Quoto V.M. sul "lasciare il segno".
A me quest'albo non ha lasciato niente. Il che non vuol dire che sia una brutta storia, ma semplicemente che non sarà una di quelle storie che ricorderò a lungo. Tuttavia, se tra un paio di anni mi capiterà di rileggerla, sicuramente non metterò via l'albo prima di averla finita.
Sulla "mancanza di personalità" sinceramente non saprei, perché da questo punto di vista Marzano mi è sembrato un po' incostante.
Ho notato che Marzano cita spesso i B-Movie anni '80, a volte esplicitamente(si guardi il mio post su "Liam il bugiardo" e si confrontino alcune scene de "Il Custode" con i film della serie Venerdi 13. C'è una scena, in uno degli innumerevoli capitoli della serie, che è stata riprodotta fedelmente, con i due protagonisti che si trovano uno davanti all'altro e il mostro che irrompe all'interno della casa sfondando una finestra) e altre volte implicitamente(citazioni al genere Slasher e a svariati altri paradigmi del genere horror come la situazione di "assedio" che si può vedere sempre ne "Il custode"). Ho apprezzato molto queste citazioni, sia quando si sono trasformate in immagini vere e proprie, sia quando sono rimaste sotto la superficie. Mi è piaciuta molto l'atmosfera che si respirava in quelle storie, perché il citazionismo è insito nella natura di Dylan Dog, sia quando si applica alle figure tradizionali dell'horror, che possono derivare, ad esempio, dalla letteratura, sia quando si applica alle più moderne opere cinematografiche.
In "Il piccolo diavolo" quest'atmosfera non l'ho trovata. Sicuramente, con il passare del tempo, sarà possibile dare una valutazione generale del suo modo di scrivere, sia essa positiva o negativa nei suoi confronti, ma per ora quello che posso dire è che io, personalmente, non credo che Marzano manchi di personalità. Semplicemente, in alcune storie è venuta fuori e in altre no.
Resta comunque il fatto che Dylan Dog non è sempre e soltanto "ironico e surreale", ma molto spesso punta proprio all'imedesimazione ed è lì, molto probabilmente, che lascia di più il segno. Ad esempio in "Alfa e Omega" dove la partecipazione emotiva del lettore c'è eccome. E' comunque una questione di gusti e non si può dire "Dylan è così" perché chi lo dice apprezza di più quel tipo di storie. A me piace anche l'horror classico e da questo punto di vista, Marzano finora ha fatto bene.
Lo "schema di Dylan Dog" con la catena di omicidi, non è affatto recente e nemmeno gli omicidi rituali lo sono(numero 55 "La mummia" di Chiaverotti). Dylan Dog è un indagatore dell'incubo e...indaga. E' normale che segua delle piste ed è normale che si appoggi a Bloch e al suo fiuto da indagatore. Il problema vero non è lo schema che si ripete, ma la mancanza di un elemento in grado di colpire il lettore e affascinarlo. In "La mummia", malgrado non fosse un albo perfetto, ce ne sono diversi, in quest'ultimo albo invece no. Altra serie di delitti e altre indagini di Dylan sono in "L'ultimo arcano", che è un albo semplicemente fantastico, ma anche lì, a differenza di "Il piccolo Diavolo" ci sono elementi che colpiscono in pieno il lettore. Quindi il problema non è lo schema "serie di delitti-indagini-particolare rivelatore" che si ripete da sempre, dai primi Dylan fino agli ultimi, ma la mancanza di un qualcosa che riesce a dare più spessore alla vicenda. V.M. la chiama "mancanza di personalità" io la chiamo "mancanza di idee", che è ben diverso.
Sul messaggio da lanciare, va bene anche così. E' meglio non cercare per forza di tirare fuori la morale e rischiare di fare un pastrocchio. Le migliori storie sono quelle che bilanciano il messaggio e la storia, ma è di gran lunga preferibile privilegiare la storia e omettere il messaggio che viceversa. Altrimenti usciamo dalla categoria dei racconti a fumetti ed entriamo in quella dei predicozzi moralisti. In alcuni casi, Dylan Dog ha solo sfiorato questa categoria, in altri, purtroppo, ci si è gettata a capofitto con risultati che lasciano a desiderare.
Una volta qualcuno parlava dell'importanza di avere una lunga serie di storie "medie" piuttosto che un'altalena di alti e bassi. Beh, queste sono le storie medie. Quelle che intrattengono e divertono, ma non ti cambiano la giornata, cioè quelle che sono ben fatte a livello di trama(nel senso che hanno un filo logico che non si ingarbuglia mai e che non cercano di proporre una sorpresa che è invece facilmente intuibile, oltre a mantenere un buon ritmo, senza depressioni né brusche accelerate), ma non rimangono a lungo nella memoria. In questo caso, il paragone con "Reincarnazioni" di Ruju è quanto di più azzardato possibile, perché, come ho già detto a suo tempo, a conti fatti non si può giudicare come "ben fatta a livello di trama" una storia del genere, come anche la storia dell'ultimo almanacco, che contiene incongruenze mastodontiche e blablabla(vedere mio post).
Volevate le storie medie? Eccole.
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