Sono d' accordo sul fatto che, al di là del calo qualitativo delle storie, è anche vero che il lettore oggi è cambiato e recepisce diversamente ciò che gli viene comunicato; però, e lo dico non certo da esperto ma da semplice amante del cinema di Dario Argento, "Il cartaio" fà veramente schifo [:D] (al contrario de "La terza madre" che ho apprezzato molto)! Non dico da un punto di vista registico, ma proprio al livello di idea e sceneggiatura. La trovata del video-poker è imbarazzante e fà venire un pò di tristezza l' idea di un Dario Argento impacciato che cerca di introdurre un elemento di modernità in modo così forzato e a discapito della credibilità stessa della storia. Ci sono belle sequenze in cui spicca il genio del regista, come quella claustrofobica che si conclude con l' uccisione di Muccino (che soddisfazione [^]), ma il film si regge troppo su un auto-citazionismo sconclusionato: si sa che i moventi nelle trame di Argento sono sempre pretestuosi, ma qui si scade nel ridicolo! Si sa che la recitazione nei film di Argento è spesso (più o meno volontariamente) approssimativa (col risultato di creare certe atmosfere malate), ma qui si esagera! E a quel senso di disagio che si trova in altri film, si sostituisce disappunto nell' ascoltare un doppiaggio da cani! Si sa che il buon Dario Argento ama piazzare nei suoi film le macchiette, ma quel coroner è veramente imbarazzante! Alla fine, nel complesso, tutti questi elementi, che erano caratterizzanti di questo autore, finiscono col penalizzare il film perchè messi lì in modo disorganico. Dylan Dog, qualcuno lo ha già detto, ha lo stesso problema; ogni mese ritroviamo i soliti, stanchi clichè che, se prima erano la linfa del personaggio, oggi sono riproposti solo perchè devono esserci, ma sono decontestualizzati e sembrano messi lì a caso, spesso esageratamente calcati, come se l' autore volesse sottolineare che quello è Dylan Dog. E si torna al problema di partenza, ovvero quanto questo sia dovuto al demerito dello sceneggiatore e quanto a una impossibilità di recuperare certe atmosfere per via di inesorabili fattori esterni.
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