Nel periodo in cui parecchi classici venivano rifatti alla maniera dylandoghiana, forse era inevitabile che ci scappasse anche una rivisitazione de
L'esorcista.
E decisamente sarebbe stato meglio non farlo.
Tra i sottogeneri horror, il filone 'esorcistico' è uno di quelli con la struttura più rigida. In pratica, si finisce per raccontare sempre la stessa (risaputa) storia, riciclando i soliti consunti ingredienti: una tipa giovane e carina che progressivamente dà di matto, un prete all'inizio scettico, pianto e stridore di denti e così via...
Non a caso, i film esorcistici più interessanti (a parte il prototipo, ovviamente) sono quelli che hanno cercato di variare un po' l'ambientazione e il contesto, anzichè la trama. In parole povere, non conta "cosa" si dice, ma "come" lo si dice.
The Exorcism of Emily Rose è costruito come un legal-thriller. E' ambientato in tribunale, con procuratore e avvocato che si sfidano a colpi di 'Obiezione'.
L'ultimo esorcismo è un finto-documentario alla Blair Witch project.
Negli anni '70 gli epigoni cercavano di distinguersi accentando la componente
sleaze (tipo il pazzesco
Malabimba di Andrea Bianchi
). Chiaverotti sembra guardare proprio a quelli, ma con un limite alla radice.
Anche se all'epoca non c'era ancora la forsennata autocensura gualdoniana, è evidente che un albo Bonelli non avrebbe MAI potuto eccedere in termini di sesso (tanto più che la protagonista è minorenne!). Così Chiaverotti deve procedere col freno a mano tirato, limitandosi a inserire qua e là piccoli tocchi sleaze in un soggetto superscontato.
Il tentativo di rendere la trama intrigante non ha molto successo. Il 'colpo di scena' è del tipo se-non-è-zuppa-è-pan-bagnato...
Così l'unica cosa che si ricorda dell'albo sono appunto i tocchi sleaze, tipo la donna morta che allatta e l'indemoniata che tenta di provocare Dylan. Ma è comunque troppo poco. A prevalere è la banalità della trama.
In breve, albo insufficiente.
Trash lo è di certo, ma paradossalmente
non abbastanza da renderlo in qualche modo divertente/interessante.
E i disegni di M&G non sono tra quelli che danno una marcia in più.