, le cui scoperte scientifiche sulla conservazione delle cellule umane verranno utilizzate dal Dottor Hicks non per scopi malvagi ma semplicemente per ricostituire i corpi dei suoi concittadini mesmerizzati. Dylan fa la morale a Hicks, ma anche lui si trova a dover affrontare un dilemma etico quando decide di abbandonare nel gorgo il corpo apparentemente senza vita di Mabel; in compenso non si fa alcuno scrupolo a farsi un doppio giro di scotch per il secondo albo consecutivo. Qui, dopo l’esperimento estero del #3, assistiamo, inoltre, alla prima vera gita fuori porta di Dylan e Groucho nella brughiera inglese ove si perderanno quasi immancabilmente nel fitto della nebbia mentre sono alla ricerca di qualche ameno paesello di provincia, pardon, contea. L’ambientazione strizza l’occhio anche alle pellicole della Hammer, la famosa casa di produzione britannica specializzata in gotic-horror, citata anche da Charon che afferma di aver acquistato il suo vascello proprio da quest’ultima; depongono in tal senso la torre di Vergerus, il pipistrello e lo stesso abitato di Inverary. Anche la dissoluzione in polvere di Terence Carpenter richiama, alla lontana, la sorte del conte interpretato dal mitico Christopher Lee, in Dracula il vampiro, uno dei più grandi successi della Hammer. Azzeccata la scelta di Montanari&Grassani ai disegni: con loro lo splatter è sempre (ben) servito, qui in dosi piuttosto massicce. Tra le sequenze migliori citerei Mark trafitto dalle sbarre d’acciaio, i corpi martoriati degli abitanti di Inverary che emergono dalla nebbia e soprattutto Terence che si strappa la faccia (a pag. 55), come Freddy Kruger in Nightmare-Dal Profondo della notte. Il dinamico duo si difende molto bene anche nei primi piani. Copertina di Villa tra le più note della serie; il lembo di pelle penzolante dal viso del Sig. Carpenter a un’occhiata distratta sembra quasi la sua mano sinistra.
CURIOSITA’: (1)Per la prima volta Dylan aggiorna il suo diario. (2)Il dottor Hicks ha un fratello di cui faremo conoscenza pochi mesi dopo, anche se il grado di parentela verrà svelato solo più avanti.
BODYCOUNT: 1
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Solo che nella zona del crepuscolo non si muore.. E’ la banalità sublime.. l’inutilità eretta a sistema.. il nonsenso totale.. l’idea di dover morire fa sì che ci affanniamo per trovare uno scopo all’esistenza.. eliminata quell’idea anche l’affanno scompare..”
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