Cravenroad7

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MessaggioInviato: lun mag 19, 2008 3:12 pm 
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Località: Giuliano Teatino (Chieti)
L'ho riletto ed ho avuto confermate tutte le belle impressioni della prima lettura.
E' ben chiaro che sto parlando del primo albo e che quindi siamo solo agli inizi ma credo questa sarà una delle più belle miniserie edite dalla Bonelli (il mio quinto senso ed un quarto pizzica di brutto).
L'albo é veramente ben scritto ed ottimamente disegnato (che spettacolo la prima parte), ma chi ha letto Napoleone su questo non aveva sicuramente dubbi.
Ho letto che qualcuno si "lamentava" sulle caratterizzazioni ... ragazzi é il primo numero e già volete sapere tutto, un pò di pazienza.
I personaggi saranno caratterizzati con i tempi ed i modi giusti e senza "giochetti ad hoc", d'altronde lo stesso autore aveva garantito tutto a riguardo.
Molto azzeccata "la terrena trasposizione" dei compagni d'avventura di Jan Dix e come già detto da The Imp, ho trovato molto intrigante il fatto che non si parli del perché "uomo d'azione" del personaggio.
I personaggi che mi hanno stimolato molta curiosità sono il Barone Stemaria e Freud.
Spero che Ambrosini dedichi loro un albo.



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Non combattere contro i mostri o diventerai tu stesso un mostro.
E se guardi a lungo nell'abisso anche l'abisso guarderà dentro di te.


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MessaggioInviato: lun mag 19, 2008 7:33 pm 
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Iscritto il: dom ott 08, 2006 12:46 pm
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rimatt (ma anche Andrea), ti posso chiedere cosa intendi di preciso con caratterizzazione del personaggio?

Io sinceramente sono più o meno dello stesso parere di bertuccia2004: non mi interessa un'eccessiva attenzione ad elementi stereotipati del fumetto come passato da svelare a tutti i costi, segreti torbidi da portare a galla a tutti costi, "quello sembrava essere quello ma invece era quell'altro", oppure scene roboanti, dialoghi ad effetto e tutte queste altre cose. Trovo noioso leggere un fumetto di questo tipo (se si sofferma solo su questi elementi), come trovo che sia "facile" da parte di un autore scriverlo. E allora ben vengano storie che scorrono in sordina, fatte di silenzi significativi piuttosto che di "BOOOMM!!" esplosivi, di personaggi normali (ma complessi) invece che di caratteristi da romanzo d'avventura.
Apprezzo molto di più chi riesce a scrivere una bella storia facendo ricorso a questi pochi elementi ben adoperati, rispetto a chi invece si barrica nell'"individualismo" e nei tic dei propri personaggi-macchiette (rendendoli narrativamente "poveri", almeno per me).

<font color="black">----------------------------------
Dagli occhi vermigli grondano oramai
lacrime sanguigne, per tetri calamai.

"Sei sul limite."
"Io sono il limite."
"Quello che vuoi veramente, solo io lo posso dare."
"Non puoi darlo e non lo puoi comprare, perché tu...non lo possiedi."</font id="black">


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MessaggioInviato: lun mag 19, 2008 7:47 pm 
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Iscritto il: sab apr 30, 2005 1:18 pm
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MORTE DI UN PITTORE è un capolavoro, a breve ne spiegherò i miei motivi.


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MessaggioInviato: lun mag 19, 2008 7:54 pm 
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Iscritto il: lun dic 04, 2006 11:38 pm
Messaggi: 1815
Sono sempre più sulla tua linea, Daréios.

Comunque, questo <i>Morte di un pittore</i> è stata davvero un'ottima lettura. Il tempo di raccogliere le idee e articolerò meglio il mio pensiero.

Ciao,
Lady Fedy
_____________________________________________________________________

Il se peut dire, avec apparence, qu'il y a ignorance abécédaire, qui va devant la science; une autre, doctarale, qui vient après la science: ignorance que la science fait et engendre, tout ainsi comme elle défait et détruit la première.


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MessaggioInviato: lun mag 19, 2008 8:36 pm 
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Iscritto il: mar giu 12, 2007 12:09 am
Messaggi: 937
Sono d'accordo (come ho già scritto) che questo primo numero di JD sia un albo eccellente, un ritorno coi fiocchi di Ambrosini, però trovo che tra questo albo e il primo numero di DylanDog non ci sia storia. O meglio, "Morte di un pittore" non potrà avere la storia fumettistica de "L'Alba dei Morti Viventi". Sclavi, con quel primo numero, ha rivoluzionato il Fumetto (oltre ad aver creato un personaggio come Dylan Dog, sequenze cinematografiche, ecc..ecc..cose che è inutile ripetere). Questo Ambrosini non lo fa (e non gliene faccio assolutamente una colpa).


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<i>La lacrima che scende dal volto truccato del clown è smascheramento, esibizione, tragedia di una personalità rivelata nell'ultimo modo possibile</i>


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MessaggioInviato: lun mag 19, 2008 9:53 pm 
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Iscritto il: ven mar 18, 2005 12:15 pm
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Località: Verona
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Dario84</i>
non mi interessa un'eccessiva attenzione ad elementi stereotipati del fumetto come passato da svelare a tutti i costi, segreti torbidi da portare a galla a tutti costi, "quello sembrava essere quello ma invece era quell'altro", oppure scene roboanti, dialoghi ad effetto e tutte queste altre cose. Trovo noioso leggere un fumetto di questo tipo (se si sofferma solo su questi elementi), come trovo che sia "facile" da parte di un autore scriverlo. E allora ben vengano storie che scorrono in sordina, fatte di silenzi significativi piuttosto che di "BOOOMM!!" esplosivi, di personaggi normali (ma complessi) invece che di caratteristi da romanzo d'avventura.
Apprezzo molto di più chi riesce a scrivere una bella storia facendo ricorso a questi pochi elementi ben adoperati, rispetto a chi invece si barrica nell'"individualismo" e nei tic dei propri personaggi-macchiette (rendendoli narrativamente "poveri", almeno per me).<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Provo a spiegare meglio la mia idea di "personaggio ben caratterizzato". Innanzitutto, ammetto di aver mischiato per fretta due elementi distinti: la caratterizzazione di un personaggio e il suo carisma.
La caratterizzazione consiste nel dotare il personaggio in questione di tutta una serie di caratteristiche comportamentali (non limitandosi certo a tic o manie), di una precisa personalità, di un codice etico: tutti elementi che lo dovrebbero rendono coerente con se stesso (stabilendo delle regole che dovranno essere sempre rispettate. Esempio: Dylan Dog è vegetariano e animalista convinto, Dylan Dog è amico fraterno di Groucho, Dylan Dog non va con una donna se non ne è realmente innamorato...), ma anche interessante per il lettore (perché - e questa potrebbe essere semplicemente una mia fissa - non mi interessa leggere le vicende anonime e banali di un personaggio anonimo e banale).
Il carisma del personaggio, invece, sta tutto nella sua capacità di creare empatia con il lettore: si ottiene con una buona caratterizzazione ma soprattutto grazie alle capacità affabulatorie del creatore/sceneggiatore; è la qualità alla quale mi sono riferito come alla capacità di "bucare la pagina": capita, quando leggo delle belle avventure di Mister No, che soffra e combatta con lui, perché non riesco proprio a considerarlo un semplice personaggio "di carta".
Ci sono personaggi caratterizzati molto bene ma privi di carisma, ed è il caso di Magico Vento, protagonista di un fumetto spesso sublime ma un po' freddo; ci sono anche personaggi carismatici ma dalla caratterizzazione traballante, e penso soprattutto a certi manga che gestiscono i personaggi con una certa leggerezza, stravolgendone le caratteristiche fondanti senza troppi problemi.

Dix, a parer mio, esce da questo primo numero come personaggio leggermente anonimo (ma nessuno mi dice che in futuro le cose non miglioreranno), nonché privo di carisma. Fermo restando che del passato più o meno torbido del personaggio non me frega nulla (ma attenzione: chi ci dice che non ce li abbia anche lo stesso Dix, un paio di segreti torbidi da portare a galla?), avrei gradito che questi fosse stato fatto oggetto di una caratterizzazione più "forte", più marcata. E che magari riuscissi a provare con lui un feeling un po' maggiore, tale da farmi leggere le sue vicende con un pizzico di partecipazione in più. Questione di gusti, immagino.

Ciao

Teo


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 4:31 pm 
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Iscritto il: dom ott 29, 2006 4:00 am
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Non credo che un confronto tra il #1 di Dylan Dog e il #1 di jan Dix sia proponibile.
Non tanto perchè i due fumetti sono abbastanza diversi, quanto perchè sono usciti in epoche diverse, con background molto differenti.

Quando uscì il #1 di Dyd Bonelli pubblicava come serie regolari Tex, Zagor, Mister No e Martin Mystère. Tutti eroi d'azione abbastanza tipici (okay, Martin era un po' anomalo ma più che altro per le tematiche 'colte', altrimenti il personaggio dei primi 50 numeri era un eroe d'azione come molti: sparava tanto, correva, combatteva i cattivi stringendo i denti...). Quando uscì Dylan NESSUNO nel fumetto popolare aveva provato a impostare un personaggio in cui prevalesse molto di più la riflessione dell'azione. Era perciò normale che Sclavi, pur con la sua sensibilità particolare, lo impostasse su queste coordinate. Infatti il Dyd nel #1 è piuttosto sicuro di sè, spara senza esitare se necessario, investiga con tutti i crismi (fa ricerche sulla cliente, su Xabaras...) e ricorre addirittura all'escamotage un po' tamarra della bomba come ultima risorsa.
Poi il personaggio si è assestato su altre coordinate, ma solo perchè l'ha voluto fortemente Sclavi e Bonelli gli ha lasciato carta bianca.

Oggi i tempi sono cambiati. Non è più assurdo concepire un personaggio popolare dalle caratteristiche molto anomali. C'è stato Napoleone, c'è Julia, c'è Cornelio e c'è anche Jan Dix.
Senza Dyd, Jan Dix -ammesso che fosse mai nato- avrebbe sparato come un matto! Altre che sogni sui Vermeer.

Confermo che l'albo mi è piaciuto abbastanza, ma meno di quanto sperassi.
Non pretendo una caratterizzazione da Premio Nobel, ma qui i personaggi sono davvero tutti un po' troppo di maniera, la storia fatica parecchio a ingranare e il soggetto è banalotto.
Leggendo Jan Dix ho avuto la forte impressione di un'emotività <i>imbalsamata</i>.
Cornelio è molto più rozzo, senza dubbio, ma mi ha trasmesso una vitalità e un'energia di fondo che invece in Jan Dix non ho trovato.

_____________
Ti mostrerò la paura in una manciata di polvere...


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 5:25 pm 
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Iscritto il: mer set 28, 2005 11:37 am
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I lettori di questo primo numero si possono dividere in due categorie: gli entusiasti e i soddisfatti. Io faccio parte di quest'ultima

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vestiro' d'estate il mondo


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 6:42 pm 
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Iscritto il: sab apr 30, 2005 1:18 pm
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N.1 MORTE DI UN PITTORE

S
P
O
I
L
E
R

In Jan Dix si mescolano livelli: questo nasce esplicitamente da una costola di Napoleone, ne riavvolge le esperienze, ingoia le suggestioni, mastica e risputa sotto nuova forma. E? una serie assolutamente originale, nessun dubbio; MORTE DI UN PITTORE affonda subito nella testa del suo protagonista, riprendendolo in fieri, segnalandone un vissuto tormentato e dipingendolo come antieroe dai vizi umani ? geniale a proposito l?incipit: partenza onirica, profondamente ambrosiniana, che si rivela poi un sogno post-sbronza ?, quindi si lancia nella specialità dell?autore: il noir a tinte classiche. Qui scatta un contrasto devastante: più sono archetipiche le figure che popolano la storia (l?artista miserabile, il mercante avaro, gangsterame di varia risma ? anche a livello figurativo: il magro, l?obeso, il nano, il gigante?), più la trama suona secondaria e va incontro a uno scioglimento di prammatica, più il cuore dell?albo è affidato al divino potere della suggestione. Tornano le qualità che conosciamo nell?autore ? un equilibrio miracoloso, un senso della tavola spiazzante: la virata silenziosa di pag.61-62, colpo di genio -, e quel tratto caratteristico che dai lineamenti entra nell?anima (con una trovata speciale: la resa pittorica dei volti ? es. pag.130: la faccia della signora Redoorf è un quadro, logico che affascini JD), ma stavolta c?è un nuovo essenziale ingrediente: attraverso lo spunto dell?arte, con una forte dichiarazione di intenti (le prime 10 pag. spiegano la cifra della serie: ?Siamo tutti in quel caos? ma lui ne ha saputo trarre della bellezza?? ?Esiste la bellezza??), JAN DIX non ottiene il canovaccio di genere né l?esattezza della realtà ma la sua impalpabilità, il frammento, l?articolazione della mente.
L?intervento di Freud nel finale svela il significato degli uccelli, prima grande metafora della serie (ancora una volta, un pazzo che dice la verità): questi sono messaggeri divini, da intendersi come segnapunti dell?interiorità di Jan, subito tormentata dalle controversie sentimentali e quindi persecutori del protagonista. ?Non è colpa loro se gli dèi ogni tanto dicono cose che non ci piacciono??. Tra l?altro il riferimento trascendente, che stride pesantemente contro le stimmate naturaliste del personaggio (JD è un analista di quadri, non dimentichiamolo), si legge come conferma ulteriore: il dibattito è aperto, la collana già in continua evoluzione. E siamo solo al primo albo.
Mai si era visto un sostrato metaforico/simbolico/figurativo così ricco ma non ingombrante, intelligente ma non tronfio, composito eppure perfettamente integrato nella narrazione ? paradossalmente, più scollato era Napoleone: laddove lo slittamento reale-onirico era annunciato dalla celebre didascalia baudelairiana, qui il passaggio è più continuo, fluido e funzionale al tessuto (JD incontra <i>naturalmente</i> Vermeer, senza bisogno di sottolinearlo).
Carlo Ambrosini è il più grande scrittore di fumetti italiano, superiore anche a Sclavi (nota bene: su questa definizione ho appena messo il copyright), e lo conferma con un n.1 di altissima fattura a compimento del percorso autoriale più coerente in circolazione: la cultura nel fumetto, l?enigma della visione, la riflessione filosofica universale, la riscrittura del genere nero, il filo con l?inconscio. Ambrosini accetta un?altra scommessa e la vince, applicandosi a JD con il medesimo, immutato entusiasmo e lanciando una nuova spallata alla prassi del riempitivo dilagante (autori e responsabili di Dyd si accomodino a lezione); un colpo che non abbatterà la gabbia del fumetto, quella in cui i suoi mercanti vogliono comodamente costringerlo, ma che serve a farla vacillare e ricordare che esiste ancora un?ipotesi alternativa.
Ambrosini: <i>La qualità è trasversale e se ne sbatte del cosiddetto alto o basso. La qualità sono le idee e il rispetto dell?intelligenza propria e del pubblico.</i>

Note a margine.

1 ? Le prime pagine ricalcano l?ultima sequenza de <i>Gli uccelli </i> di Hitchcock: Rod Taylor e Tippi Hendren che lasciano la casa assediata dai volatili.

2 ? Sul rapporto Jan/Annika c?è l?ombra di Freud: ?Annika è morta, ipocrita, e tu lo sai??, afferma il doppio di JD a pag.21 segnalando una scomparsa di tipo affettivo (la rottura della coppia); a pag.81 Annika è trasfigurata nella ragazza con l?orecchino di perla, ideale di bellezza, a rimarcare l?esatto contrario: la fascinazione che l?inconscio del protagonista ancora ne subisce. Inoltre, non serve <i>L?interpretazione dei sogni </i> per cogliere il significato sessuale nelle apparizioni dei pennuti.

3 ? Il giudice Hillman <i>è </i> Frederich Durrenmatt (http://www.nonsolobiografie.it/personag ... enmatt.jpg): in questa figura Ambrosini coniuga l?aspetto estetico del grande scrittore svizzero con la sostanza di alcuni suoi personaggi. Il giudice pensionato è protagonista del capolavoro <i>La panne </i> ? ma c?è un rovesciamento: nel racconto l?uomo replica per hobby i processi più celebri, tentando a ogni costo di scovare e dimostrare una colpa; in JD sembra invece prendersi cura della piccola delinquenza (?gli scioperati a cui dà da mangiare?), ne sapremo di più nei prossimi albi -; e citerei anche il romanzo breve <i>Il giudice e il suo boia</i>. La Legge è da sempre materia del nostro: vedi Napoleone n.23 IL CANE DI CORALLO, l?albergatore ?entra? in un racconto di Kafka.

4 ? Jan Vermeer. A pag.92, da destra, compaiono <i>La merlettaia </i> (1669), <i>Fanciulla con cappello rosso </i> (1665), <i>Suonatrice di chitarra </i> (1672). Pag.98 è una rilettura di <i>Allegoria della pittura </i> (1666). In generale, sono continue le influenze letterario-cinematografiche dell?artista. Ambrosini forse non avrà visto il palloso <i>La ragazza con l?orecchino di perla </i> (2003), film di Peter Webber sulla genesi dell?omonimo quadro, ma sicuramente conosce Peter Greenaway, regista de <i>Lo zoo di Venere</i> (1986), dove il pittore-chirurgo psicopatico Van Hoyten intende riprodurre proprio le opere dell?olandese.

5 ? ?Imitare, secondo Aristotele, non significa ?copiare? bensì carpire nella Natura il segreto della creazione?? (pag.97). Vermeer cita il trattato <i>La poetica </i> (la plausibilità è un mistero, data l?indeterminatezza della sua biografia) e conferma la predilezione di Ambrosini per la filosofia classica; Napoleone, personaggio platonico per eccellenza, ha più volte incontrato l??idea di cavallinità?. Che sia avvenuto il passaggio da Platone ad Aristotele, dall?Idea alla Natura? Ma non esageriamo, per ora fermiamoci qui.

Voto: 9


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 7:00 pm 
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Iscritto il: dom ott 08, 2006 12:46 pm
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Va beh, Ema, "il divino potere della suggestione", "un equlibrio miracoloso", "stimmate naturaliste del personaggio"!!!

Anche a me la storia è piaciuta molto, ma adesso sembra quasi che Ambrosini stia per ascendere fra i beati!

Integro quanto da te detto sul giudice Hillman: il nome del protagonista è quello di un filosofo statunitense cui Ambrosini ha esplicitamente dichiarato di rifarsi, James Hillman.

Posto un link di wikipedia sulla sua figura:
http://it.wikipedia.org/wiki/James_Hillman

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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 8:02 pm 
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Iscritto il: sab apr 30, 2005 1:18 pm
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Dario84</i>
<br />adesso sembra quasi che Ambrosini stia per ascendere fra i beati!<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Come "adesso"? Guarda che Ambrosini è già asceso, mai letto Napoleone? ;-)


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 8:20 pm 
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Iscritto il: sab apr 30, 2005 1:18 pm
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rimatt: la caratterizzazione di Jan Dix a me sembra invece molto marcata, estremamente profonda, nel senso ambrosiniano del termine.
Per parafrasare il tuo esempio: Jan Dix soffre la controversa relazione con Annika, Jan Dix ama l'arte fino all'immedesimazione fantasmatica (l'incontro con Vermeer), Jan Dix non impone giudizi morali su chi incontra (Rezso e il conte Stemaria, a rigore entrambi criminali), Jan Dix è passabile di errore (l'analisi del quadro), Jan Dix subisce un certo tipo di fascino (ultima pagina)... Mica poco per il numero uno.


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 8:22 pm 
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Iscritto il: mer set 28, 2005 11:37 am
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Tyler Durden</i>
<br />I lettori di questo primo numero si possono dividere in due categorie: gli entusiasti e i soddisfatti. Io faccio parte di quest'ultima
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">

Ehm...allora tre categorie: gli entusiasti, i soddisfatti ed Ema

[;)]


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 10:02 pm 
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Iscritto il: sab lug 03, 2004 10:42 pm
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Tyler Durden</i>
Ehm...allora tre categorie: gli entusiasti, i soddisfatti ed Ema
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
[:D][:D]

<hr noshade size="1">Temo di essere frainteso. Forse ho raggiunto il mio obiettivo.
Il Mio Blog: http://trascorsi.splinder.com/


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MessaggioInviato: mar mag 20, 2008 10:35 pm 
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Visto l'autore, immagino che siano categorie aristoteliche...


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