Tra le innumerevoli leggende metropolitane, circolava quella inaudita di un
Di Gregorio capace di unire quasi il 50% del forum oltre la sufficienza con una storia – apparentemente – di leggero intrattenimento.
Sarà vero, sarà falso, sarah scazzi (varii) ? …non è dato sapere, ma nella virtualità della rete che se la racconta da sola, senza dubbio un minimo di realtà scatenante deve esserci alle origini di un fenomeno come questo passato di bocca(-ccia) in bocca(-ccia)
.
Io, nel dubbio, passo il giudizio per ora – magari dopo aver scritto mi sentirò più illuminato e/o stordito da dare un voto – perché l’albo ha un certo
quid nella confezionatura complessiva che si attesta con disinvoltura
oltre la sufficienza, ma poi ripiomba in qualche tombino di pedanteria poco suggestiva che puntualmente riaffossa
quanto di buono intuito in precedenza. Non ultimi i disegni di un
Cossu discreto, anche se che più di così non è lecito sperare…
C’è da dire che come approccio di/alla scrittura stiamo qualche gradino sopra certi nomi come il
Gualdo o
Pummarò (San)Marzano – eccezione per la gustosa
Voce Negata – che nel frattempo sarebbero rotolati giù dalla scalinata se alle prese con un soggetto così esile, ma intrigoso nella forma più che nei contenuti.
Intanto corre voce che un certo forumista riuscirà a sintetizzare il suo ri-racconto della storia – ma allora è contagioso ! – in pochi capoversi: più che una leggenda, una panzana… per i nipotini panzoni.
Sgusciate pure le merendine:
*** **** ****SPOILER °°°°°°°°°°° SPOILER °°°°°°°°°°°°°° SPOILER “
Era una notte come tante altre…” ed infatti tentavo di leggere il mio
DD, ma non al “
bujo” né “
immobile” perché non sono dotato del potere dell’infravisione, e di notte, se sveglio, preferisco muovermi in varie attività. Non ultima la digitazione di certi “tasti” delicati…
anche se per scrivere nottetempo non intravedo più una macchina digitale Olivetti - come quella che apre la storia - dai tempi dell’ufficio di mio padre.
Si parte con le leggende, in catalogo:
1) Il coccodrillo ossigenato
[Primo racconto nel meccanismo del passaparola: dall’ “autore” >> a Liam Sparaball]
Escursione nelle fogne otturate. Qualcuno dovrà pure provvedere a questo disagio, no?
E infatti un pajo di
nolenterosi addetti non perde l’occasione per lamentarsi dei soprusi “di classe” e prendersela con quei caimani dei quartieri chic di Londra… che ingiustamente scaricano i loro liquidi organici dove occhiononvedecuorenonduole
.
Prima si stackka (onomatopeicamnte, p. 6.v) il coagulato di muco-blob, e poi si passa a stackkare le membra grazie ad un coccodrillo obeso – mica un alligatore ! quella è roba per yankees – , che Cossu riesce persino a peggiorare rispetto alla versione di
Stano in copertina (p. 9.i)
Poi giustamente bisogna farsi un birretta sopra, ed il simpatico cameo di
Liam ci riporta alla realtà delle balle quotidiane, ovvero le cuggginate a raffica a cui tutti abbiamo contribuito, dando sempre la colpa ai giornalisti (p.11.i) o a nostro cugggino, nel caso.
Non oso immaginare come fischino le orecchie a quel cugggino che fa pure il giornalista…
Dylan abbozza nell’attesa un pratico thé alle 22.30 e poi si scaraventa rimpicciolito (p. 11.v) verso la notte cazzeggiante, mentre Bloch-serio-lavoratore si scorbutica per un macello di smembramento.
E la storia si fa sempre più tesa…
(by Elio)
Trait d’union (I) : per essere coinvolto anche lui nel racconto delle leggende, Dylan ne rimorchia una su due gambe, ovvero l’autostoppista misteriosa diretta nonsisaddove.
A proposito di luoghi comuni, questa tipa gli appioppa anche la tipica frase femminile da terzo appuntamento:
stasera…SORPRENDIMI ! , ma Dylan come risorse le rifila la solita pizza… per cui sospetto ormai goda di coupons ad oltranza, vista l’indigestione degli ultimi tempi
.
Intanto bara sulla sfida dialettica dicendo di aver perso in casa (il Maggiolone) solo 0-1, mentre in realtà perde di auto-goleada per il suo pappagallismo chiastico (prima del botta-e-proposta sugli “sconosciuti”) :
CHARLOTTE:
Stasera non ho impegni… sorprendimi ! … Non volevo metterti in imbarazzo.DYLAN:
No, nessun imbarazzo. Sono semplicemente un po’ sorpreso.
Anche noi. Ma forse l’eco era involontaria…
2) Il motociclista di una certa apertura mentale
[ da Charlotte >> a Jenkins ]
Charlotte charla di centuari sbadati, e conferma la pericolosità delle buste di plastica ancora in giro nel paese. Ma non le avevano vietate
Prosegue la staffetta del racconto, e questa volta si passa
in primis da quella leggenda vivente di Jenkins, attraverso uno scambio con
Bloch molto riuscito. Scontroso, pungente, sfiduciato e borbottone come ogni buon ispettore che abbia sentito per anni ripetere storie (invero-)simili alla sua scrivania.
Come dice Jenkins, in un raro barlume di lucidità… cambiano i luoghi, le persone, i dettagli ma la storia è sempre la stessa (ultimamente): cioè quella di un Dylan che deve per forza sfoggiare uno scetticismo da nonnetto coi paraocchi, archiviando la sua fonte di incassi come “
sono tutte bufale “ (p. 25.v)
Ma qui forse ha l’attenuante della pizza, che probabilmente era davvero alla bufala. Reale e tastabile.
Come le manine di Charlotte che prova a palpare per prendere contatto con la realtà tangibile che più conta… anche se si è vegetariani
.
C’è da dire che
Charlotte è un personaggio abbastanza divertente per la sua svitata leggerezza, le risposte non scontate che dà, il chiacchiericcio spigliato, e l’alone di mistero buffo che mantiene attorno a sé. Un buon punto a favore di Di Gregorio che ci risparmia la solita svampita di contorno…alla solita pizza.
Trait d’union (II): da adesso le leggende urbane vanno a spasso liberamente per la città, allargando il potenziale degli squassi, ed omaggiando anche altre storie-leggenda come
Dopo Mezzanotte, tramite un’ascia lasciata da una scia liscia… di sangue. Mr. Testaperta s’improvvisa (poco) serio-killer e di contrappasso spacca la capoccia ad un pajo di bobbies perché capiscano come ci si sente con la fronte che ti spiffera.
Dylan se la prende col dopobarba se i fantasmi delle fanciulle non hanno abbastanza naso e preferiscono tornare nel mortorio di casina-con-mammina piuttosto che rivitalizzarsi nel cimitero-di-femmine del suo letto. Riprovare con un dentifricio fosforescente
.
3) Il criceto dentone
[da “nessuno” al >> tassinaro di Bloch]
Forse la peggiore delle storielle in dotazione, anche perché il pucci-sorcio s’incavola senza un motivo preciso e passa alla macellazione tanto per… rimpolpare il repertorio scadente del taxista, per una volta che non parla di calcio e politica – meglio Moggi come abominevole creatura in Parlamento ?
http://www.corriere.it/politica/13_gennaio_11/moggi-candidato-riformisti-italiani-craxi-pdl_a28d9c08-5c18-11e2-b348-07f13d8a1ca0.shtml Almeno dargli un fattore scatenante a stò rodi-mostro, come
l’acqua per i Gremlins, no eh?
Forse ha scoperto nell’odore del sangue la sua dieta preferita. Gli va comunque abbastanza male perché come sempre si decide di tenerci anemicamente a digiuno di splatter con solo qualche goccia qua e là.
Meno sforzo per chi pulirà dopo; la ditta delle pulizie ringrazia
.
Bloch continua a sconsolarsi in modo credibile e cestina la vocazione a raccontare storie atroci in serie. Quelle reali gli bastano, almeno in questa serie… a fumetti.
Per svagarsi un po’ rimpiange persino le storie
Made in Dylan – senza sapere di esserci dentro fino al gargagozzo – ma poi si perde in una tirata retorica di troppo su “
quanto è brutto questo mondo” (p. 41.v) … e non per nulla Di Gregorio è entrato nella leggenda (di questo brutto mondo) proprio perché non può fare a meno di tali mezzi scivoloni a gamba tesa nel corso delle sue storie. Speriamo lo ammoniscano ogni tanto
.
4) + 5) + 6)
La leggenda degli tsubo di Hokuto
Il ratto delle (tope)bianche, nei camerini osè
Un tipo senza cuore non merita di vivere.
( tre storie “live”, per i bootlegs nun ce rompete. L'ultima si linka al racconto di Charlotte, p.56.i)
A questo punto è ora di gettare Dylan-scettico nella mischia delle storielle direttamente in prima persona. Quindi lo shopping con la tipa è un buon inizio per precipitarsi nell’incubo
.
Ma prima il Nostro improvvisa un giretto in macchina a caccia della cugggina di Charlotte (p. 42.ii-iii) che sembra andargli male. Punta alla cognata la prossima volta.
Il passaggio sui punti di pressione a-scoppio-ritardato è trattato con una certa leggerezza spiccia da dispettucci
teen, ma c’azzecca con l’umore sbarazzino e scanzonante di Charlotte. Peccato che non la si possa vedere mentre prova il vestitino da sole (
), visto che sparisce per far piombare Dylan nella paura della leggenda che diventi realtà.
L’Old Boy s’innervosisce con un po’ troppa foga, non sapendo che venti minuti (p. 47.ii) sono un’inezia quando la tua ragazza va in giro per camerini rivoltando il negozio come un guanto…da proctoscopia
.
Io ricordavo l’aneddoto dei rapimenti nei camerini combinata a quella dell’espianto di reni, ed una boutique della mia città aveva questa pessima fama sul finire degli ‘80s. Ma questa è un’altra storia…e si dovrà raccontare un’altra volta (
due punti di stima a chi conosce la citazione… )Lo schiumamento della guardia giurata è poco drammatico/efficace… ma questo dipende molto dalla mosciaggine di Cossu.
Più sul divertentismo grottesco lo scambio tra Dr. Testaperta ed il cadavere a petto aperto che si risveglia.
Le certezze delle medicina hanno la priorità sulle rimuginanze di un quasi-morto. Se uno è incerto tra infarto od ictus basta un bisturi nel cranio e passano tutte le incertezze. A nanna, ed al prossimo referto.
Senz’altro una scena carina e con qualche guizzo, che vale il triplo di tutte le autopsie, da ricovero (per barbosità), nell’albo omonimo di
Gualdoni .
7) Dhaevyl Metal cialtrone, anche al contrario
[ da “live” a >> un’ imprecisata redazione]
Ci risiamo: altro cameo di citazione in piena vista.
Stavolta tocca a
Golconda! ma non c’è bisogno di mandare al diavolo lo sceneggiatore perché la storiella dei versetti satanici al contrario si mastica benino, ed al concerto si poga per bene.
Questo non vale per Dylan-musone che come sempre apprezza solo il rock-da-camera (
) ed in certe situazioni è più nojoso di una suocera allo stadio.
I demoni cartooneschi di Cossu lasciano a desiderare parecchio, fino al ridicolo – tranne quello più albino (p. 61.iii) – ma ci risparmieremo dal mandarlo alle miniere di sale perché il contesto è volutamente ironico/leggero e l’unica cosa a tremare devono essere gli altoparlanti a palla
.
La storia sfuma verso una grigia redazione al lavoro di notte, intenta a riscrivere le storie per renderle più potabili ai propri lettori di basso rango –
vi ricorda qualcosa? Mah… – Rimorchiare poco dopo uno psycho-sorcio non è molto consolatorio, sapendo cosa ti attende a casa.
Meglio va a Dylan che dopo un battibecco non troppo scontato riesce ad aggiungere la frizzante Charlotte alla propria collezione di farfalle, mentre Bloch rivanga amaramente come alla gente interessino più le “storie” che i “fatti” (p. 68.vi). Molti politici italioti sarebbero d’accordo, essendosi “fatti” con le “storie” baggiananti rifilate alla gente boccalona (spalancata)
.
8) La catena di Sant’Antonio Confessore (porta sfiga a tutte l’ore)
[da Charlotte a >> Jenkins ]
Su un binario scafato ecco lo scambio tra moglie-gallinaccia e marito-orso, che sembra preferire smistare le bollette piuttosto che darsi alla corrispondenza scaramantica di prassi.
Peggio per lui: poteva trovarsi come
penpal un entomologo provetto che gli spiegava come cavarsela contro uno sciame di calabroni inferociti dalla birra. Sicuramente non avranno gradito la sottomarca da lattina e giustamente se la sono presa col vecho spilorcio
.
Si ripete il siparietto simpatico tra Bloch e Jenkins, e ci viene concesso lo splendido feticismo di un piede ben inarcato da Cossu (p. 77.ii)(
), pronto ad arricciarsi una vignetta dopo per l’effusionismo dell’eccitazione.
A rovinare l’atmosfera trasognata il peggiore sogno rivelatore che potesse capitare: un coccodrillo obeso che improvvisa una lezione di antropologia culturale piuttosto sgangherata, tentando di spiegare a Dylan la differenza tra esistere ed essere (di una storia) , mischiandoci pure un’accozzaglia sermonistica sulle paure dell’uomo moderno ricollegate a miti, favole, fiabe e tabù dall’antichità – seeeeh, e cos’altro poi
Per chiudere in bellezza sbuca un Chaplin che non c’entra nulla con nessuna delle categorie esposte e pare soltanto mooooolto vagamente collegato ai suoi co-inquilini di vignetta, ovvero i contastorie inventati come Liam, il tassista e la giornalista di qualche pagina fa.
Senza dubbio la peggiore sequenza del lotto questa (pp. 78-80), che fa facilmente evaporare quanto sin qui visto di ispiratamente ambiguo e giocoso nei meccanismi della (
meta-)narrazione, per farlo sprofondare verso la
lectio caprinalis di turno, mentre la sala si svuota a pernacchie o l’uditorio fa le parole crociate
.
9) + 10)
Nostalgia canaglia: come mi manca un rene ! (ed una fidanzata)
La fidanzata di prima, ma senza un dopo.
[Si dice vissute a pelle da Dylan, ed anche sotto-. Per incisione]
In questi casi è il Nostro a scoprire cosa significhi prendere sotto gamba le leggende metropolitane. In un colpo solo perde squinzia e “
qualcosa di suo”, ma gli va sporcamente bene non avendo frequentato il fantasma di
Lorena Bobbitt, che era nota per ben altre asportazioni
.
E dire che lo aveva anche avvisato più volte di essere, a modo suo, un personaggio “pericoloso” per questa storia, secondo il copione assegnatogli ed a cui non pare volersi sottrarre. Almeno per ora.
Nell’ospedale Dylan invece si confronterà con l’ “assurdo” che ancora lo perseguita (p. 85.iii-v), nelle vesti da camice di Dr. Testaperta, che sembra aver fatto carriera nel frattempo dandosi anche alla chirurgia sui quasi-vivi... ancora per poco.
Ancora per poco perché, a differenza del savio Bloch che ritorna mestamente a casa rinunciando a qualsiasi spiegazione in un mondo di storie senza capo né coda (p. 90.v), l’Indagatore delle storie da Incubo preferisce andare nel luogo dove molte storie finiscono. E non sono rose & fiori, almeno per la tomba di se stesso che sboccia di carciofi: con tutto quello che costano non so se sia realmente convenuto a Groucho lasciarli lì piuttosto che friggerli di Domenica o imbottigliarli sottolio per le emergenze
Dylan non accetta l’assurdità di essere un morto che parla, ma una sonora accetta-ta nel petto ed un coccodrillo d’intralcio sapranno farlo ricredere nella scena che chiude la messinscena.
Ma prima del sipario è normale che
i due mattatori, cantastorie e protagonisti delle storie stesse, conduttori da
fil rouge per vocazione, incrocino le loro strade non ancora (auto-)stoppate, e sgommino su due ruote verso altre leggende da raccontare o incarnare. Si spera con sorpresa, come piace a Charlotte
.
L’importante, come sembra dirci l’ultima pagina, è che le storie non smettano di vivere attraverso il loro racconto, che possano rinascere in un ciclo continuo, dove il
loop è bloccato soltanto dalla dimenticanza o dalla carenza di idee/rivisitazioni.
Come per Dylan, creatura di immaginazione, che rinasce dopo aver corteggiato ogni volta la (sua) Morte, e torna ad alimentare la propria leggenda (decennale? generazionale? di costume? da edicola?) tornando intatto sulle pagine di una nuova storia, rimbalzata da una macchina da scrivere, da un display luminoso o su un diario dylaniato dalle esperienze.
Non basta certo un’accetta dritta al cuore per portarcelo via, dai nostri.
E questa è soltanto un’altra delle parentesi oniriche attribuibile a lui che abbiamo sentito dire o intravisto scorrere sulle sue pagine.
Che magari nasconde una traccia nascosta o dei contenuti bonus in qualche edizione limitata.
Ma anche in questo caso si (stra-)parla soltanto di una leggenda…
**** **** *****Sotto coi voti prima che mi salgano addosso, per un riconteggio voluto dai rappresentanti di lista:
SOGGETTO:
6 + Parlare di originalità qui è del tutto fuorviante.
Le leggende urbane devono essere banalmente disponibili a tutti e come tali presentarsi, anche per auto-ironia. Non è un escamotage per risparmiarsi sulle idee, ma il punto di partenza dell’intero albo.
E’ realistico che i racconti circolino nella loro surrealtà, più inquietante quando interagiscono con quella concreta, di realtà. Ed in questo senso la presenza divertita di Charlotte e Mr. Testaperta riesce bene a ricollegarsi da voce-narrante/corpo-agente a tutto ciò che succede o si spiffera attorno
.
Il filo conduttore di tutto è
proprio il piacere di raccontare storie, il loro passa-parola deformante e contaminante, come nel gioco del telefonosenzafili –
pace il cocco-discorso sulle paure ataviche e la loro rappresentazione nell’immaginario collettivo, in projezione
.
Ed in questo senso Di Gregorio pare cavarsela con una certa scaltrezza, che per fortuna si sfalda soltanto davanti alla evitabilissima lezioncina del rettile saccente/illuminante.
In altri sgangher-albi dal registro simile (v.
Cose dall’altro mondo o
La stanza numero 56) lo stesso Di Gregorio non era riuscito a mantenere insieme una coerenza di fondo, sbarrellando nello
showcase da sfilza, verso un crescendo per solo accumulo a casaccio.
Non parlo poi de
Il ladro di cervelli che è un furto per ogni frazione di neurone speso a leggerlo
.
SCENEGGIATURA:
7 – Non essendoci un intreccio vero e proprio, la serie di episodi a catena poteva generare degli scompensi di base sfociando nel miscuglio alla rinfusa di bassa tacca. Invece l’autore sembra giostrare bene nella continuità del passaggio/staffetta delle storie, di bocca in bocca, di coinvolgimento in coinvolgimento, per stacchi e paralleli, con qualche acuto di brio nel ritmo scandito
.
Da cornice complessiva non tanto il rocambolarsi di Dylan per venirne fuori (o imparare a crederci), quanto lo sguardo sconsolato di Bloch che cerca una soluzione/appoggio nel telefono muto, ma sa di dover confrontarsi con un’ennesima notte di follie, vissute o raccontate, da consumare in quel di Londra .
Per questo sono d’accordo con
chi dice che qui Bloch è stato gestito con cura, e tranne qualche sbavatura malinconica di troppo, risulta davvero credibile in sé nel suo inacidirsi sbuffante.
Jenkins sostituisce bene un Gruocho che era difficile da inserire in questo pandemonio notturno; Dylan è meno rigido nelle sue uscite, e trova in Charlotte una buona sparring-partner di bizzarrie. Non mi sembrano male neanche i dialoghi in linea di massima, leggeri come si conviene a questo genere di storie, senza brillare per nulla in particolare, ma senza neanche appiattirsi in cerca di genialate ad effetto
.
DISEGNI:
6 – Ok, Cossu è qui più diligente ed ordinato che ultimi tempi, per i dettagli.
Ma la sua pulizia non può bastare quando si tratta di caricare lo splatter delle morti atroci. E invece se la cava soltanto con un po’ di succo d’uva a margine, come neanche nelle recite scolastiche. Non basta neppure prendersi un bisturi in pieno cranio per perderne qualche goccia … (p. 55)
Quasi tutte le morti, per giunta, sono totalmente prive di pathos e finiscono per accidentalizzarsi nella pura circostanza – come quella “madre” di Dylan alla fine.
Abbastanza bene le espressioni dei visi ed il tratteggio in generale, come per Dylan sotto la pioggia.
Non un granché Londra deserta e miniaturizzata, i mattoncini onnipresenti, le fogne pulite, od il biancore incontrastato di certi interni, come nel centro commerciale.
Male la ressa durante il concerto, i demoni da ricamatrici o il criceto da Winx. Brrrrr: mamma keppaura
Di più non poteva fare, anche perché la castrazione dello splatter non è solo farina del suo sacco… forato
COPERTINA:
5 +Stano convince sempre meno. Una leggenda che s’affloscia
Salvo solo il coccodrillo ossigenato – tra l’altro in una posizione d’appoggio sballata – mentre tutto il resto gioca su una prospettiva che non tiene alla distanza, per non parlare della rigidità del poveraccio nelle fauci del lucertolone.
Fondali impiastricciati con la
CG. Nell’anteprima in b/n mi era piaciuto il rivolo zozzo con lo schizzo. Dal vivo neppure quello…
**** ****Adesso vi lascio perché mio cugggino da Tokyo –
questa è vera, lavora proprio lì – mi deve dare conferme sulla nuova attività del freschissimo Elvis Presley che pare trafficare nel contrabbando di tronchetti della felicità, con tanto di tarantola in omaggio per gli sprovveduti.
Se andate a dormire, una leccata a tutti da sotto il vostro materasso
.
SLURPALOHA