Cravenroad7

Spammerò un po' in giro nei forum questo mio commento, perché secondo me merita...



Nonostante la suggestiva ambientazione e l'interessante personaggio storico, non avevo grandissime aspettative su questo volume. Mi aspettavo una biografia romanzata un po' didascalica e un po' fine a se stessa, come sono tante biografie romanzate.
E invece è un bellissimo Romanzo, sia in senso bonelliano (andando a posizionarsi tra i piani alti di questa pregevole e forse sottostimata collana), sia in senso più generale. Un volume dal respiro e lo sguardo ampi e profondi.

Lo stile di sceneggiatura tradizionale e demodé, la linearità della storia, le caratterizzazioni cristalline dei personaggi, danno al tutto un'aria piacevolissima, da fumetto d'avventura d'altre epoche, vicino al fascino fuori dal tempo dei classici franco-belgi.
Venturi riesce a far lievitare la materia narrativa ben oltre la semplice biografia di un personaggio realmente esistito, arrivando soprattutto nella seconda parte ad evocare echi conradiani e stevensoniani.
Come sceneggiatore ha la sapienza narrativa di sapere quando spiegare chiaramente le cose, attraverso didascalie e dialoghi, e quando il silenzio del disegno deve prendere il sopravvento, come nelle magnifiche tavole mute in cui Belzoni esplora le tombe egiziane. Come disegnatore richiama la pulizia dei maestri francesi e la cura certosina di un Magnus, il tutto mescolato alla solita gradevole aria da "fumettaccio" americano tipica del suo tratto.

Memorabile il personaggio di Belzoni, sia narrativamente che graficamente. Uno di quei personaggi che vorrebbero essere bigger than life, ma che dalla Storia in fondo vengono inghiottiti e sconfitti. La sua grandezza alla fine sta nell'accettare coscientemente e a testa alta quella sconfitta. Più che ad Indiana Jones assomiglia a certi personaggi dei film di Herzog o di John Milius. Quest'ultimo sarebbe perfetto come regista di una trasposizione cinematografica di questo volume.

Bellissima sorpresa.

Piaciuto parecchio. E' andato giù meglio e più velocemente di tanti altri fumetti con un terzo delle sue pagine... e dire che erano pure le 3 di notte. Nemmeno mezzo sbadiglio. Che dire... mi ha preso dalla prima all'ultima pagina. Poi io adoro l'antico egitto.

Tavole spettacolari.

Sto topic sta avendo poca fortuna, e mi sa che le mie parole non gliene porteranno altra... differentemente da tommaso, il mio giudizio non è granchè positivo... la storia del personaggio è senza dubbio notevole, i disegni splendidi, ma narrativamente ci sono parecchie cose che per me non funzionano.

1)la macrotrama è costituita da una serie di episodi che si succedono, ma manca un qualsiasi filo conduttore che leghi insieme il tutto, una morale, una maturazione del protagonista, un'accettazione del proprio destino... sono una serie di eventi, tutto qui. il che andrebbe bene in un documentario su bolzoni, ma in un romanzo (che peraltro si piglia pure un po' di libertà sul bolzoni storico) per me la narrazione dovrebbe sempre avere uno scopo, non necessariamente qualcosa di elementare come una morale, ma anche qualcosa di più vago, una motivazione del perché l'autore abbia scelto di raccontare proprio quella storia e non un'altra, un senso globale che venga fuori dalla vicenda.
2)i singoli episodi sono spesso troppo lineari e semplicistici per avvincere davvero, a cominciare dal primo in cui una donna abborda belzoni, lui mena due tizi per far bella figura e lei subito gli propone di sposarla, c'è una successione di eventi che avvengono a bolzoni, in genere comprendono una rissa al loro interno, ma soprattutto c'è uno schema comune: evento lieto -> Belzoni manifesta rumorosamente la propria gioia / evento funesto -> Belzoni manifesta rumorosamente il proprio dolore. Non il massimo della raffinatezza narrativa, insomma.
3)I personaggi sono tutti incompiuti, tranne lo stesso Belzoni, gli altri non sono mai inquadrabili in qualche modo se non secondo i ruoli che a forza vengono loro assegnati, ma che non sempre si rivelano così adatti.

Allora controbatto io, che ho letto il romanzo giusto l'altro giorno e che ne sono rimasto entusiasta.

Il grande Belzoni è per me un volume eccellente, uno tra i migliori di una collana che ha proposto almeno 4 o 5 grandi titoli e che, se non altro, finisce in gloria. La caratterizzazione di Belzoni data da Venturi restituisce un personaggio titanico, grande tanto nelle ambizioni quanto nei fallimenti; un personaggio che viene sì sconfitto e dimenticato dalla Storia, ma che ancor di più è sconfitto dalla propria inquietudine, dalla propria incapacità di trovare (e di accettare) il posto che gli spetta nel mondo.

Trovo molto suggestiva l'interpretazione letta in un altro forum: Belzoni è un depresso, un uomo assillato da un male di vivere che lo rende vittima di repentini sbalzi umorali e che gli impedisce di raggiungere una serenità duratura. Il grande Belzoni racconta appunto il suo continuo confronto con questo disagio esistenziale: non a caso il romanzo presenta molti e improvvisi cambi di scena, passando da una grigia giornata piovosa a un luminoso ambiente assolato, da un'ariosa scena all'aperto alla claustrofobica esplorazione di strettoie e cunicoli scuri. Un viaggio attraverso i luoghi e gli stati d'animo belzoniani in quello che è stato il periodo conclusivo di un'esistenza avventurosa e tormentata: a mio modo di vedere è proprio questo continuo confronto con la depressione (chiamiamola così) il filo conduttore che Imp cercava. La bravura di Venturi sta nel riuscire a rendere tutto questo attraverso una narrazione splendidamente avventurosa e avvincente, che mi ha reso difficile interrompere la lettura una volta iniziatala.

Ottimi anche i disegni, che a tratti ricordano Magnus. Un altro centro per questa collana che, purtroppo, non è stata premiata come avrebbe meritato.

semplicemente bello. disegni curatissimi anche se con qualche sbavatura.

Buona lettura ma non rimango entusiasta come alcuni qui sopra. Anzi, magari senza alcuni eccessi, sono sostanzialmente d'accordo con il commento di Imp.

Vita, morte e miracoli di Belzoni, però alle volte sembra che attorno a lui non ci siano personaggi ma automi che si muovono secondo schemi fissi. Dall'altra parte, ottimi disegni che rendono molto bene le torride atmosfere nilotiche.

Nel complesso, godibile e degna chiusura della serie di romanzi a fumetti Bonelli, che non ha sbagliato un colpo (almeno per quelli che ho letto finora).
7.5, se dovessi dare un voto