Cravenroad7

Rrobbeeee, non ti curar di loro ma di Dylan che qui sono tutti partigiani haterosessuali. L'albo come sempre è bellisssimisssimooooo, Angela Baraldi è stata bravisssimisssimaaaaaa a scrivere la sceneggiatura sul pc con le unghie lunghe laccate di nero e Mari ha disegnato i personaggi tutti uguali perché l'apparenza, come il successo, non contaaaaa!!!!!!!
Avanti cosììììììì!!!!!!!!! fase 3...4....5....!!!!!!!!

Ps mi piacerebbe leggere una storia del passato di Groucho quando era un rapper del ghetto ebraico di londra, magari scritta da Bello Figo, che su youtube ha miliardi di seguaci e spakka di brutto. Sai quanti lettori porterebbe sulla testata!!! in fondo anche Dylan "non paga afitto"

Mi ero completamente dimenticato che gli hanno regalato casa

E comunque avrebbe anche votato contro la Brexit, insieme a Soros e John Ghost

E come riuscite a capire se è piaciuto a questo pubblico più ampio?
Spero non vi basiate su recensioni partigiane di blogger o sui commenti presenti nella pagina ufficiale di DD su facebook (che poi fra l' altro anche lì ho letto più critiche che elogi).

Meno male che a qualcuno è piaciuto. Buon per loro. Spero anche sia gente che lo compra Dylan.

Una volta Tiziano Sclavi creò un personaggio dal passato incerto, Dylan Dog. Accenni vaghi al padre, a un passato di Xabaras, fino al numero 100 che non spiegava molto anzi, lasciava ulteriori interrogativi. Ora Barbara Baraldi, nella nuova gestione Recchioni, si prende la briga anche di creare un passato inedito di Dylan.
E così abbiamo Dylan Dog pr di un gruppo glam-rock. Ovviamente ci sono incongruenze dovute comunque a un personaggio che da 30 anni ha 33/35 anni, ma quelle abbondano, com'è ovvio, nella serie. Quindi prima di entrare in polizia, c'è stato un Dylan new wave. Nel numero 100 Dylan entrava direttamente a 18 anni in polizia e vestiva da allora con giacca nera, camicia rossa, jeans e clarks (dal mitico incontro del '78 con Martin Mystere).
La Baraldi crea un personaggio che, per look, non è Dylan. Non è quantomeno il mio Dylan, quello creato da Sclavi e utilizzato con i personali eccessi da Chiaverotti, Ruju, Barbato (lei più degli altri), Manfredi, Faraci, Enna e ultimo Recchioni. Qui si passa di un bel po' il limite.
Il Dylan che fa da manager a un gruppo pseudo Guns 'n' Roses stride troppo con i 30 anni di storia del nostro indagatore. Anche se la spruzzata di elementi un po' buonisti "alla Dylan" l'autrice ce li mette.
La storia in sé è scontata e non emozionante per giunta. Pure Nicola Mari l'ho trovato fuori forma, specie nelle vignette della ragazza che strappa i piercing al compagno.
Non male la copertina di Cavenago. Lui ha ingranato, anche se il Dylan Glam si deve purtroppo adeguare all'albo.
"Gli anni selvaggi" fanno davvero rimpiangere gli anni migliori, quelli dove Dylan ci provava inacidito con Marina a Moonlight. Altri tempi, altro Dylan. Ma forse sono io che invecchio e non capisco.

Ma questo è un evento, bisogna festeggiare
Finalmente ilMaLe si è messo in pari con le recensioni rispetto al mese d'uscita, e non ci viene più dietro a ruota d'archivio! Bisogna battere il ferro finché è caldo...

...disse la tizia della lavanderia senza corrente.

SYNCHROALOHA

Chi dissente è minoranza, ai più piace.
Questo Dylan strizza l'occhio alle nuove generazioni, peccato che chi compra sono i lettori storici...storia dannosa.

io non sarei così netto, voglio dire: anche fosse vero che una storia come quella della Baraldi è rivolta ai più giovani (sebbene io dubiti che i più giovani provino appeal per riferimenti a Sex Pistols, Motley Crue, Ramones, Cobain e Guns'n'roses) è pur vero che i lettori storici non vengono affatto trascurati, insomma, Sclavi sta mettendo carne a cuocere, oggi esce un Ambrosini che, se sulla falsariga de "una nuova vita" dubito fortemente indirizzato alle giovani leve. daje!

Questo è l'equivoco di fondo dell'albo. Come diceva Granger non so quante pagine fa, non puoi concepire l'arruffianata di strizzare l'occhio ai giovinetti attuali mettendo in ballo le icone musicali delle loro zie 30/40enni ex-sbandate. O peggio ancora, delle loro mamme riconvertite al radicalborghese .

Il progetto era fallato in origine, lasciando perdere la storia in sé che risulta ad ogni modo una delle più grosse vaccate concepite negli ultimi 5 anni. Rileggendolo, oltre al tentativo pezzarculo di gasare il solito hype con richiamo al notizione/riconcezione della giovinezza dylaniata, mi è sembrato un ennesimo episodio autostimolante di solipsismo citazionista, in cui gli autori tentano di condividere compiaciuti le loro personali basi culturali/passioni storiche con chi vuole aggiungersi a questa (mezza)sega collettiva .

JUST 'CAUSE YOU FEEL IT DOESN'T MEAN IT'S THERE (AN ALOHA)

e pensa, caro wolk, che su FB incensano questo baraldalbo e bocciano il nuovo albo del conte!
i nuovi (lettori) che avanzano ci mangerann?!? ma noio teniamo duro vecchi aficionados DYDCR7!!
This is my generation
This is my generation, baby!
Why don’t you all f-fade away?
(Talkin’ ‘bout my generation)
And don’t try to dig what we all s-s-say
(Talkin’ ‘bout my generation)
I’m not trying to cause a big s-s-sensation
(Talkin’ ‘bout my generation)
I’m just talkin’ ‘bout my g-g-g-generation
(Talkin’ ‘bout my generation)
This is my generation
This is my generation, baby!
Why don’t you all f-fade away?
(Talkin’ ‘bout my generation)

A parte il discorso generazionale, voglio vedere quante di queste (supposte, per prescrizione ) nuove leve acquistano tutte le testate che compra un lettore mediamente vecho dello zoccolo duro. Questi non hanno capito che per due lettori novellini instabili che guadagnano (sempre per supposizione, dallo sfintere di nonsisaqualsondaggio paraculo su fb) ne perdono sette di vecchi che sganciavano il doppio. Per non parlare della credibilità.

E se poi questi fantomatici acquirenti preferiscono la Baraldi ad Ambrosini non è che deponga molto bene per il futuro della testata...


ALOHA THE MAN WHO SOLD THE WORLD

anch'io non sarei così netto, però la cosa strana è che da piccolo leggevo le storie di sclavi non censurate , mentre da grande leggo storie per ggiovani con due schizzetti di sangue .
E comunque non posso pensare che una testata si adegui alla mia età , se a 15 anni lo leggevo e mi andava bene , non posso pensare che la testata non sia indirizzata anche ai "nuovi" quindicenni.

Il target di una testata come questa non lo fa l'anagrafica ma il portafoglio.
Conviene allargare l'anagrafica per non stringere il portafoglio, ma se tagli i portafogli più spendaccioni, ahivoglia a viver speranzosi di juveni matricole a venire

AND WE DIE YOUNG
...BY ALOHA

Niente, la Baraldi deve ancora imparare a scrivere.
("Tale e quale A qualcuno", comunque. Le A sono importanti)

Mi è piaciuto molto il discorso della perdita dell'ispirazione. Cosa che interessa la stragrande maggioranza di artisti viventi.
Per molti un punto di non ritorno, per altri un motivo per cercare di spronarsi e trovare nuove forme di linguaggio e di comunicazione per arrivare agli altri o semplicemente per conoscere il nuovo "io" (che nel frattempo è evoluto o anche soltanto cambiato).

Quello che un po' si scontra con la mia voglia di "seguito", di legame, di fil rouge è il fatto che di questo periodo della vita del Nostro (ovviamente) non se n'è mai parlato. Questo fatto dà alla storia un senso di "passato appiccicato" addosso.
Mi sarebbe piaciuto molto che fosse stato un argomento anche solo accennato. Avrebbe trovato un appiglio a cui aggrapparsi.
Ma comunque ripeto, l'albo mi ha colpito positivamente perché mischia due delle mie passioni, la musica e l'horror e lo fa in modo non banale (per il discorso fatto sopra).