Cravenroad7

Buono, un bell'albo celebrativo che si incastra alla perfezione con quello che già sapevamo sulla questione Xabaras/genitori di Dylan/siero dell'immortalità.

Forse addirittura il migliore, personalmente ho sempre detestato il n 100 (del resto lo detesta anche Sclavi per sua stessa ammissione), se poi ci aggiungiamo il livello dei disegni di Cavenago credo si possa ritenere senza dubbio il miglior albo di questo filone narrativo.

A me John Ghost piace, speriamo di vederlo di più in futuro.

Recchioni come Cinzia: di giorno John Ghost, di notte Mater Morbi.

Devo ancora leggere l'albo (e non vedo l'ora). Però nello stesso filone narrativo ci sarebbero pure Morgana e Storia di Nessuno eh....

O con "filone narrativo" intendevi i celebrativi?

Beh, nei celebrativi non c'è Finché morte non vi separi?

Non parto mai dai disegni... ma qui faccio un'eccezione: Cavenago ha tirato fuori l'anima da ogni tavola facendo emergere dai tratti e dai colori una forte carica emotiva, talmente forte da far sentire questo spirito pure negli oggetti inanimati. Gigi da vita ai disegni, ed è un tale impatto visivo che dopo la prima lettura dell'albo ti trovi a risfogliarlo avanti e indietro con un espressione beota in viso e occhi che hanno ancora forte fame di tale meraviglia.

Nella storia c'è tutto Recchioni... e si sente la sua mano su ogni vignetta. C'è la sua parte rispettosa del lavoro sclaviano, quella che mostra di tenere sul piedistallo alcuni punti cardine della mitologia dylaniana: Famiglia e veliero, un padre che si accinge a giocarsi l'anima per amore, una madre che protegge la creatura che ha generato, forte e decisa, sempre fedele al marito, un luogo della romantica fanciullezza che richiama periodi felici o tristi ma sempre vivi. C'è poi il Recchioni innovatore: porta all'estremo il malessere del vivere, sia che questo si trovi nel corpo (mater morbi) sia che questo si trovi nella società (John ghost), trasforma i luoghi di culto dylaniani in cimiteri a cielo aperto, perché Dylan é Dylan e deve essere un figlio del nostro tempo, non costretto in una bolla temporale pervasa di illusorio romanticismo rimasto troppo fine a se stesso, è un cambiamento che invece va intrapreso perché lo esige lo stesso dolore che chiamiamo vita. C'é il Recchioni sadico, che gioca con la sofferenza dei suoi protagonisti... legata ad ogni pagina dalla sua stessa sofferenza e trasmessa a chiunque ne abbia avuto anche un minimo assaggio nella propria storia personale. C'é il Recchioni pulp, che ti porta in situazioni paradossali e metaforiche mettendoci quella punta di forte senso erotico che lo contradistingue, dandoci la possibilità di gustarci quello che tanti vorrebbero vedere ma che non possono dire a voce alta per non risultare pervesi o sessisti: due donne che si menano, sanguinanti, mezze nude e bellissime. C'é il Recchioni onirico che spiega senza troppi fronzoli sofferenza e panico dal suo punto di vista, sofferenza e panico che non vorresti trovare, da cui vorresti evadere, magari trasformando la realtá in una dimensione gestibile (londra piena di zombie) o rifuggendola in luoghi sicuri (moonlight) che sono invece artefici di una stagnazione che ti tiene legato a doppio filo nel tempo.

Sia Moonlight che Morgana sono rappresentativi del "porto sicuro" che l'uomo deve trovare nel suo cuore per capire la sua provenienza e la sua identità ma che se gestito male diventa vischioso e bloccante per la propria crescita personale. John ghost e mater morbi sono rappresentativi della ambizione e della sofferenza, due aspetti della vita dediti alla crescita individuale ma che se aberranti possono disumanizzare chi li vive.

DYLAN ha tutto ció... è un umano che soffre e che cambia in un mondo che soffre e che cambia, un umano che preferisce a volte rifugiarsi nel porto sicuro non per trovarne conforto ma per codardia nell'affrontare la sofferenza, un umano che poi ritrova coraggio, da ascolto a se stesso e partendo comunque dalle sue stabili certezze affronta tale sofferenza accettandola e facendosi trasportare da essa in qualunque luogo voglia portarlo conscio che alla fine del viaggio diventerà piú consapevole e maturo.

Applausi e massimi voti.

Niente commento approfondito, non ho tempo. Pensieri sparsi.

Sui disegni avete già detto tutto, non riesco a trovare altri aggettivi per descrivere la magnificenza del lavoro di Cavenago. Le migliore tavole mai apparse su Dylan Dog in 30 anni di storia, con buona pace di tutti i grandissimi disegnatori che si sono alternati sulle pagine dell'indagatore dell'incubo. Mi sentirei in colpa a votare meno di ottimo, indipendentemente dai testi. Un capolavoro, speriamo non ce lo portino via Gigi!
Per la prima volta la storia mi è sembrata al servizio dei disegni, anziché il contrario. Rrobe ha fatto di tutto per esaltare il più possibile Cavenago e direi che ci è riuscito in pieno. La sceneggiatura punta più sulle emozioni che sul racconto e anche questa scelta funziona. L'unica cosa che non mi è piaciuta sono i dialoghi Morgana-Mater-Dylan bimbetto nel finale.

P.S. Dylan che esce a sparare agli zombi fa molto Francesco Dellamorte.

P.P.S. Bel commento Antonius!

Grazie Altair.

Mi ritengo fortunato a trovare storie che mi coinvolgano così tanto, e fra lo speciale di Bilotta, questo numero e il ritorno di sclavi...

E anche questo albo celebrativo so semo levati dalle palle

Non capisco cosa vi renda così negativi nei confronti dei celebrativi. Non riuscite a godervi nulla, neanche un capolavoro quando ve lo trovate davanti. Scusate lo sfogo.

Proprio non riesco a farmela piacere la storyline di Mamma Morgana, dell'asteroide, del folletto che è un diavoletto che poi è Cagliostro.... Adesso pure Mater Morbi e John Ghost.
Finché Morgana era la fidanzata morta trecento anni prima come il numero 25 faceva intuire (DyD ci va pure a letto), era anche interessante, così come Xabaras/Papà, Siero dell'Apocalisse, etc.
Poi hanno dovuto rovinare tutto. Da quel momento quel filone è diventato una sequenza di riproposizioni delle stesse sciocchezze.

Oggi, per l'ennesima volta, ho dovuto assistere alla debacle di un mito. Spero che sia l'ultima volta del Dylan bambino piccolo, Morgana co la Spada de Foco e l'Amore di Mammà che ti protegge, miscelate a trame POTENZIALMENTE più interessanti, come JG e le sue mire.

Peccato perché il Rrobe ce la mette tutta per far quadrare i conti e nonostante tutto riesce a ottenere il massimo possibile con la carne che è sul fuoco.

Quest'albo va certamente riletto, ma bypassando i dialoghi tra Morgana, Dylan bambino e Mater Morbi della lotta finale. Il capolavoro di Cavenago vale da solo dieci volte il prezzo del fumetto.

Ma a baby dylan non viene somministrato nessun vaccino!
E non considererei in modo materiale le azioni di Mater perché si è sempre mossa nel limbo dell'incoscienza generata dalla malattia.
Per me la storia si svolge tutta in un delirio di Dylan. È il suo subconscio che scappa da Mater, che gli fa vedere zombie ovunque, che desidera tornare a Moonlight ma la trova devastata dal suo peggior (sic!) nemico. E per sfuggire da lui ripete il gesto più rappresentativo di quando era giovane, sano e incontaminato. Pure il deja vu del ricovero è frutto del delirio. Il contesto onirico ti permette di raccontare tutto e il contrario di tutto e farla franca. Sclavi docet.

Aggiungo che avrei apprezzato una maggiore fedeltà nel riportare i dialoghi delle parti in comune con il numero 100. Perché modificarli?
E anche una copertina che non ricalcasse tanto quella di Mater Morbi dove la differenza è solo il galeone al posto dell'albero delle pene. Poi uno pensa che è un reboot...

Senza mezzi termini,uno degli albi piu' attesi degli ultimi anni.Su cui si e' discusso di piu',e creato aspettative di ogni genere.Giuste,forzate...opinioni preventive in un modo o nell'altro.Gente che lo giudichera' male perche' l'ha scritto Recchioni.Gente che lo giudichera' bene per lo stesso motivo.Un copione che piu' abusato,forse non si puo'.

Difficile,molto difficile distinguere tra sogno e realta'.Tra reale,e irreale.Albo onirico e sognante,in bilico tra delirio e lucidita'.

Gli albi celebrativi non sempre hanno convinto totalmente in passato.Sono sempre stati oggetto di discussioni infinite e contrastanti.Nati per dividere.Salvo rari casi.

Questo "Mater dolorosa" e' insieme un nuovo inizio,e il "numero 100" di Recchioni.Che come Sclavi utilizzava Xabaras e Morgana,lui mette in gioco John Ghost e Mater morbi.Per un Dylan che deve guardare avanti,deve rinnovarsi.Ma allo stesso tempo,proprio Recchioni non taglia i ponti con il passato.Perche' Dylan deve evolvere,ma restando se stesso.Un nuovo Dylan,ma con lo stesso spirito.
Ci tiene Roberto Recchioni,e si vede.Ama il personaggio,ama la sua storia.
A volte eccede.E' nella sua natura di autore.E' piacione,esagerato,e altro...ma e' indiscutibile quanta passione venga trasmessa attraverso ogni singolo momento che vede Dylan protagonista di questa vicenda.

Come dicevo prima...puo' essere un sogno,una narrazione delirante,una sorta di illusione.A livello emotivo,"Mater dolorosa" non fa un solo passo indietro.Colpisce duro,in modo inquietante e disturbante quanto basta.

Non e' un albo perfetto,forse.Non e' una narrazione perfetta,forse.Ma quale potrebbe esserlo?...quello che io ho letto,e' la "storia di Dylan Dog" passato e presente,e con non poche promesse per il futuro...che in quanto a suggestioni,emozioni spacca i culi...detto in francese.

Il viaggio sul galeone,il viaggio interiore di Dylan,e' un racconto di formazione infinito e ancora oggi work in progress...che prende per mano personaggio e lettore,e li porta,insieme,in un nuovo universo che chissa',come sostiene in modo ambiguo John Ghost(ecco,qui personaggio da rivedere,non ha ancora trovato la quadratura del cerchio),potrebbe portarci verso un sacrificio e magari...ipotizzo,dare una botta di continuita' non indifferente tra il Dylan di oggi e quello del domani.Ma lo vedremo.

Oltre a Ghost,alcune parti non proprio convincenti al 100% come ho gia' letto e concordo...sono il duello tra le due "madri",forse ridondante.Non per questo meno apprezzabile,o significativo.La rivelazione dell'oscuro passato,del collegamento con Mater morbi con il piccolo Dylan,ci fanno reinterpretare diverse situazioni.Ma trovano l'opposizione di quella Morgana,personaggio quanto mai emblematico e capace di influenzare le sorti di Dylan.Duello ricco di violenza,di sangue,di sofferenza.

Specchio fedele della sofferenza e del tormento che caratterizzano l'albo e lo stesso Dylan.

Niente,niente...ce ne sarebbero di cose da dire adesso.E ancora di piu',dopo una,due riletture.E' un albo importante "Mater dolorosa".E' gia' un classico,piaccia o meno.Come e' stato "Spazio profondo" per Recchioni,anche qui siamo di fronte a un qualcosa che segnera' e restera' impresso nella memoria degli appassionati.

Ho letto recensioni entusiastiche.Alcune condivisibili,altre forse un po' meno...ma tutte d'accordo nel sottolinearne appunto,l'importanza.La rilevanza per il personaggio stesso.
Il viaggio finisce.Il viaggio ricomincia.Noi ci siamo.Noi ci saremo.

Bravi!

Complimenti a Cavenago,i cui disegni parlano da soli.Ma,devo dire...io resto legato a Carnevale di "Mater morbi".Le emozioni che mi ha regalato,restano superiori.
Complimenti a Recchioni per una sceneggiatura tanto vibrante,coraggiosa,sofferta...per quanto magnificamente imperfetta.

Se proprio è necessario parlare del passato del personaggio, forse bisognerebbe ricominciare dagli episodi ancora inesplorati, come i genitori adottivi. Lasciar perdere gli eventi accaduti nel diciassettesimo secolo, già sviscerati più volte. In fin dei conti, questo celebrativo unisce la continuity Mater Morbi a quella del Galeone, svela qualche retroscena, ma non aggiunge granché.

E poi ho trovato troppo anacronistico che il padre di Dylan isoli un VIRUS, chiamandolo proprio così, su un galeone del 1600, nonostante l'esistenza di questo tipo di agente patogeno venga scoperta solo alla fine del diciannovesimo secolo.

Vero, ma si potrebbe spiegare con un utilizzo del latino, forzando un po' (non credo fosse nelle intenzioni di Roberto).

Caricherei l'immagine del dizionario, ma non so come si carichino le immagini dal computer.

Ottimo albo: copertina accattivante, storia intrigante e disegni meravigliosi. Recchioni e Cavenago riescono a condensare e incastrare alla perfezione in 100 pagine vecchia e nuova "mitologia" di Dylan Dog, concretizzando con parole e disegni quanto scritto da Derrida e Roudinesco a proposito dell'eredità e della necessita' di superarla per tenerla in vita. Con questo albo Dylan Dog entra nel futuro nel migliore dei modi, senza rinnegare il suo passato. Anche il logo del trentennale mi piace molto: quel Dylan Dog affranto e scarmigliato sintetizza molto bene in pochi tratti di pennello il sentimento di crisi che tutti gli anniversari portano con se'.