Cravenroad7

La storia inizia con un lungo monologo di Dylan sul fatto che non bisogna fare musei sui killer. La logica di quel discorso è abbastanza penosa. Se dovessimo seguire il discorso, non dovremmo fare dei musei in cui si espone la storia nazista... ma continuamo.
Arriva un infodumping grosso quanto una casa di cui non ne capisco l'utilità. All'alba del 305, credo che un lettore più o meno appassionato di DD sappia cosa sia un serial killer. Forse più per quelli che hanno preso questo numero senza sapere niente.
Arrivano le tre storielle che, secondo me, hanno due problemi di fondo:
- Sono "inutili";
- Sono tre contesti diversi, non collegate con la storia e racchiusi in troppo poco spazio.
Il risultato è che non solo queste storie non solo non si capisce il ruolo, ma, poiché troppo corte, finiscono per essere prevedibili. Una struttura del genere, secondo me, funziona solo (o entrambe):
- Quando sono collegate con il contesto in maniera "stretta" (tipo "delitto perfetto")
- quando hai lo spazio fisico per poterle scrivere (tipo "Labirinti di paura")
Non essendoci nessuna delle due condizioni, le storielle sono prive di senso. Solo l'ultima, quella del killer con il martello, è quella che conta. E da qui in poi il collasso.
Scena sul tetto. A parte la decaratterizzazione di Dylan, esce fuori il delirio. Lei si scopre essere l'assassina al posto del padre e tenta di ammazzare il nostro protagonista. Quando scivola, inizia un lungo monologo. Ed è un monologo senza senso. Che caspio ne sapeva Dylan che era lei l'assassina? Perché dovrebbe prendersi il peso? Perché ha salvato una persona che pensava fosse innocente?
Ma si arriva alla ciliegina sulla torta. Due scoperte: la prima (poco grave) è che il direttore del museo non c'entrava niente (contraddicendo aspettative create proprio dallo sceneggiatore). L'altra è la peggiore: lei non è la figlia del killer. E non è nemmeno psicologa.
E qui sale la mia rabbia.
Come diavolo ha fatto a lavorare con la polizia?
Come diavolo ha fatto a fingersi l'altra?
Perché è uguale alla tizia da bambina?
Ma soprattutto, quella che nervosamente mi rimbalzava in mente:
CHI CA**O ERA?
Ma è senza risposta. Un numero da bruciare sul fuoco.