N.248 ANIMA D'ACCIAIO
S
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Un altro recupero per segnalare la promettente sintonizzazione di Bruno Enna su frequenze dylaniane: inferiore a VITE IN GIOCO, la storia - che si fonda su un'unica idea (i sentimenti delle armi), non esattamente nuova, e la declina in varie salse -, tra alti e bassi, momenti risolti e svolte scontate, sottolinea ancora la maggiore qualità dell'autore: la scrittura dei dialoghi. E' la sceneggiatura che impreziosisce il pacchetto, peccando sì in verbosità (le spiegazioni sui "poteri" della Colt, elargite da Jessie, potevano essere tagliate data l'eloquenza stessa degli eventi) ma regalando personaggi che si inchiodano nella memoria, come l'armaiolo che regge uno degli incipit più riusciti dell'anno. Enna a metà: un pò tradizionale, ripiegato sui dettami imposti dalla serie - la donna del mese, gli interventi di Bloch (non sempre essenziali) ecc. -, un pò timidamente in marcia su strade proprie (Dyd scettico fino alla fine; il gioco sul topos dell'uomo invisibile, stavolta psicotico per davvero) laddove trova i risultati migliori. Coda spiegazionistica finale, con il classico diario di Dylan, troppo facile quindi prossimamente da evitare. L'autore non è ancora originale (neanche nell'ottimo albo successivo di cui sopra) ma, alla faccia di chi lo critica, non delude, non è mai sciatto, ci crede e cura il proprio lavoro; la sua scrittura fluida e avvolgente è motivo valido per godersi lo spettacolo, non c'è da lamentarsi.
E anche, soprattutto, l'ennesima prova di un grande disegnatore; viva Fabio Celoni e il suo sguardo sempre peculiare sulla serie, uno degli ultimi che inquadra i dettagli e li coltiva con amore offrendo così ambienti profondi, volti significativi, braccia venose, insomma finestre sull'intimo. Il migliore augurio che possiamo fargli è vedere presto la sua firma su una storia davvero importante.
Voto: 6
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