Niente di che.
La storia - in pratica un episodio di
Ai Confini Della Realtà virato al nero - è superiore alla media digregoriana, ma non va oltre la sufficienza risicata.
S
P
O
I
L
E
R
Fondamentalmente, abbiamo molti elementi tipicamente digregoriani:
- Soggetto esilissimo, insufficiente a coprire 94 pagine. Perciò come riempitivo si infilano episodi su episodi coinvolgenti vari personaggi secondari (anche se in questo caso conta solo l'episodio in sè, non la caratterizzazione dei personaggi).
La cosa in parte funziona, ma alla lunga diventa ripetitiva.
- Dylan è di fatto solo uno spettatore. Si vede poco e combina ancora meno. Passa la maggior parte del tempo a ciondolare e rimuginare.
- La Morte è usata come
Deus Ex Machina. La sua presenza "soprannaturale" serve a spiegare tutto - con una soluzione puramente di comodo.
Questa storia nel complesso è più accettabile di molte altre 'digregoriate', soprattutto perchè oggettivamente ha più atmosfera. Ma non parlerei di splatter: sono i disegni "foschi" a dare l'impressione che ci sia più sangue di quanto effettivamente non appaia.
L'uso della Morte per "spiegare" il soprannaturale sta diventando un tormentone da parte di GdG, come avveniva con Ruju e la sua "osteomorfosi".
Almeno con Ruju si rideva (più o meno volontariamente), qui si sbuffa dall'insofferenza.
Infine, un'osservazione puramente personale: ho la netta impressione che GdG veda il "personaggio Dylan Dog" come un ingombro.
Insomma, lo usa perchè deve (è il titolare di testata! impossibile non usarlo!), ma se dipendesse da lui ne farebbe volentieri a meno. E forse anche i suoi soggetti, per quanto esili, funzionerebbero meglio in un contesto non-dylaniano (vd.
Le Storie).
Resta il fatto che il suo Dylan è il
meno attivo di sempre. Si vede poco e agisce pochissimo (rimuginare, ciondolare e correre un po' qua e un po' là non è "azione"). E questa non è una cosa buona.
Se si vuole che Dylan sorga a nuova vita, togliergli spazio non è la soluzione migliore.
Anzi, non è una soluzione affatto!