Cravenroad7

"L'inquilina del sesto piano" mi è piaciuto più nello sviluppo che nella risoluzione (complice una "camera chiusa" che si rivela un anticlimax pauroso, ma vabbè sono aspettative mie da amante di un certo tipo di giallo), specie nella parte prurigginosa con il "puparo di pupe". Approfitto dell'avere poco da dire questo mese per sottolineare la bellezza di buona parte della sceneggiatura: il prologo con i binari e la donna che cade sono eccellenti. Rimatt ha ragionissima nel sottolineare quanto Berardi e i suoi compari siano ottimi in questo aspetto della scrittura (anche quando il soggetto non va oltre il discreto).

Io sono preda degli impegni e non riesco a leggerlo. Sto riempiendo il "cassetto delle attese" di albi

Fortunata che ti ci sta tutto in un cassetto

L'ho iniziato e devo dire che, almeno fino a pg.40, mi sta piacendo moltissimo. Che maestria. Se devo fare un appunto, preferirei che l'indagine non fosse condotta così spudoratamente da Julia, che entra addirittura per prima nell'appartamento della vittima. Ricordiamoci che è una consulente e non un poliziotto e condurre esclusivamente l'indagine e gli interrogatori non dovrebbe essere una sua prerogativa (poi chiaro, è la protagonista e si tratta di un fumetto).

Confermo quanto sopra ma sottolineo gli aspetti che non mi sono piaciuti.
Secondo me la parte dedicata allo stalker è veramente troppi insistita e contorta. Non gravissimo, però via, penso che ci fossero un pochino troppi risvolti attorno a questa vicenda, fino a renderla implausibile.

Son d'accordo. E' sopra le righe e tirata per le lunghe. Però meglio così che le solite scenette per riempire le pagine

Hai ragione, o quella o le scenette: meglio quella, non ci avevo pensato.

Un po' meno rispetto al precedente, ma m'è piaciuto anche Il delitto che paga, thriller dal buon ritmo con personaggi interessanti. La storia con criminali che s'introducono nella casa e nella vita di una famiglia è un classico da Ore disperate di Wyler con Bogart (rifatto da Cimino con Rourke) e probabilmente anche da prima, ma qui è svolta bene e non è certo concentrata solo lì l'azione. Unico neo il patetico episodio della sit com Tata Emily dal titolo Il bracciale d'oro, che per Berardi doveva, oltre che riempir pagine, fare da contraltare a vicende umane fin troppo negative. Voto 7.
I prossimi due albi invece m'ispiran poco.

Scritto bene ma, come sempre, Julia si muove per conto suo. Di solito ha motivazioni umane, tipo sue "clienti", o qualche coinvolgimento affettivo per giustificare la cosa. In questo albo invece scavalca tutti e convoca Leo, perché la polizia non ha gli agganci giusti. Buh.
Non ho nemmeno capito perché la mamma del rapinatore idiota e sorella dell'altro idiota, non volesse "sbottonarsi", parlando con lei, ma fosse preoccupata per il fatto di non aver notizie dei due. Cioè, o ti sbottoni o non ti sbottoni. Se confessi la preoccupazione, è come indicare senza alcun dubbio la loro colpevolezza o coinvolgimento.

"Il Delitto Che Paga": titolo ironico per una tragedia greca, praticamente. Bello il parallelo su come l'incursione dell'altro può far deragliare la visione del mondo delle persone (criminali nella vita della famigliola - il cui figlio è un "incursore" informatico tra l'altro - il "same-race racism" di Emily vittima di furto); il finale a tarallucci e vino non mi stona troppo: l'alternativa sarebbe stata più interessante ma avrebbe dato all'intera storia un tono veramente lugubre... forse si sarebbe potuto bilanciare meglio anticipando il finale edificante e chiudendo la storia con la sorte del ragazzino hacker, che apre la cassa mentre la storia si chiude.

Ho appena letto l'ultimo numero e, a parte qualche piccola lungaggine nella parte centrale, l'ho trovato molto bello. Esemplare la sceneggiatura, specie nel modo in cui nella prima parte dell'albo si incastrano le linee temporali.

Stiamo parlando del numero di Aprile, "Tutti colpevoli"?
Bellissimo, penso che sia un albo esemplare.
Julia, se non sbaglio, è anche agghindata in modo più sportivo e casual, pur mantenendo l'eleganza e lo charme innato.
Simpatico Baxter, stranamente.

Sì, parlo di quello: l'ho trovato proprio bello, a coronamento di un buon periodo per la testata.

La scena iniziale con Julia ed Emily che si confrontano sul dramma degli immigrati e che poi sconfina nel grottesco delle due che cacciano come invasate un fastidioso intruso è potentissima a livello metaforico. Il resto della storia non centra nulla (quella scena sembra più una chiosa ai temi del numero precedente, in effetti) ma mi è parsa comunque molto potente, per quanto poverella a livello di mystery: è più un noir, ma di buon livello e aiutata molto da personaggi ben delineati. Il finale sembra un pò affrettato, ma forse



E poi quel primo piano dove Julia dice "La mamma." mi ha commosso un po', quindi bravo Berardi e bravi tutti i co-autori.

Ho notato anche uno snellimento a livello di riempitivi. Forse il messaggio è arrivato, sarebbe un miracolo.