Gualdoni, con tutti i suoi pedanteschi difetti, almeno non sentiva la necessità di imboccare il "messaggio" ad ogni piè sospinto, ficcandocelo a tutti i costi di straforo, anche quando la storia poteva camminare benissimo sulle sue gambette (fragili e scarnite, ma pur sempre autonome, nello zoppicaggio) verso il puro lavoretto standard di mestiere senza ambizioni socio-didattiche.
E invece, la Baraldi...
S ❀ P ❀ O ❀ I ❀ L ❀ E ❀ R ❀... ci rifila l'ennesimo sottoprodotto dylaniato delle sue campagne
#metoo in chiave horror, proseguendo un circolo vizioso da cui non si prende ossigeno. Aria stantia da fondo sottoscala, della retorica
.
Certe volte sembra davvero che lo facciano apposta per urtare la pazienza del lettore, con questi mantra ripetuti a breve giro con le stesse referenzialità asfittiche: qualche giorno fa mi sono trovato a commentare i richiami forzosi a
Jung nel recentissimo
CF#48 made in P&M... e adesso in questo inedito aridanghete che ritorna, spiccicato, anche se stavolta per fortuna ci viene risparmiato il trip meta-psicoanalitico nella mente svagata della dylangirl del mese, e la contro-protagonista di questo albo se ne va per fatti suoi senza intortare rapporti intimi col Nostro. E poi come rinunciare
al marchio di fabbrica?
Eccolo perpetuato didascalicamente solido a p.95, con tanto di griffe certificata, quello della "
ragazza sbagliata" (del mese), che ha già attraversato l'orrore per dire un giorno... mambastapureno
Più di questo non dovrei commentare per giustificare il
5 ½ oltre cui non si scolla il mio
giudizio a livello di voto.
E dire che si fossero attenuti al lavoretto sempliciotto da onesto thriller con leggera venatura psico-sovrannaturale sarebbe andato tutto più che bene. E la prima 70ina di pagine volgeva a questo senso, con un certo mio gradimento tra l'altro, per quanto "telefonata", ma sempre efficacie in attesa di qualche twist o controtwist. Solito serial killer aguzzino, solite identità nascoste con vite parallele, un transfer mnemonico che mischia le carte.
Sulla carta bastava accontentarsi di quello e magari provare un esito in crescendo tra vari scambi e controfinali spiazzanti
à la Chiave .
Invece no, la resa dei conti (da p.78 in poi) è solo un
lungo spiegone confessionale con effetto bathos che annulla tutti i discorsi intriganti su twist/transfer precedenti, sbrodolando nel drammone cronachistico della semplice donna legittimata per sclero alla violenza di reazione, dopo aver incontrato solo carogne maschili nella sua vita (dal compagno sadico, al fratello sordo, fino allo stalker maniaco), facendo fuori anche un povero infermiere innocente per ragioni "d'istinto" (e forse pure un vecchio che le dà un passaggio, p. 56) .
Storie Italiane con
Eleonora Daniele in seconda mattinata su RAI1 a confronto è Proust+Emily Dickinson
.
Senza contare che si strumentalizza anche (quel poco di) alone sovrannaturale coi cadaveri delle donne che si rianimano guardacaso per impedire a Dylan di sparare contro un'assassina ormai conclamata alla sua 3a (o 4a) vittima nel CV. La revanche delle vittime che aspirano a diventare carnefici, con un bacetto al pargolo per sigillare la legittimazione retorica.
CoredeMater
.
Copertina apprezzabile ma stravista; disegni apprezzati, anche se nelle parti in flashback mi sembra un
Mari diverso dal solito, più arruffato nel tratteggio, tipo Ambrosini.
Non voglio per ora entrare nell'ambito della
scombinature illogiche di una sceneggiatura che si presume da giallo-gnolo, ma penso di tornarci in un secondo momento quando avrò sbollito il fastidio. Anticipo solo che tutta la faccenda del primo ritrovamento di Myriam nel bosco e della sua (presunta?) auto tiene meno di un pelo d'ascella davanti ad una trebbiatrice
.