wolkoff ha scritto:
Tu fai un problema d'identità. Noi di qualità.
No, ne faccio (e ne ho fatto anche in passato) un problema di entrambe le cose. Fu esattamente un connubio dell'assenza (o del cambio
) di identità e della scarsa qualità delle storie dell'annata 2014/15 a spingermi a lasciare la serie per un po'. Trovavo, per esempio, che Simeoni volesse scrivere un altro fumetto (e un altro personaggio) e che Baraldi fosse semplicemente una cattiva scrittrice. Ma ho sempre nutrito la convinzione che il problema alla radice di tutto ciò fosse la mancanza di punti fermi sui quali basare il lavoro di tutto il team di sceneggiatori, punti fermi che avrebbero estromesso Simeoni e Baraldi
a priori perché incapaci di seguirli. La questione dell'identità è centrale per il problema della qualità, poiché la mancanza di un'identità chiara facilita la produzione di storie che mancano il bersaglio (come infatti è accaduto ripetutamente e continuamente anche in questi ultimi anni). Recchioni ha sbagliato a delegare e ha sbagliato a tergiversare e ha sbagliato a ritardare il cambiamento (quello vero), ma come autore è, a parer mio, garanzia di qualità. Ho apprezzato molto i suoi ultimi due numeri e il discorso metanarrativo che ha impostato nei suoi (pochi) albi da Spazio Profondo in poi. Questo mi dà fiducia per i numeri successivi, soprattutto nell'ottica di tagliare i finti ponti che ancora si immaginava di mantenere col Dylan Dog degli anni '80 e '90. E veniamo all'altra questione.
wolkoff ha scritto:
Aridanghete con Sclavi. E' un cruccio ammorbante:
FATEVI ESORCIZZARE, FATEVI UN PUPAZZO VOODOO DA SPILLARE O UNA BAMBOLA DI GOMMA DA MOLESTARE CON LE SUE FATTEZZE.
Quelli che parlano ancora di Sclavi sono proprio coloro che non vogliono crescere, Recchioni compreso.
Siamo abituati da quasi trent'anni a far a meno di Sclavi. Cio' non toglie che ci siano stati - e vivono ancora tra noi... ma pensa te, senza nascondersi nei cimiteri di Boffalora
- autori che SANNO scrivere Dylan col proprio stile rispettando il PERSONAGGIO di Sclavi ed il suo mondo.
Sto attualmente rileggendo i primi cento, e ti posso dire che sono rimasto quasi deluso da diversi albi sclaviani che nella mia memoria erano grandi capolavori, rivalutando invece umili e divertenti chiaverottate e altre storie che avevo tradizionalmente snobbato. Dal mio punto di vista, non provo affatto una nostalgia nei confronti dei tempi che furono (o per lo Sclavi che fu), tanto che sono uno dei pochi qui dentro a essere contento del cambio di rotta. Il motivo per cui il cambio di rotta era, sempre a parer mio, necessario, è che nessuno o quasi (neppure Sclavi) negli ultimi vent'anni si è mai ricordato del vero punto di forza del vecchio Dylan Dog o è mai riuscito a riproporlo in maniera convincente. Questo punto di forza è sempre stato
l'umorismo, un umorismo onnipresente e pervasivo. Il Dylan Dog di modello sclaviano senza questa carica di umorismo può funzionare occasionalmente, nelle mani di alcuni di quelli che citavi, ma è tendenzialmente destinato ad annoiare.
Per questo è necessario quantomeno ricongiungersi con il lato horror del fumetto.
Dear Boy ha scritto:
Tutto legittimo, però sei ancora fermo in un esercizio di fiducia in prospettiva.
Ti piace Recchioni e speri che il mini ciclo sia horror come ai vecchi tempi.
Perché non venirmi a dire che le ultime meta-storie sono horror, eh.
Non te lo dico, infatti; è proprio così.
Così come d'altro canto voialtri siete fermi in un esercizio di sfiducia in prospettiva.