E siamo qui... è finita la fase pre-0: dal n°1 al 6 è finita la fase 0: dal n°7 al 121 è finita la fase 0/bis: dal n°122 al 250 è finita la fase 0/ter: dal 251 al 324 è finita la fase 1: dal 325 al 337 è finita la fase 2: dal 338 al 346
Ovviamente tutte "fasi" personali (tranne le ultime palesate) La fase pre-0 è il Dylan in formazione, quello che ancora ereditava l'idea tutta sclaviana di "un detective "nero" un po' chandleriano La fase 0 è il Dylan mitico: Sclavi alternato a Chiaverotti. Con il primo che sfornava capolavori e il secondo che alternava storie più o meno riuscite ma con una costanza di horror e comicità costanti che andava pure oltre Sclavi. La fase 0/bis: Dylan tintinna: Sclavi comincia a perdere mordente (sfornerà ancora capolavori), l'horror comincia ad uscire dalla serie (al creatore non piaceva più) e inizia la lunga fase di mediocrità Rujana (che comunque anch'esso sfornava storie piacevoli) La fase 0/ter: Dylan in declino. Sclavi saluta a tutti, Marcheselli e Gualdoni non sono all'altezza... Dylan diventa monotono, privo di horror, ironia, emozioni, etc... etc... salvo sporadici casi di storie da una bellezza veramente imbarazzante. La fase 1: Dylan in attesa, si aspetta la fase due con una rivisitazione recchioniana delle storie gualdoniane... e secondo me, nella media, è il periodo migliore degli ultimi anni. La fase 2... già... la fase due... che cosa è stata la fase due, come classificarla? Una fase costruita sulle attese. Una fase costruita sui cambiamenti epocali. Una fase costruita troppo con la mente e poco con la pancia... In cosa ci siamo imbattuti? In una lunga sequela di avvenimenti che faccessero da apripista per nuove e più mirabolanti avventure... e vabbe'... Ma effettivamente, mi pongo una domanda... questo è Dylan Dog? Io non parlo solo del modo di essere del personaggio e dei suoi comprimari, non mi riferisco alla più o meno presenza di teste mozzate e tette al vento, non mi riferisco a Dylan che se ne va al pub con Bloch... mi riferisco a TUTTA la serie... Oggi cosa è VERAMENTE, DYlan Dog? E' una serie horror? decisamente no (ma questo è un problema antico). E' una serie ironica? decisamente no (checché ne dicano i fan, Recchioni non ha la benché minima idea di cosa sia l'ironia...) E' una serie emotiva? ni ... cioè, se Dylan subisce la qualunque, ci avviciniamo all'emotività... ma in una classica indagine, no. Storie come La terza faccia della medaglia o il Gran Bastardo (per non andare a ripescare i pre-100) non ne vedo da un bel po'. E' una serie rivoluzionaria? Decisamente no... e basta vedere titoli e copertine: citazioni, banalità e pop al massimo... Dylan Dog non fa più scuola... E' una serie organica? No... ma non lo è mai stata... è proprio questo il punto. Era il suo punto di forza... ora sembra un ibrido... Ci sono aspetti positivi? Beh, si! Hype hype hype... ragazziiiiiia spettatevi questo quello e quell'altro .... a Palermo si dice: Grande pensata, grande Minkiata! Ecco... dopo due anni posso dire che si! La fase due si può riassumere nella fase di cui sopra. Hanno snaturato il personaggio. Se prima era uno snaturamento per abbandono e inerzia, oggi è uno snaturamento cercato perché, diciamocelo, gli autori NON HANNO IDEE, Giocare con un personaggio, sfornando sceneggiature che ne stravolgino constantemente l'esistenza, senza saper fare veramente un'avventura in cui il protagonista fa l'indagatore (non banalmente), per me non è sinonimo di grande autorialità. Insomma, la Barbato ha dimostrato di essere una grande autrice (ho i brividi al solo pensiero di Necropolis o Memorie dal sottosuolo) ma toppa quando deve affrontare la personalità del nostro eroe (forse perché lo fa troppo dal punto di vista femminile). Ambrosini è tra i migliori che abbiamo in scuderia, ma sembra comunque lento nella produzione. E poi, negli ultimi tempi, tutto è caduto nelle mani di Recchioni (ancora una sua storia regolare dove Dylan non ne subisce di cotte e di crude, veramente bella, non l'ho letta) e Simeoni (bravo autore ma neofita nello scrivere Dylan: e si vede!) Risultato? Dylan Dog non è più una serie dell'orrore. Dylan Dog è una serie su Dylan Dog... o meglio... parafrasando recchioni, su "un" Dylan Dog... A me non va bene più. Il protagonista che diventa esso stesso la problematica della storia, è una grande idea quando è una tantum. Se divente l'elemento costante, stufa. Io compro Lukas, per seguire le epripezie del protagonista. Ho letto Demian, Brad Barron e sto leggendo Orfani. Ma Dylan Dog, non era questo. Nei primi 100 numeri, storie che veramente colpivano l'intimità di Dylan quanto erano? 3, 4? Così a memoria mi viene Morgana, Il lungo addio, Oltre la morte e La storia di Dylan Dog. Altri capolavori (Memorie dall'invisibile, Johnny Freak, ecc...) erano indagini che portavano a "colpire" nel cuore Dylan, ma non si costruivano sulle disavventure personali del protagonista. E proprio qua, sta il problema. All'epoca, Sclavi probabilmente non pianificava, scriveva e la storia, le vicende, i personaggi e anche il mondo attorno al protagonista, prendevano forma da sè. Sclavi è quello che piangeva mentre scriveva della morte di Johnny freak... la serie si formava in modo autonomo. Autonomamente sono nati la Trelkovski, Wells e Bronski. E quest'ultimo, proprio perché Sclavi scriveva di "pancia" quando è servito, là fatto fuori senza troppi giri e complimenti. Questo era di fatto Dylan Dog. E se non torna questo, se non torna l'horror, e tutto il cucuzzaro ripetuto a più non posso tra le nostre pagine, che cosa rimane oggi di Dylan Dog? Solo una presunta costante voglia di "sorprendere"? Qualcuno dovrebbe spiegare a Recchioni, che Dylan Dog sorprendeva perché dopo una piacevole storia come "Goblin", usciva un capolavoro come "Inferni", oppure che dopo delitti nudi e crudi ne "Il mistero del Tamigi" usciva la splendida comicità di "Ai confini del tempo". Non si possono sempre fare masturbazioni mentali sulle disavventure personali del protagonista, e alternare a queste "meraviglie" le solite (se non peggiori) sciatterie dell'era mercheselli-gualdoniana. Criticano, questi autori, la chiusura mentale dei lettori che osano contrastare il loro approccio su Dylan Dog, facendo leva sul fatto che quello era un altro Dylan Dog, morto e sepolto, e che bisogna rinnovarlo, aggiornarlo cercandone lo spirito originario (sic). Va bene! Ok! Io ero tra i primi entusiasti dei cambiamenti epocali previsti. Ora, invece, comincio a temere seriamente che non hanno capito una mazza dello spirito originario di Dylan Dog. Che si leggano Horrorpoppin, il Diavolo in Bottiglia e Gli orrori di Altroquando. Quello era lo spirito. Non 'ste presunte genialate epocali precedute da aspettative smodate. Prima, a forza di leggere Dylan Dog, l'Hype si creava appena chiudevi l'albo e vedevi la copertina di quello successivo. Che qualcuno lo spieghi, a Recchioni, invece di proprinarmi piattissime copertine hitchcockiane, con titoli ancora più banali...
Fine sfogo...
_________________ "Sono gli anni, i mostri ... gli anni che passano ... "
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