ATTENZIONE!
Questo post non vuole essere polemico. Prendendo spunto dal bellissimo post di
Nikolaj sul topic del mensile, mi ha colpito molto la sottostante frase:
Cita:
[...]un Recchioni che, oltre al suicidio artistico di Mater Morbi [perché così mai più, e al confronto soffrirà sempre], sta guardando in direzioni che potrebbero trasformare in oro qualunque cosa, ma non Dylan Dog.
.
Il suicidio artistico di
Mater Morbi e la presunta affinità con l'Oldboy.
Mi piacerebbe discutere con voi se quanto quotato sia vero.
PRE-MATER MORBIFirst of all, credo che il successo di Mater Morbi abbia in qualche maniera pesato sia sull'autore, in Bonelli che nei lettori stessi. Tuttavia, ancor prima del successo di Mater Morbi, Recchioni aveva esordito sul Color Fest con
Fuori tempo massimo, breve che annovererei tra le migliori dello sceneggiatore romano e
Il moduloA38, prototipo del Dylan attualmente in edicola ma edulcorato da tutti gli orpelli della Fase 2.
Quindi ancor prima di MM, Recchioni aveva dato prova del suo talento tracciando una via personale, pescando dal passato e rispettando alcuni punti cardine dell'indagatore dell'incubo. Se in
Fuori tempo massimo troviamo l'ironia, ne
Il moduloA38 la tecnologia raccontata nel modo più sclaviano possibile, in
Mater Morbi abbiamo l'apoteosi del dolore e della sofferenza, il sangue di Recchioni plasmato in quelle 98 pagine (vi ricordate a tal proposito quella oramai famosa frase?).
POST-MATER MORBIMa il post-Mater Morbi non è da meno: la rivisitazione intelligente di Saw con
Il giudizio del corvo, l'onirico
I Nuovi Barbari e l'orrore mediatico con
L'eliminazione. Più deboli invece
Il vigilante e
La Nera ma storie pur sempre godibilissime.
Insomma, tutto ciò per dire che il Recchioni-pre curatore aveva una visione straordinaria del personaggio: innovativa, fresca, divertente, personalissima e rispettosa del Dylan che fu (con tutti gli elementi dylaniati che tanto ci piacciono, alcuni più evidenziati, altri un po' meno ma questo dipendente dall'inclinazione dello sceneggiatore e dalla sua scrittura). Come potete notare, all'autore piace mettere Dylan in un contesto non canonico, dove lo schema narrativo cliente-indagine-risoluzione non ha spazio, cercando di mettere a nudo vizi e virtù di Dylan Dog, spingendolo al limite, mostrandoci l'essenza del personaggio e consequenzialmente quella che è la sua visione d'insieme della creatura di Tiziano Sclavi. Guarda caso
Il cuore degli uomini è la storia più riuscita della fase 2.
Con tutti i limiti del caso, Recchioni aveva preso spunto dalla creatività di Sclavi aggiungendo ad essa l'approfondimento psicologico di villans e di Dylan come aveva precedentemente fatto la Barbato. Summa/sintesi perfetta, e la Bonelli se ne accorse repentinamente.
RECCHIONI FASE 2Da quando è stato nominato curatore di una delle più importanti testate targate Bonelli, le responsabilità si sono fatte sentire non ultimo il suo ego che ha influenzato la produzione dylianiata. Il temine "produzione" non è casuale. La sterile commercializzazione di un fumetto come Dylan Dog ha portato più danni che benefici, complice una visione distorta del personaggio che si è allontanata sempre più dallo spirito originario del personaggio. Ha portato nuovi lettori? Ben venga, ne posso essere solo felice. Ma questo fumetto non mi appartiene più. Recchioni per me ha subito quello che io definisco un
processo di imborghesimento. Che sia colpa dei paletti della Bonelli, che sia colpa dell’autore stesso, che sia colpa, come dice
Bertuccia, di Dylan Dog stesso, tomba degli sceneggiatori, questo non lo so. Dylan Dog è fin troppo debitore del suo creatore. Alcuni autori hanno trovato una propria dimensione all’interno dell’universo dylaniato, chi con ottimi risultati chi con pessimi. Fatto sta, che l’autore romano libero e indipendente, extra Dylan e pre curatore era un altro scrittore: sporco, grezzo e autoriale (aggettivo che lui odierebbe ma qualità che gli ho sempre riconosciuto). Basti vedere il suo
Battaglia:
politically incorrect, viscido e brutale. Impensabile? No, perché il Dylan originario era così. Ad ogni modo, bisogna riconoscergli che ha costruito una rete di collaborazioni con altri autori che potrebbero dare una visione diversa, totalmente avulsa dalla canonicità delle storie pubblicate mensilmente (sto pensando ad Akab, Ausonia e Ratigher).
Con la Fase 2, Recchioni risulta depotenziato anche se se magna a colazione sia la Barbato e Simeoni messi insieme.
Spazio profondo è la lucida e cruda visione del Dylan del futuro. Il manifesto degli intenti.
Al servizio del Caos è il Dylan del nuovo Recchioni, simbolo della Fase 2 e prova determinante della nuova visione dell'Oldboy.
Il cuore degli uomini (vedi sopra)
Due storie su 3, che per quanto scritte bene, non hanno un'anima. Patinate, figlie di un'idea di per sé sballata.
La domanda sorge spontanea: il suo ruolo di curatore ha inficiato sulle qualità delle storie? La Bonelli ha in qualche maniera manipolato il suo
modus operandi? Che tutte queste operazioni commerciali abbiano in qualche modo fatto perdere il focus su Dylan?
C’è proprio un abisso quando scriveva come
guest star e come autore (pseudo)seriale.
Non tutti sono in grado di trasformarsi in questa tipologia di scrittore per diversi fattori (caratteriale e tempi di scrittura, in primis) e Simeoni è l’esempio lampante.
Accatino scrive da dio perché scrive una storia all’anno.
Chiaverotti e Barbato scrivevano tanto e bene (con alti e bassi,
of course).
Ruju scriveva tantissimo e male.
E' normale. Ogni autore ha un bagaglio culturale che in una certa misura determina l’affinità con il personaggio. Ci sono autori nati per scrivere Dylan, altri no, altri ancora che percorrono la strada giusta e poi la smarriscono. La Barbato è una di queste. Trasformazione inspiegabile, ma forse è semplicemente un’autrice stanca che ha detto e dato tanto per Dylan che non mi sento di colpevolizzarla più di tanto.
Recchioni ha una cultura (cinematografica, letteraria e fumettistica) enorme ma che cozza in parte con Dylan. Più attinente al fantasy e alla fantascienza che all'horror puro. Lasciando stare il lato caratteriale, credete che questo Recchioni sia la persona giusta per poter dirigere una testata come Dylan Dog? Credete che abbia la giusta sensibilità per poter scrivere e dirigere un team creativo?
Il dubbio amletico sorge quando mi sono ritrovato
questo Dylan Dog che è diametralmente opposto a quello che ci era stato presentato con Mater Morbi.
Forse il vero problema è stata una non corretta pianificazione del progetto. Dettato dall'inesperienza, dalla fretta o forse dalla spada di Damocle che pende su ogni sceneggiatore/curatore che si appresta a scrivere Dylan?
A voi