Non è dispiaciuto neppure a me, un accettabile abbondante.
Partendo dai disegni, buona la prova di Nizzoli anche se può fare ancora meglio, non appena avrà trovato il feeling con il personaggio (feeling che aveva trovato fin da subito con Napoleone ad esempio). Più che Brindisi come sosteneva qualcuno, in alcune tavole mi ha ricordato moltissimo Di Vincenzo, nel modo di disegnare profilo e bocca di Dylan (un esempio a caso, prima vignetta di pag. 49). Uno dei Dylan più Ruperteverettiani di sempre comunque.
Venendo ai testi, De Nardo sceglie di giocare a carte scoperte fin da subito, arma che si rivela a doppio taglio perchè, se da una parte gli permette di focalizzarsi meglio sul discorso del (dis)equilibrio dei sessi, dall'altro finisce per rendere fin troppo prevedibile l'andamento della storia. Una scelta coraggiosa che lo premia solo in parte e scontenta inevitabilmente il lettore più esigente. Il soggetto mi rievoca suggestioni, oltre che dei citati The Wicker Man e Suspiria (rispettivamente per trama e ambientazione), anche del poco conosciuto "The Woods-Il mistero del bosco" di Lucky McKee, tutti film che in misura maggiore o minore ho apprezzato. Inevitabile anche il richiamo mnemonico al collegio del mitico #3.
Spiace l'assenza di Groucho, ormai più che spalla, ridotto a personaggio ricorrente della serie. Non riesco a capire se gli sceneggiatori non sappiano gestirlo o abbiano del tutto rinunciato all'ironia, prendendosi troppo sul serio.
De Nardo dimostra di avere qualche problema con i finali, ma stavolta se la cava. L'atteggiamento di Dylan si presta a diverse interpretazioni e questo è bene.
Passando all'osservazione di Dogares, anche se non sono stato interpellato, ritengo non paragonabile il comportamento di Dylan
.
La parata di belle ragazze, tette (per un po' possiamo non lamentarci più), culi e tentativi di seduzione mi indurrebbero a spostare più in alto l'asticella del voto, al di sopra del buono
, ma sono uno di quei lettori più esigenti di cui sopra.
Comunque l'avevo detto io, lo sapevo..
. E bravo Dylan, così ti voglio!