Nel Club dell'Orrore si legge che questa storia è stata pubblicata in quel momento "per motivi tecnici", il che suppongo significhi che ne era in programma un'altra ma non è stata ultimata in tempo. Non credo neppure sia una storia vecchiotta "ripescata" dagli archivi, come "Storia di un povero diavolo", perché qui troviamo un paio di caratteristiche tipiche del Chiaverotti di quelle stagioni, vale a dire la rinuncia al controfinale a effetto (cosa che aveva cominciato a fare da non molto tempo, diciamo da "I delitti della Mantide"), e la decisione di spedire Dylan in trasferta, come aveva già fatto ne "Lo spettro nel buio", "Il bosco degli assassini", e "La fata del male". (Certo, a mettere in fila gli ultimi quattro titoli si inizia a notare una certa, come dire, standardizzazione.)
Quello che so è che il suo inserimento ha impedito la creazione di un filotto formato da "Il cervello di Killex", "Johnny Freak", "Doktor Terror", e "Zed", storie ognuna a suo modo leggendaria... ma ovviamente questo non è un buon motivo per criticarla.
Di buoni motivi, purtroppo, ce ne sono: anche glissando su certi dialoghi ("Sono emozionato come quando ho fatto l'amore con te per la prima volta"...
), ci sono una serie di decisioni e gesti che benignamente potrei definire poco comprensibili, ma per i quali temo non sia inappropriato l'aggettivo
implausibile. Non avendo mai visitato un istituto di medicina legale, non so se in essi vengano conservate anche le armi, e per giunta cariche -magari in Galles è diverso, eh... ma questo non spiega comunque perché Baker si porti appresso il cadavere di Tyler.
Anche se la cosa che mi pare meno plausibile di tutte è la confessione finale di Rebecca -curiosamente, questo è uno dei pochi casi nei quali posso accettare che sia lo stesso colpevole ad assumere Dylan, visti i suoi fini; ma a quel punto, in quella situazione, nessuno (nemmeno il marito) sa del suo coinvolgimento dei delitti, e dunque per quale ragione dovrebbe rivelare il suo piano? Perché accusarsi dell'omicidio di Baker, dopo che lei stessa ha fatto di tutto per farlo passare (con ragionevoli probabilità di successo) come un incidente? Oltretutto, il crollo della galleria renderebbe praticamente impossibile il rinvenimento del corpo del marito (che è appunto la ragione per cui assume Dylan, non potendole bastare la semplice scomparsa del consorte), e a quel punto per l'eredità le toccherebbe comunque aspettare un bel po'.
Quanto al finale, al contrario di molti non mi è piaciuta granché la rivelazione della scritta "completa", che mi è parsa decisamente pleonastica -senza contare che, nelle due o tre occasioni in cui viene mostrata l'iscrizione, è "inquadrata" in un modo tale da rendere improbabile l'ipotesi che si tratti solo di una parte del testo.
Se non altro il set archeologico, con i suoi fari e le sue gallerie, dà modo a Dall'Agnol di creare efficacissimi contrasti di bianchi e neri -concordo sul fatto che sia in assoluto una delle sue prove migliori, cosa che probabilmente anche lui pensava (per ben due volte, a pagina 19 e a pagina 35, compare la sua firma).