Tornato oggi a casa dalle vacanze, e subito comprato e letto Samuel Stern 10.
Copertina pazzesca (un po' una variazione sul tema di quella del numero 1), così come quella del prossimo numero, "L'abisso".
Unici nei, la colorazione che secondo me continua ad essere non troppo a fuoco, e un'ombra un po' inopportuna che fa sembrare che a Samuel manchi un dente! Ma a parte questo, un ottimo lavoro.
Altra nota positiva, come sempre, l'editoriale di Gianmarco, in cui tra l'altro ci viene raccontato il loro modo di creare e seguire lo sviluppo di ogni albo.
Anche la nuova versione "a macchina" della rubrica di Angus mi convince, molto più leggibile della precedente, e stavolta perfetta, con le sue bellissime citazioni di Leopardi, Nietzsche e Baudelaire. Ho particolarmente apprezzato che di Nietzsche non si sia usata la solita frase sull'abisso che guarda in te, anche se il titolo del prossimo albo mi fa un po' tremare...
Con una perfetta sincronia, ci viene presentata la prima storia di Samuel in solitaria, scritta per la prima volta da Filadoro in solitaria. Gianmarco ci dice nell'editoriale che questa storia ha avuto una genesi particolare, che è stata una visione tutta di Massimiliano Filadoro, e che si sono presi tutto il tempo necessario per far sì che riuscisse al meglio.
Si vede perfettamente che la storia ha una certa complessità, e che è frutto di un grande sforzo e di una visione molto personale, sviluppando il tema della casa stregata in un'ottica perfettamente sterniana.
Il problema è che stavolta ci sono vari punti che non tornano, e la storia, quantomeno nella premessa, non scorre come dovrebbe, a causa di alcune ingenuità narrative, che purtroppo pesano sul risultato finale, una su tutte l'utilizzo dei brano del libro, che a differenza dei brani del diario di Valery soffrono molto di troppa letterarietà...
Anche l'apporto grafico di Annapaola Martello devo dire che non contribuisce molto alla buona riuscita dell'albo: ci sono moltissimi punti in cui non si riesce a raggiungere secondo me l'effetto voluto, come nella splash page di pagina 69, ad esempio, e quando arriva quella di pagina 92, al contrario molto ben fatta, è già troppo tardi. Non c'è una buona caratterizzazione grafica del protagonista e dei comprimari. A farne le spese è principalmente il maggiordomo, che dovrebbe avere le fattezze di Anthony Hopkins, ma praticamente non ce le ha mai...
E c'è anche un uso insistito di immagini ripetute (proprio a partire dall'inizio, prima pagina, seconda vignetta, e seconda pagina, terza vignetta!) e sfondi computerizzati su cui, per la prima volta da quando leggo Samuel Stern, non me la sento di soprassedere: un soggetto e una sceneggiatura così personali meritavano secondo me una resa grafica molto più accurata.
Mi sento dunque di mettere questo albo tra quelli meno riusciti della serie, ed è un peccato, perché come dicevo è evidente che Filadoro ha messo molto di se stesso in questo albo, e sicuramente come intenzione non c'è nulla da dire. Come risultato finale, invece, secondo me si poteva fare qualcosa di più, sia dal punto di vista della scrittura, sia da quello grafico.