E' vero , sono argomenti che ogni tanto saltano fuori e alla fine si dicono sempre le stesse cose. Sarò schietto però: l'aumento delle testate ha sicuramente impoverito Dylan Dog. Dato che Dyd è il fumetto a cui tengo di più, questo francamente non lo approvo. E' piu' povero perche' gli unici scrittori fissi che ha sono Paola Barbato e Pasquale Ruju, è povero perchè questi due autori hanno un loro stile e non è detto che a tutti piaccia, quindi se ad esempio 7 albi su 12 sono firmati da Ruju, a se a Tizio Ruju non piace, Tizio smetterà di comprare Dylan Dog.
Dylan Dog è povero perche' c'e' troppa rigidità nella struttura delle storie. Capisco che papa' Sclavi non se ne voglia occupare, ma non puo' continuare a vagare nel limbo dei fumetti seriali di media\bassa qualità come sta facendo in questi ultimi anni. Ho l'impressione, del tutto personale, che le vendite di Dyd servano a coprire testate in perdita. Si sente dire spesso che le perdite di Mister No, Legs e addirittura Jonathan Steele (spero che tu me lo possa smentire questo)vengano assorbite dalle testate maggiori come Tex e Dyd.
Dyd è povero perche' viene privato delle tematiche tipiche di altre testate come Napoleone, Dampyr e Brendon, i quali come ho già detto una volta, rappresentano secondo me tutto cio' che avrebbe potuto essere Dylan Dog dopo Sclavi e che non è mai stato. Per esigenze personali degli autori (che avendo una testata propria hanno piu' libertà) e per esigenze editoriali, probabilmente hanno preferito mettere sul mercato tre nuove testate invece di puntare su una sola.
Ho l'impressione che il fumetto seriale eterno non possa esistere piu'. Tranne Tex e Dyd che nell'immaginario collettivo sono molto di piu' di un semplice fumetto, ritengo che sia masochistico pensare di poter sfornare una nuova testata e portarla avanti a fatica per anni e anni. Allora la Bonelli dovrebbe fare fumetti e medio termine:100 numeri e basta ad esempio. Gea è un primo esperimento che va verso questa direzione, è un ottimo compromesso tra serialità e qualità. Purtroppo sento sempre piu' spesso parlare di fumetti brutti e si fa il nome di Dyd. Ok, Dyd vende tanto, ma che se ne parli male utilizzandolo come esempio mal riuscito di fumetto seriale ne vale la pena? Se prendiamo soltanto gli albi di Sclavi, Dyd è un fumetto che va ben oltre il fumetto popolare, è un fumetto d'autore.
Per quanto riguarda il prezzo hai ragione è tra i piu' bassi. Mi piacerebbe che anche Bonelli sperimentasse il formato alla francese, in fondo i lettori vanno anche educati: portare i lettori a spendere 15 euro per un fumetto, significherebbe fargli capire che non sta comprando carta straccia, ma qualcosa di valore, in Francia è cosi' beati loro! La Bonelli è stata all'avanguardia sperimentando questo formato che poi ha preso il suo nome. Adesso sarebbe bello che sperimentasse nuove vie...
---
Dio, essere ragazzi: che crudeltà!
[/quote]<font size=1></font id=size1><font size=2></font id=size2><font size=3></font id=size3><font size=4></font id=size4><font size=5></font id=size5><font size=1></font id=size1>
<font size=3></font id=size3>
Su alcune cose sono d'accordo, su altre (aihmè, la maggior parte non tanto. Non me ne volere.
)
Dunque, proverò a riassumere il mio pensiero su quanto da te detto. Io credo che Dyland Dog sia Sclavi e Sclavi sia Dylan Dog. E' inutile che ci tormentiamo su questo punto. Sclavi per ragioni sue personali (che non stiamo qui a discutere) ha abbandonato Dylan e Dylan, da allora non è stato più lo stesso: questo era inevitabile dato che l'uno era l'altro e l'altro era l'uno. Ora leggiamo qualcosa di diverso ma in fondo a me piace ancora e lo leggo sempre con piacere. Non ne conosco i motivi (li chiederò un giorno al mio analista, casomai dovessi averne uno), ma è così. Gli altri hanno tutto il diritto di pensarla diversamente da me, ma la realtà è questa. Tu come tanti altri non sopporti che Dylan sia cambiato, che il Dylan che compravi qualche anno fa non esiste più nonostante in edicola continui ad uscire un suo nuovo albo inedito, vorresti (e vorreste)un Dylan fisso nel tempo, ma purtroppo non è così. Perchè ciò avvenga è indispensabile secondo me innanzitutto che Sclavi riprenda a scrivere, ma forse anche Sclavi è cambiato, che ne sappiamo? La verità è secondo me che le cose cambiano, passano, e per dirla alla maniera di Eraclito, il filosofo greco: "panta rei" (tutto passa). Ci dobbiamo rassegnare.
Hai citato Napoleone, Brendon e Dampyr come cause di impoverimento di Dylan. Anche qui non sono d'accordo. I tre personaggi sono frutto rispettivamente del volere di Ambrosini, Chiaverotti e Boselli così come avvenuto per Sclavi e Dylan. Ambrosini non poteva scrivere Dylan sostituendo Sclavi e ha fatto bene secondo me a cimentarsi con un personaggio suo in modo da poter scrivere quello che lui voleva scrivere ed essere così se stesso. Non so se ho reso l'idea. Chiaverotti per anni è stato "il vice" di Sclavi, ma per ragioni di azienda, perchè c'era bisogno di qualcuno che desse una mano a Sclavi e far si che uscisse in edicola un Dylan al mese. Ma per lui vale lo stesso discorso fatto per Ambrosini. E così per Dampyr. Nonostante si avvicinino a Dylan (Napoleone però molto alla lontana, secondo me) i tre suddetti personaggi sono personaggi a parte, nati perchè tre autori molto bravi potessero esprimere al meglio e secondo la loro sensibilità, la loro qualità di scrittori e non solo per avere più libertà (spiegazione abbastanza riduttiva e superficiale) . Poi ognuno, secondo il proprio gusto sceglie e legge quello che desidera e quello che più gli piace.
Capitolo "formato alla francese": Bonelli in passato (soprattutto negli anni ottanta) ha già ampiamente sperimentato questa via, ma purtroppo si è sempre rivelata un pessimo affare. In poche parole ci ha sempre rimesso un sacco di soldi. In seguito ha provato anche con altre soluzioni (chi ricorda Ken parker magazine?) ma anche lì ha dovuto ricredersi e tornare al celeberrimo formato e stile bonelliano. In futuro chissà, se i tempi cambieranno e la cultura italiana finalmente progredire, potremmo avere anche noi in Italia libri a fumetti e "letteratura disegnata" (per citare Pratt) come in Francia, ma per il momento ci dobbiamo accontentare di importarla perchè qui in Italia siamo ancora in pochi affinchè per un editore sia vantaggioso economicamente pubblicare albi di quel tipo. Non possiamo certo chiedere a un editore di rovinarsi perchè io, te e qualche altro vogliamo anche i fumetti alla francese oltre che quelli bonelliani.