Cravenroad7

Da grande voglio essere come wolkoff.

Per me l'allegato sembra più uno di quegli albetti promozionali che regalavano un tempo alle fiere, con tipo le prime dieci pagine di un numero di prossima uscita. L'unica cosa che mi è piaciuta, anche se non so perché mi è piaciuta, è proprio la citazione da Dopo mezzanotte. Ci sarebbe stata bene anche una citazione dall'albo Traverso lo specchio.

@Keanu
Avesse avuto quella 30ina di pagina (media per una breve) posso pure capirlo... ma ficcarci l'omaggio al #26 in una decina di pagine striminzite, per colpire i nostri ricordi con un'accetta... non capisco che senso abbia, neanche per il (supposto) senso della storia in sé.

"Mai piaciuti i poliziotti" ? Pensa ai carabinieri...

Albetto? Quale albetto, credevo fosse una specie di controcopertina, nemmeno l'ho aperto

Ma quindi leggere prima o dopo parte radio ? Non capisce !

Durante.

Piace guardare durante !

A memoria - ed oltre, in buon pace - direi il miglior inedito 2024 finora, anche se non annovero in questo categoria il bis di Enna, che è come se facesse parte di una collana a parte e non della regolare as we know it.
La mia, di memoria, non mi aiuta molto nel ricollegarmi a quello che lessi illo tempore di G.Contro su Le Storie, ma questa storia che inneggia ad alcuni motivi della (hi)Storia in senso lato ed epocale, nonostante quello che ho scritto poco fa, di certo non segnerà la storia delle pubblicazioni di quest'annata dylaniata, visto che a differenza di altri racconti sul OB per me non arriva neanche al 7.



⚘ S ⚘ P ⚘ O ⚘ I ⚘ L ⚘ E ⚘ R ⚘



Poco da dire sul lato grafico: buona la copertina e Siniscalchi da me molto gradito nel suo stile più recente (che incrocia Tacconi con Di Vincenzo, allontanatosi dall'ultrapulp di Saguaro) , anche se un gradino sotto la sua performance per l'ultimo OB#26. Alcune splash page colpiscono, tra rovine e macerazione di umanità varia, e se la cava bene anche nelle scene più splatter o sotto la pioggerellina costante


La storia in sé ha qualcosa di ambrosiniano, ma non riesce ad arrivare a quei tocchi soffusi e al tempo stesso netti in grado di dipingere in poco spazio un dramma personale-universale in chiave dylaniata. E quando ci prova, sfocia nella retorica del didascalismo spiegando sin troppo o raggiungendo nella conclusione un effetto quasi consolatorio, con Milton che s'incammina verso la pace interiore, ripresa coscienza della sua reale storia. Troppo consolatorio e linearmente bonario a mio vedere, senza complicazioni (sceneggiatura compresa), considerando l'eterna spirale indelebile degli orrori della guerra, che non trova mai fine nonostante il suo costante ricordo vissuto, ancora giorno per giorno, come vediamo ciclicamente a reti unificate .

Per il resto comunque la narrazione scorre bene, l'atmosfera del fronte (e delle sue miserie) è azzeccata, specie quando traslata negli incubi metaforici (pp.56-64), come i personaggi/commilitoni coinvolti senza sfociare nella macchietta a tutti costi per scimmiottare Kubrick od O.Stone da alcune pellicole di genere.
Troppo vago se non pretestuoso l'atteggiarsi iniziale di Dylan da "turbato" ennui per un imprecisato conflitto interiore davanti ai soliti mali della vita, ma il suo muoversi per il resto dell'albo è in generale salvabile... tranne la peggio che insensata accettazione-senza-batter-ciglio, nel giro di due paginette (pp.23-25), di un anziano 'mbriaco mitomane che ti punta la pistola contro al tavolo per raccontarti storiacce, laddove fino ad un attimo prima una bella signora sugli anta ti stava offrendo un tè caldo, prima di dileguarsi nel nulla

Un memento belli per un fantasma che si è impropriamente disfatto del suo memento mori, coinvolgendo altre projezioni di altre anime che non trovano ancora pace nei propri reali ricordi, qui dove i conflitti non sembrano lasciar umanamente tregua.
Forse solo la pace rischia di diventare un ricordo, ma non per questo bisogna parlarne meno (speranzosi)

bastava anche solo guardare il primo post di questo topic... o leggere l'editoriale del numero scorso...
e comunque essendo due albi, sono incellofanati, non avrebbe avuto senso farlo se fosse stata solo una controcopertina

parto proprio dalla storiella di Traverso, poche pagine per una cosa che sembra più l'inizio di una storia con trasferta torinese, che non una storia completa. E infatti non ho capito se il podcast live che hanno fatto il 30 settembre era la continuazione di questa storia, visto che si tratta di una storia originale (a differenza degli adattamenti fatti in passato da Traverso su vecchi albi). Comunque è recuperabile su Rai Play Sound, quindi potrei darci una ascoltata...

Quando l'ho preso veramente non ci ho fatto caso e ho iniziato a leggere subito. Effettivamente è stata una leggerezza incredibile non accorgersi dello spessore.
Le varie anticipazioni non le guardo mai.

Buonasera,
ho apprezzato l'atmosfera tetra e grigia di questo episodio e trovo che i disegni siano perfettamente in linea con la trama; la vicenda in sé non ha suscitato il mio entusiasmo per originalità, ma nel complesso è stata una lettura interessante, senza momenti di noia.
Nel complesso più che Accettabile
Baron Karza

Visto che ormai l'ho nominata, mi prendo qualche riga per spiegare cosa sia la tragedia e raccontare il terrore intrinseco di questo albo:



Ed ora, finalmente, ho letto la sottile linea nera. E m'è anche piaciuto, quindi pensa te tutti sti problemi per niente.
Non voglio dilungarmi sulla trama (carina anche se per certi sensi scontata) né sui disegni (anche se c'è da dire che Siniscalchi è stato bravissimo), quello di cui voglio parlare è l'inarrestabile voglia di fare un'albo.
La ragione principale per cui la maggior parte degli albi moderni non mi piacciono è per la mancata voglia di fare un albo. Spesso capita che gli albi vengano prodotti solo per necessità di pubblicare qualcosa, facendo il minimo indispensabile per la coesione degli elementi narrativi.
Qua invece si sente una voglia disperata di raccontare, questa voglia scaccia via la necessità e mi ricorda perché continuo a leggere e ad interessarmi a DYD.

VOGLIO VIVERE

Nove ha tratto ispirazione dal mio messaggio e ha fatto una trasposizione grafica.

Precisione: non guardo One Piece.

mi accodo ai commenti positivi della pagina precedente. Nonostante il soggetto non sia dei più forti, nonostante qualche personaggio sia un po tirato via, la sceneggiatura viene gestita bene. Come detto da altri, la vena malinconica dylandoghiana qui è molto presente ed è un bene. Anche Groucho, nel suo piccolo, gestito bene.
Buoni i disegni, anche se, come spesso accade, Dylan tra una vignetta ed un'altra passa dall'essere quello "classico" ad uno completamente diverso.
In generale storia assolutamente promossa, che da un po' di brio ad una ormai spenta serie regolare.