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SEMPRE DI SPOLIER FERENDO[…]
Come già detto prima, la storia non è proprio malaccio, e coinvolge parecchio a marce spedite nell’evolversi delle vicende. Si vede che la Barbato sa snodare col fiatone la sceneggiatura (v. eco dei media), specie quando i dialoghi QUASI sempre ci prendono. E Bloch+Jenkins+Carpenter sono bene confezionati in character
.
Ma le cose positive per me finiscono qui. Le sciagurataggini in serie non mancano, invece:
Item#1 Tanto per cominciare la sequenza inziale (pp.5-7) è tanto fumo (di paraffina) per nulla. Serve per creare un grande punto interrogativo nella testa del lettore, che smania di sapere di che minchia stiano battibeccando Dylan e Carpenter come due comari. E in questo ci riesce. Peccato che a lettura completata dell’albo si mettano in luce una serie di castronate che non c’entrano nulla col contesto della situazione.
Che razzo di senso ha per Dylan a quel punto delle indagini rinfacciare in cagnesco a Carpenter “avrai quello che meriti”
E che altro strarazzo di motivo ha Carpenter per bofonchiare “avrò quello che voglio”, quando di certo in cuor suo non sta cercando indizi ulteriori per imputtanare Bloch, ma al massimo attenuanti per farlo assolvere/ridurre l’imputazione di un dossier già preconfezionato dai bastardi dei piani alti, e di sicuro Dylan non gliele farebbe venir meno? Come sempre la logica a passeggio con le passeggiatrici per immolarla in nome di un siparietto caneVsgatto stile Hanna&Barbeturica.
Senza contare l’insopportabile esistenzialismo filosofante da damerino spiantato del Nostro, che comincia a piagnucolare “nemmeno io so chi sono io… una vita da riempire…il lato oscuro, etc.”. Spero fosse ironico, ma avrei dei seri dubbi…
Item#2 Alla trasformazione di Mrs Hyde Rakim, che da professionista posata di polso passa in un nanosecondo (per rabbia da loveaffair adultero non-consumato)…. a schiumante isterica digrigna-denti in modo fantoccesco, manco Fracchia nei panni della Belva Umana potrebbe conferire maggiore credibilità. A me, a differenza di altri, il personaggio non è mai stato particolarmente antipatico, ma ridotto a queste uscite pupazzesche per il bene di qualche scenetta di contorno in nome del sensazionalismo da continuity “tifaròvederechisonoiotunonmiconosci” ce ne passa. Come buttare tre anni di caratterizzazione nel cesso per accorgersi che poi non funziona lo scarico onde defluire con dignità
Item#3 Parliamo di uno pseudo-giallo con ripercussioni legali. Evabbeh, nada sovrannaturale, mystero et similia. Accontentiamoci di Dylan(+Bloch) nei panni di vittima incastrata, e scopriamo chi lo vuole nel gabbione, o peggio, e come se la caverà. Bien, a parte che non ci sono altri sospetti possibili oltre Gorman, quindi l’esito è più che telefonato, tutto il costrutto di avvelenamenti ed indagini fa acqua come uno scolapasta innaffiato al napalm.
Un colabrodo logico di ardua fattura, per l’ennesima offesa nei confronti del lettore che dovrebbe rispondere con un #380bis (ACCA’)
NESSUNO E’ DEFICIENTE. A parte i semplici “
vabbeh, sò fumetti”, come per l’impianto accusatorio che ritiene Dylan così fesso da lasciare prove tanto evidenti mentre pensa di arenare il caso Bloch col semplice accoppaggio di Carpenter – come se altri non potessero proseguire le indagini una volta avvelenato il bisonte - ci sono vere e proprie incongruenze nei fatti rappresentati ai limiti di qualsiasi tolleranza. Tipo l’avvelenamento sincronizzato ad orologeria della vecha carampunka fattucchiera: come diamine sapevano che avrebbe toccato quelle banconote intrise di veleno (p.40) solo dopo l’interrogatorio? Non si vede un fattorino appena arrivato per la consegna della mazzetta, mentre le foto per farle memorizzare l’aspetto di Dylan già erano nel cassetto
.
Bloch che sostiene davanti a Gorman con la faccia più tostamente candida del multiverso (in tono serio, occorre dire) dopo trent’anni di reati vari per coprire Dylan che “
nemmeno una volta l’ho fatto infrangendo la legge” come se finora avessimo letto nantro fumetto
. La polizia che dovrebbe subito ri-arrestare Dylan fresco di cauzione soltanto perché Groucho è stramazzato per terra in casa sua in preda a nonsisacosa, sigaro compreso (pp.64-67). L’aggiunta di un bobby dei tanti avvelenato per fare numero e prestarsi ai deliri di Gorman di fronte ai colleghi (p.69), cosa che tocca anche al povero Jenkins durante il tea break con nantra sincronia da Looney Tunes (p.78). E non ho capito neanche cosa ci faccia quella
macchia buttata lì sul parabrezza di Carpenter a pagina 26: emorroidi di piccione nei paraggi?
Carrambata da nostalgica canaglia - alias carenza d’idee con occhiolino per aficionados – grazie ad
Uskebas… ehhm, un libro avvelenato
à la Umberto Eco che torna dopo una trentina d’anni – con tutta l’inutile paraculata (pp.89-91) da scen(eggiat)a madronale sul potersi ancora contaminare col “male oscuro” dell’incartamento, quando già sappiamo che il veleno agisce esclusivamente per piccole dosi quotidiane ripetute (p.85), ed infatti subito dopo il tocco di Gorman sia Dylan che Bloch raccolgono a mani nude i fogli senza intossicarsi… rimuginando stile Scemo&+Scemo (sotto valium) sulla presunta immunità di Gorman
.
#Item 4 …ecco poi, Gorman. In
Anime Prigioniere lo ricordo come un personaggio cazzuto, laconico, sangue algido, asciutto, stile uomo-ombra, da fantaspionaggio. Mentre qui ciarla e ciarla, sminuzza casistiche e pastoje legali come un leguleio bisbetico, rinfaccia in modo pleonastico sospetti che lui stesso ha costruito, elabora un fumoso piano che dire ta(ba)rocco è poco, cerca l’antipatia petulando in modi infantili, sbraca in meschino picchiatore capriccioso, continuando con la tiritera del suo dovere. In pratica come riesumare affossando un personaggio nato da buone premesse, traslato nella figura di un mortacciodesonno. Non ajuta neanche
Saudelli ritraendolo come un topetto omunculoide rigonfio di spucchia, mentre quello di Stano era trenta volte più cool ed asettico, forse anche troppo simile a John Ghost come fisionomia. Da un certo punto in poi si lascia andare anche a ripetute farneticazioni – pro continuity? Muah… - esaltate (o ipocrite) sulla violenza della menzogna, Dylan=Il Male, siete tutti impostori, non meritate quello che avete, buonisti assassini della società… che a me sinceramente sembrano quasi tutte vaccate a raffica messe per giustificare i suoi raptus o altri gombloddi di fondo, alludendo a ciò che ri-sentiremo chissà quando per far quadrare i tasselli di un mosaico a tuttotondo, nel senso di presa in giro... e circolare
.
Qualcosa torna: tempo fa
(stra)parlai con l’esimio Papercop di una mia innocente ipotesi sul fronte del conflitto futuro e del ruolo di Dylan nei maneggi di JG. E forse invece di incastrare il Nostro in queste beghe legali collaterali, sarebbe ora di incastrare a dovere i pezzi di questa sedisaccente macrotrama, prima che le nostre macro-palle ormai rigonfie vengano castrate da annate di premesse onanizzanti
.
SCAGLI IL PRIMO ALOHA CHI NON E’ COLPEVOLE,
MA CON L’ALTRA MANO