wolkoff ha scritto:
Perdonami, ma questa della griglia schematizzante delle posizioni mi sembra una tua personale paturnia, per mettere all'angolo chi ha apprezzo molto più di te questa serie e rinfacciare un raffronto coi colossi della tua personale bacheca di referenti, da hit list "trova l'intruso" o " 10 di questi li batto in cassa a 25 di quest'altri, un tanto al chilo"
La malafede ce l'hai messa tutta tu, a dire il vero. Perché mai dovrei voler "mettere all'angolo" qualcuno?
Semplicemente, voglio approfondire un po' un argomento (che, lo ribadisco, è stato introdotto da altri), e non dovrebbe esserci nulla di strano, visto che siamo su un forum di discussione. A me pare che sia piuttosto tu quello che fatica ad accettare una peraltro banalissima e comunissima diversità di opinioni.
Aleksandr ha scritto:
Se devo parlare col cuore sì, ho caro Napoleone quasi quanto il Dylan di Sclavi (ok non quanto gli Sclavi inarrivabili); è una questione anche di una certa sintonia, ragion per cui ad esempio una serie che sto apprezzando molto, il cui livello qualitativo è come minimo altrettanto alto, cioè Mercurio Loi, non riesce a darmi quanto quella di Ambrosini.
Poi devo dire che non mi viene nemmeno in mente di paragonare Napoleone alle epoche d'oro di Tex, Zagor o Mister No. Troppo diversi, altri fumetti. Napoleone prosegue semmai la strada aperta dai Dylan e dai Martin e infatti mi pare di ricordare che in un'intervista Ambrosini disse qualcosa tipo "senza Dylan Dog non sarebbe nato (o stato possibile) Napoleone".
Si tratta di una questione di gusto, che non mi farebbe mai sostenere ad es. che La foresta che cammina sia meglio di Odissea americana, ma che, in maniera diversa mi piacciono entrambe, che entrambe mi danno un grande piacere (di diverso tipo) alla lettura.
Il paragone con gli altri classici bonelliani mi torna utile perché mi permette di soffermarmi con quella che secondo me è la pecca principale della quasi totalità dei personaggi bonelliani odierni: non riesco a empatizzare con loro. Non ho difficoltà a leggere con grande partecipazione emotiva le storie dello Zagor nolittiano, del Tex bonelliano, di Pat MacDonald, di Mister No, di Martin Mystère o del Dylan sclaviano, ma non riesco minimamente a provare vicinanza con un Magico Vento (protagonista di una serie comunque straordinaria) o un Napoleone. Ma neanche con Julia o con Saguaro (protagonisti di altre due grandi serie); non più di tanto e non a livello dei succitati classici, quantomeno. Perfino il Tex di Boselli mi risulta più freddo e meno coinvolgente di quello di GLB. Insomma, la mia impressione è che, indicativamente dagli anni Novanta in poi (diciamo da Nathan Never a seguire), la Bonelli si sia "raffreddata" e i suoi autori abbiano perso la capacità di scrivere con la visceralità e la partecipazione di un Bonelli, di un Nolitta, di uno Sclavi. I personaggi mi sembrano troppo cerebrali, troppo "pensati", troppo costruiti a tavolino. E questo vale anche per uno sceneggiatore che notoriamente adoro come Medda. Sensazione che non riscontro nei manga, per esempio, visto che in Giappone gli autori in grado di scrivere personaggi sorprendentemente vivi sono ancora molti, per fortuna. Unica eccezione: Mercurio Loi (com'era stato anche Valter Buio), ma Bilotta è un autore decisamente nelle mie corde. Poi
Napoleone ha per me anche altri problemi; nello specifico, mi pare che Ambrosini abbia a un certo punto esaurito le tematiche che gli interessava realmente trattare e abbia iniziato a rimasticarne di già affrontate, finendo così per risultare meno incisivo (e infatti, nella seconda parte della vita editoriale di Napo gli preferivo Bacilieri e, soprattutto, Cajelli). Problema che ho riscontrato soprattutto in una rilettura ravvicinata degli albi della serie.
Sul Chiave: a me piace di più su Morgan Lost (che continuo a seguire) che su Dylan, figurati.
Il fatto è che il suo Dylan non mi convinceva, se affiancato a quello di Sclavi, così come non mi convincevano le sue trame se confrontate con quelle di Sclavi. Era il confronto che lo fregava.