CaosStrisciante ha scritto:
Prima dell'effettiva lettura mi sono sollazzato a dovere qui sul forum leggendo le vostre impressioni a caldo e devo dire che le aspettative nei confronti di questa storia erano montate a un livello tale che sarebbe stata un'impresa davvero ardua, per il duo Simeoni/Brindisi, soddisfarle appieno. Partiamo dal Cavenago nazionale: lavoro eccellente come al solito, ci consegna anche questo mese un classico istantaneo che invoglia a sfogliare e a leggere l'albo, voto 10, colori acidi compresi. Per quanto riguarda invece la narrazione l'ho trovata discreta ma priva di incisività, con alcuni momenti che mi sento seriamente di dover criticare. Su tutti la scelta
Brindisi... che dire, è un disegnatore che ho amato sinceramente a colori nell'albo "Finché morte non ci separi" e a mio avviso la sua linea chiara francese rende bene solo in quel contesto, qui non solo non l'ho trovato in forma ma mi è sembrato pure che il suo stile sia andato a inficiare alcuni momenti che avrebbero potuto essere fra i migliori della storia di Dylan, vedi il viaggio nell'aldilà che un disegnatore meno classico avrebbe potuto rendere un'esperienza autoriale senza precedenti (che ne avrebbero fatto un Soldi, uno Stano, un Roi o Mari?). Tirando le somme ho votato Buono, per via della linea editoriale più classica che il Rrobbe ha scelto di adottare quest'anno, che ci sta comunque consegnando un Dylan canonico e godibilissimo.
SPOILER
A me francamente ha restituito il contesto lavorativo ragionevole di un indagatore dell'incubo. Ovvero: nel frattempo porto a termine il lavoretto che avevo preso in carico.
Oltre al fatto che gli offre lo spunto per ragionare sulla sospensione delle anime in una zona limbica, finché non trovano la pace (che si raggiunge anche con una badilata).
Il siparietto per me è gustosissimo, utile, mi ha dato una gioia immensa vedere Dylan alle prese con uno zombie e in un cimitero per di più. Ci sta da dio, anche nel mezzo.
Allontana inoltre uno degli aspetti che più odio fra gli stereotipi dylaniati: questa continua mancanza di lavoro o di lavoro portato a compimento, per cui sembra sempre che Dylan viva d'aria e non guadagni mai niente.
In bolletta ci sta, che non veda clienti da
mesi [cit.] non lo sopporto (per quanto parte del personaggio).