Strana storia questa.
La location di lettura deve averne agevolato la leggerezza e sbrigatività di fondo. A metà tra l’Iper di Orio, l’aeroporto adiacente, ed il volo in perenne ritardo, mi è capitato di consumare in sospensione un DD modestamente senza pretese, giocato su uno scarno (e solitario) spunto di base, ma scivolabile senza troppi malintesi gastrici durante l’assunzione
.
Vive di poco e poco rilascia, per quanto non appesantisca la lettura né si aggrovigli in madornali strafalcionerie o strapiombi di stile. E’ più classico di quello che sembra (in ottica post-2000) anche per il calco di elementi già stravisti di freghierica memoria (la ragazza maledetta:
Il Vivajo, il viaggio della scarogna:
La strada verso il nulla) che contribuiscono a creare l’impressione di familiarità col risaputo/rivisto.
Decolla ordinariamente con buon ritmo ed atterra bruscamente di culo sul controfinale aperto al dirottamento, in senso narrativo.
Di primo pelo impubico gli avrei dato un MEDIOCRE secco, ma poi mi sono inumidito all’ACCETTABILE glissante perché in fondo non mi ha deluso più di tanto, e poi ho apprezzato in un certo senso l’incoscienza kitsch per il non-risolto/non-spiegato, tirato per un pelo sul fotofinish frettoloso
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Io, un mostro lo sarei se scatenassi la vocazione alla violenza (anche) suicida in tutti quelli che leggono il mio post sull’inedito del mese. Ma so di poter contare su una nutrita compagine di (saggi) forumisti che saltano di filato carpiato la mia neuro-recensione, giusto per risparmiarsi la fatica di storcere il naso o di perdere ulteriori diottrie davanti a materiale discutibile. E questo mi consola, anche se scorre meno sangue a suon di rasojate…
Intanto provvedo a bisturizzare quel poco che ritrovo sotto mano:
SPOILER
SPOILER SPOILER
SPOILER SPOILER SPOILERPomeriggio a Londra e ci scappa l’aggressione in pieno centro a spese della sciagurata di turno. Amore criminale? Siamo fuori pista, visto che il delirio nello sguardo di Ernie ha qualcosa che va oltre la banalità della cronacaccia nera da amoricidio reiterato da cui purtroppo siamo (realisticamente) assuefatti
Ernie l’implac(c)abile sembra sul punto di sfigurare a vita (o a morte) la sua ex-bella, ma interviene un aspirante rugbista che lo placca a terra…se solo bastasse a contenerlo. Sangue chiama ( proprio ) sangue e ci scappa un suicidio per il gargarozzo. L’amore dissolve, e bella dissolvenza di Coralie (p. 13 iv-vi; ce n’è un’altra anche a p. 92. iii) davanti alla sua “prima” vittima.
La parte sul sopralluogo della polizia (pp. 17-24) è quella che a mio parere contiene per densità il più alto tasso di approssimazioni scorrette e fastidiosi extra, al limite delle fesseria
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Il servizio di soccorso sanitario di Sua Maestà non brilla per efficienza se dopo i delitti si ha il tempo (perso) per andar a prelevare un ispettore sbevazzato, si aspetta che questo arrivi e che esprima il suo parere…mentre la poveraccia ferita è ancora lì ad aspettare kissakkosa. L’unico solerte è l’inutilmente scorbutico medico di turno, che respinge con acredine gratuita (p. 18) tutti quelli interessati/chiamati proprio per controllare la situazione
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Altro omaggio alla retorica cascabraccia è l’appunto dovuto di Dylan che ricorda sdegnato come il carpentiere/rugbista deceduto “
non è un tipo qualunque” (p. 21. v) , per la gioja del gruppo Anonima Operaja e della loro ultima vertenza sindacale. Lui almeno finirà sui giornali, da cadavere o in cassa da morto, e non da non-vivo fra i giornali… sotto i ponti o le casse(dis)integrate
.
Altrettanto campato in aria il sensazionalismo di Dylan+Bloch che guardano a questo caso come qualcosa d’immane mai concepito dalla mente (criminale) umana. Il primo si chiede stupito (?!) come si possa chiudere un caso del genere pur essendo gli elementi così evidenti (p. 23. v), mentre il secondo arriva a addirittura a dire che hanno sfiorato la visione dell’inferno (p. 24. i) pensando evidentemente che i casini della settimana di
Golconda fossero invece una trovata puerile di Minzolini per guadagnare share
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Ancora più escogitata dal nulla – ma giustificata da esigenze di copione, e combaciamento (con schiocco) col titolo – l’illuminazione pretestuosa del prof. Dylan che arriva in un nanosecondo ad intuire come Ernie volesse diMOSTRARE che il MOSTRO era Coralie, o quantomeno il suo amore degenerato verso di lei.
In realtà Ernie nel suo vaneggiare sadico non accenna mai a questo elemento - neanche nel finale – che rimane però la chiave di volta/lettura di tutta la storia, nella sua struttura, titolo compreso. Forse ci saremmo arrivati/imbucati anche senza questo impistamento chiavinmano di Ruju? Si trattava di sfondare (senza scasso, da fatica) una porta già aperta dopo tutto…
Seguono alcune buone tavole di Freghieri (pp. 25-27) in cui Dylan si opacizza assorto e riprende dopo tanto il clarinetto, resistendo alla (scarsa) ironia di Groucho, che comunque avrà modo di rifarsi nella sequenza del tentato suicidio, la notte dopo, con tanto di cazzotto sanatorio (pp. 59-62).
La parte nell’ospedale è quella più convulsa, tra azione e sangue, e meglio riuscita del lotto (anche a livello grafico), pur senza stupire per originalità. Il racconto sul passato nefasto di Coralie viene sapientemente interrotto sul letto di degenza (p. 30) da un Dylan che si ritrae/ritira, per esser ripreso poi in flashback durante la fuga (p. 47). Nel mezzo l’infermiera Rose che perde la bussola ed orienta la nottata verso l’amarcord dello splatter, condito con pipposità mentali non immotivate e vignette di sincera violenza brutalizzante
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Grazie all’influenza di Coralie, Rose riscopre il suo male di vivere, un’esistenza senza vita, amore e buona sorte, in cui sentirsi soli e poco piacenti ajuta davvero poco. Per questo non le basterà squartarsi la mano per riscrivere le proprie linee-guida, ma vorrà (generosamente) dare un taglio a più vite possibili per interrompere questo turno sfibrante lungo una vita d’agonia
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Fin qui ci siamo. Ed anche sul potere contaminante/esplosivo da ESP di Coralie non avrei molto da ridire…se non fosse che mi pare abbozzato in modo un po’ troppo generico, su binario a scartamento ridotto del tipo:
Odio vivere-Chi mi sta vicino assorbe il potenziale distruttivo/delirante-E poi scatena la violenza contro sé, me ed altri, in cerca della morte. Una lezioncina a catena un po’ facilona e priva di dettagli, quanto ad atroce maledizione. Non chiedevo spiegonismi di sorta per sventrare il caso scoperchiando tutti gli altarini – ed infatti ho apprezzato il trauma infantile dei genitori morti come effetto, e non come causa, della maledizione – ma qualche dettaglio/specifica in più ci poteva stare. In senso arcano, mistico, horror, sovrannaturale, fanta-psicologico o keddiaminefosse, ma sempre meglio del campar in aria di espedienti immotivati era
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Insomma Coralie rimane maledetta perché è maledetta ebbasta, punto, Amen, e noi malediciamo quella scarsità di elementi che potevano arricchire la storia in modo più sinistro ed avvincente. Occasione sprecata
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Dove invece ci si è profusi in una marea di inutili dettagli sfacciatamente superflui, per l’economia della storia, è sul versante dell’infatuazione reciproca tra l’Old Boy e Coralie. Senza dubbio la tipa avrà battuto il record storico di testa-appoggiata-sulla-spalla in 94pp da 300 numeri a questa parte. La giacca di Dylan si sarà consumata intanto, e senza parcella la vedo dura rimediare
Passi l’appello all’ajuto sull’ambulanza, ma tutto il balletto smancerioso successivo di “
sei molto buono con me”; “dammi un bacio (della buona nanna)”; “
e io, non ti piaccio (vestita di soli cerotti)?”; “
sei molto bello” oscura qualsiasi tentativo di approfondire la sensibilità/psiche disturbata di Coralie per lasciar trionfare invece una trafila di moinerie di bassa lega, consumando pagine e pagine di vuoto ristagnante.
D’altronde il bipolarismo mentale non merita tanti approfondimenti, anche perché dopo Monti pure il Terzo Polo (psicotico) si è liquefatto
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In pratica quella che doveva essere una fuga dal pericolo (quale poi?) diventa una romantizzata fuitina d’amore confuso, con tanto di cottage isolato nella boscaglia, maschio che fa la legna, e donna che si spoglia prontamente (pp. 68-70). Palma d’orzobimbo(minchia) come sequenza peggiore dell’albo, anche se se la contende a denti stretti con lo shampoo distensivo e l’asciugaggio dettagliatissimo, da consumare ben 4 vignette (p. 80).
Salvo lo shampoo, di un capello, solo perché effettivamente è una delle cose più intimamente sensuali da fare alla propria ragazza/compagna.
Già, la fuga…ma a che serve fuggire se il pericolo è rappresentato dalla stessa Coralie, ed in fondo nell’ospedale ha fatto tutto Rose? Nun regge, nonnonò, nun me regge (kkiù).
Ed anche Dylan, in ritardo clamoroso, rivanga a posteriori di essersi morso la coda a casaccio (p. 66) senza capire cosa intendesse realmente fare fuggendo alla carlona. Altro buco di motivazione nella sceneggiatura…per quanto si colga l’occasione per una villeggiatura di straforo in alta stagione, a spese del defunto Ernie, suppongo, che aveva già pagato l’affitto
.
A digiuno di tensione incisiva anche il momento in cui Dylan stesso sembra mostrizzarsi in preda alla maledizione di Coralie (pp. 77-80) , ridotto soltanto ad uno sguardo maligno ed un trincaggio (PROSIT
! ) interrotto dall’autoesorcismo proprio di chi è già passato dall’esperienza di voler non-vivere autodistruggendosi
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A rovinare l’idillio da due cuori & una multiproprietà, interviene il solito Ernie di ritorno dall’ospedale – e poi dicono che la riduzione dei posti letto non serve – che per il suo nido d’amore ha idee ben più sanguinolente di un Dylan coccoloso.
Segue colluttazione di routine e svenimento provvidenziale prima che Coralie si pianti una pallottola nel cervello. L’avesse fatto, benedetta ragazza…perché quella canaglia di Winterbyrd ha in serbo ben altre angherie per il suo cranio labile e temibile
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I tempi si stringono, Dylan rimane impotente a letto (pessima combinazione…) sugli sviluppi degli eventi, e la storia si contro-finalizza con un’eruzione di orrore incontrollabile/beffardo dal retrogusto chiaverottiano. Non nascondo che qui ho gradito, ma queste sono mie debolezze personali…
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Concludendo con le votazioni, senza spoglio perché scontate dopo tanto ciarlaggio:
Soggetto.
5 : In pratica c’è solo un’idea di fondo. Una maledizione (contagiosa) che maledice la vita dal malessere di una mal(n)ata della malora.
E tre macro-sequenze: prima aggressione/ritorno dell’aggressore; notte in ospedale; fuga in campagna.
Un po’ pochino ad esser sinceri, ma organizzata di mestiere sapiente da
Sceneggiatura.
6 + : il ritmo tiene, i dialoghi (eccetto Coralie) non deludono, la storia scorre con una certa fluidità gradevole. Bloch convince, Groucho – davvero spento e troppo amicone – meno. Solo la parte nel villino gira parecchio a vuoto. Per il resto funziona e valorizza un soggetto altrimenti povero di risorse.
Disegni. 6 : Ho già accennato a qualcosa che mi è piaciuto. Aggiungo le vignette del viaggio in auto, per il tratteggio curato (p. 50), lo stile semplificato e corposo per il ricordo infantile (pp. 51-53), e la fantasmagoria conclusiva.
Al limite dell’indecenza, invece, certe disegni imbrattati a tutta furia come per lo scontro finale tra Dylan ed Ernie (pp. 89-92) o lasciati all’incuria dei dettagli come a p. 79 e p.96
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Freghieri di questi tempi è così, prendere o lasciare. Rimane comunque una colonna (affaticata?), anche se l’avevo visto meglio sul Maxi invernale.
Copertina.
7: Ben venga il depistaggio del titolo o dell’immagine di Dylan con tanto di ascia al seguito. Colori più semplici e meno “tondeggianti” delle precedenti, più puliti e netti. In pratica si concentra sulla sola Coralie, che è l’unica ragione d’esser dell’albo, tra l’altro.
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Adesso vi lascio perché devo andare dalla mia pedicurmante preferita per farmi leggere le tre linee sulla pianta dei piedi (Sfiga, Fetenzia, Storditaggine) e farmele rifare con la pialla in previsione di tempi moooolto grami a venire
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ALOHA