Cravenroad7

Sentite condoglianze anche da parte mia Alemans.

P.s. a quanto pare stavolta i Nostri sembrano avere fatto centro. Dopo fesserie e stravaganze varie, fanno uscire un albo normale (relegandolo ad un "bis") e piazzano il colpo vincente.
Mi sento di dir loro "continuate così". Basta trovate ad effetto. È ora di ritornare alle storie.

Un ottimo albo (come da voto ) sia per disegni che per racconto. Non parlo solo del soggetto, ma proprio di come viene narrato il tutto, e delle situazioni principali e di contorno che vengono introdotte.
Per la questione dei disegni non li ho trovati così scollegati, anche se ho notato anche io parti più realistiche (che ho apprezzato un sacco) e altre meno.
Nel complesso non ho trovato difetti tali da bocciarlo, anzi, su molti non ci avevo fatto caso e li ho notati solo dopo una lettura sul forum, ma comunque restano opinabili (a parte gli errori grammaticali).
Per me è un ottimo albo, a prescindere dalla media degli ultimi tempi.

Letto!

Pur senza troppi entusiasmi, ho trovato la storia molto godibile e, specie per la conclusione, piacevolmente vintage (uso il termine in termine improprio: in realtà mi ha semplicemente richiamato un modo di scrivere Dylan che oggi non viene più adottato). Non è un numero memorabile (sa di già visto e non è realmente sorprendente), ma la libertà di certe scelte narrative è degna di nota e mi sono divertito molto leggendolo. Avercene!

Vanzella fa un buonissimo lavoro, e Genovese anche: i suoi disegni possono suscitare qualche perplessità per la loro tendenza al grottesco quando si sfoglia l'albo, ma durante la lettura funzionano a meraviglia.

Bello!

Numero normale, da old boy, si fa leggere per carità, ma è poco incisivo, disegni interessanti. Anche i dialoghi interessanti


P.S.
la questione del rimando all’albo Lassù qualcuno ci chiama , è molto grave come errore.
ennesimo sbaglio di una saga che non si capisce in che binari gira. se era una storia vecchia il curatore o lo stesso sceneggiatore aveva il dovere di eliminare quel dialogo e riferimento.
solo per questo l’albo meriterebbe zero.

Interessante. Questa la prima parola che scrivo, relativa all'albo in questione che ho letto grazie ad un amico.
Mi ha incuriosito e interessato, al punto da spingermi ad andare avanti nella lettura.
Un significato? Secondo me, non c'è. Si tratta di una serie di idee che l'autore ha volutamente inserito, una dietro l'altra, lasciando al lettora l'interpretazione. Eppure, da tipo che si diletta a scrivere, dico che nessuno mette giù delle cose proprio a caso, nella sua mente hanno sempre una connotazione più o meno logica, un loro significato.

Goblin, solo per questo commento meriteresti un bonifico! Non potrei essere più d'accordo di così.

Eh ma questo è il BIS... non è nella regolare... non è in nessun universo.... secondo me hanno usato sta scusa

Nel Bis possono fare un pò quello che gli pare

Che poi hanno aggiunto la didascalia, altrimenti si poteva pensare che c'era andato solo in vacanza.

Bellissimo!

...alcune imprecisioni che mi portano a chiedermi chi è che cura l'editing... però, bellissimo albo!

Esatto c'è l'hanno messa a forza. Boh davvero, che poi è fine a se stessa, non serviva a niente. Boh davvero boh

Se vi può interessare, qui c'è la risposta ufficiale (del social media manager della pagina FB della SBE) sulla questione continuity, in particolare in quest'albo e sulla questione "Lassù qualcuno ci chiama":

Allora.
Partiamo dal principio.
Dylan Dog, come concepito da Sclavi, è sempre stata una testata "anti-continuity". Le stesse storie di Sclavi, quando tornava sugli stessi personaggi, non erano coerenti, ma questo era perfettamente coerente con l'approccio al racconto post-moderno, decostruzionista, onirico del maestro.
Nel momento in cui altri autori devono intervenire, in linea con quella che è anche la tradizione bonelliana, si scrivono episodi autoconclusivi.
Dunque cosa succede? Che tendenzialmente la continuity è portata avanti in modo molto libero dal singolo autore che magari decide di far tornare dei personaggi che ha creato lui/lei.
Poi c'è stato il reboot.
Del reboot, di fatto, restano due elementi che sono l'adozione di Dylan da parte di Bloch, e la presenza "sul campo" di Tyron Carpenter e di Rania Rakim.
Chiaramente quindi ogni autore decide che pezzi del passato del personaggio usare e se citarli o meno, la "continuity" in Dylan va considerata in modo molto liquido, cioè, si usa se serve a raccontare una buona storia, non se ne tiene conto se non serve a raccontare una buona storia.
Ma appunto, la mancanza di coerenza interna, quindi anche l'assenza di una continuity nel senso tradizionale del termine, è sempre stata caratterizzante in Dylan Dog.

Ditemi voi se spiegazioni di questo tipo sono ancora accettabili oggi, dopo IL NUOVO INIZIO, il reboot, e dopo le dichiarazioni sul "voler sanare le contraddizioni dei primi numeri"...
Siamo alla nuova continuity che prende pezzi della vecchia quando gli fa comodo.
Ma ditelo sinceramente: abbiamo provato a fare una nuova continuity, ma ci è esplosa in mano, e allora adesso qualsiasi storia di Dylan può passare tranquillamente da una testata all'altra con totale spregio dell'intelligenza di chi legge.
Buffoni!

che tra parentesi la continuity non era un problema. Nel senso che è vero quello che dice questo scritto. LE storie di Dylan erano autoconclusive e senza continuity. Ma se faceva comodo si riprendevano albi o personaggi del passato. Punto. E secondo me era giusto e bello così. Alla fine della fiera è un fumetto e io ho sempre interpretato Dylan Dog come uno che vive le sua avventure in ordine cronologico ma con un tempo che rimane cristallizzato. Senza senso? Certo, ma è un opera letteraria che può anche durare anni (come poi è stato). Non posso fare invecchiare il personaggio ma non posso neanche fare che per Dylan sia "sempre" la prima volta. L'esperimento della continuity è stato un buon esperimento per la meteora (non tanto come realizzazione,su questo ognuno ha una sua idea, ma come modalità di raccontare una macro storia con delle microstorie). Poi pur avendo apprezzato il ciclo 666 non ho particolarmente capito l'idea di voler correggere il passato di Dylan... non sarebbe bastato una sorta di ciclo su UN passato di Dylan Dog? Un pò come questo albo. Il Dylan di cui viene narrata la vicenda non è il nostro Dylan. Non è che ho neanche ben capito io che Dylan sia, in effetti. Alla fine da Storia di nessuno in poi per me Sclavi ha ben delineato che con Dylan si può veramente fare quello che ci pare senza bisogno di particolari giustificazioni.

Quel che dice costui è verissimo, ma quello che è anche vero è che citare in un albo del nuovo corso una TRILOGIA così importante con questa nonchalance e farla passare per la solita (comprensibile) continuity liquida di Dylan è veramente troppo. Tutto validissimo, fino al 400. Dopo il 401, questo discorso non si può fare più. E Mana Cerace è lì a dimostrarlo, se ci fosse bisogno di una prova.

Sì sì si sono incasinati la vita non c'è alcun dubbio.

Mhhm... mi sa che edito più sotto