Spammerò un po' in giro nei forum questo mio commento, perché secondo me merita...
Nonostante la suggestiva ambientazione e l'interessante personaggio storico, non avevo grandissime aspettative su questo volume. Mi aspettavo una biografia romanzata un po' didascalica e un po' fine a se stessa, come sono tante biografie romanzate.
E invece è un bellissimo Romanzo, sia in senso bonelliano (andando a posizionarsi tra i piani alti di questa pregevole e forse sottostimata collana), sia in senso più generale. Un volume dal respiro e lo sguardo ampi e profondi.
Lo stile di sceneggiatura tradizionale e demodé, la linearità della storia, le caratterizzazioni cristalline dei personaggi, danno al tutto un'aria piacevolissima, da fumetto d'avventura d'altre epoche, vicino al fascino fuori dal tempo dei classici franco-belgi.
Venturi riesce a far lievitare la materia narrativa ben oltre la semplice biografia di un personaggio realmente esistito, arrivando soprattutto nella seconda parte ad evocare echi conradiani e stevensoniani.
Come sceneggiatore ha la sapienza narrativa di sapere quando spiegare chiaramente le cose, attraverso didascalie e dialoghi, e quando il silenzio del disegno deve prendere il sopravvento, come nelle magnifiche tavole mute in cui Belzoni esplora le tombe egiziane. Come disegnatore richiama la pulizia dei maestri francesi e la cura certosina di un Magnus, il tutto mescolato alla solita gradevole aria da "fumettaccio" americano tipica del suo tratto.
Memorabile il personaggio di Belzoni, sia narrativamente che graficamente. Uno di quei personaggi che vorrebbero essere
bigger than life, ma che dalla Storia in fondo vengono inghiottiti e sconfitti. La sua grandezza alla fine sta nell'accettare coscientemente e a testa alta quella sconfitta. Più che ad Indiana Jones assomiglia a certi personaggi dei film di Herzog o di John Milius. Quest'ultimo sarebbe perfetto come regista di una trasposizione cinematografica di questo volume.
Bellissima sorpresa.