Cravenroad7

I miei 100 momenti topici di Dylan Dog: posizione n°17



Dylan garzone in Il Senza Nome gigante n°13.

scenografia teatrale..

Maximum respect per Kramer, ma io non lo metterei così in alto in classifica. Trattasi di storia indubbiamente eccellente, in un certo senso potrebbe essere definita come la vera "storia di Dylan Dog" per il percorso del protagonista e la presa di coscienza finale. La sceneggiatura è tecnicamente perfetta, meno "furba" e più coerente rispetto al temporalmente prossimo "La scelta"; paga un po' l'eccessiva lunghezza. Ottima, superato lo shock di identificarlo solo come colonna del BVZM, la prova di Alessandrini.

Albo che raggiunge la sufficienza ma nulla più, sinceramente sono rimasto un pò deluso, inoltre le 240 pagine le trovo un pò eccessive. Molto buoni i disegni. Voto 6.

E' davvero un bell'albo questo qui. Inizialmente mi ha spiazzato, mi sembrava mancasse un vero fulcro. Poi, via via che la storia si dipana, capisci dove vuole arrivare. Particolarissimo. Nota di merito per Alessandrini, che per disegnare DYD sembra esserci nato: peccato solo che le sue tavole non abbiano nulla da guadagnare dal grande formato.

Storia di grande spessore, ottimamente sceneggiata, godibile, scorrevole, misurata. Direi un albo sulla falsariga de La scelta, ma non solo ed esclusivamente citazionistico.
In ogni caso, 230 pagine non sono facili da gestire e la storia che ne esce è quasi un capolavoro. Senza sbilanciarci come Kramer, si arriva facilmente nella top 30.
Assieme a La dama in nero/Il castello della paura è la miglior storia lunghissima di Dylan Dog. Il confronto con gli altri giganti a storia unica è impietoso (si salva solo I peccatori di Hellborn, anche se probabilmente Faraci si chiede ancora prima di addormentarsi come ha fatto a scrivere un albo così dylaniato. Ah, I love Faraci, ma non su Dylan).
Alessandrini mostruoso. Forse un po' tirato via nel finale, ma per il resto impeccabile.
Non sto neanche a fare spoiler, leggetevelo e basta.

9

Albo davvero particolare e articolato questo "Il senza nome" della Barbato.
Qualcuno l'ha trovato lungo...mah.Personalmente,considerando lo stile narrativo e il modo di raccontare a "spezzoni",non lo ritengo tale.Credo sia un viaggio molto interessante per noi e per Dylan questo approcciare diverse fughe dalla realta' possibili,o potenziali,o ipotetiche.Per poi tornare all'unica,vera certezza.Non si sfugge da se stessi.Si ritorna sempre alla propria natura.
Volutamente citazionista,a volte anche esagerando ma senza uscire dai binari del funzionale...
Mi sembra evidente si tratti di un racconto celebrativo,che a volte va oltre la strizzatina d'occhio al lettore.Anzi,veri e propri richiami e omaggi fighetti.Ricorda molto "La scelta",sempre della Barbato.Ma non disturba.Il Dylan metanarrativo e' sempre un argomento controverso,che puo' piacere come anche no.
E personalmente,quando l'approccio e' questo...quando l'aspetto intimista ed emotivo e' cosi' significativo,ben riuscito,non posso che apprezzare e procedere con una lettura piu' che appagante.E trattandosi di albo molto lungo,non e' una brutta cosa direi.
Disegni di Alessandrini bene,particolari.Non da standing ovation,ma possiamo arrangiare...diciamo cosi'.

A me è piaciuto...però è davvero molto allungato.
Se fosse più sintetico sarebbe ottimo.

Per me uno degli albi più sottovalutati di Dylan Dog. Uno tra i più riusciti del filone "decostruttivista". Magari la Barbato scrivesse ancora con questo trasporto.

Ho riletto ieri questo albo, stimolato da alcuni giudizi molto positivi trovati qui, ma adesso non fatico a capire la scelta di abbandonare il formato "storiona gigante".
Mi spiace per l'amata Paola, ma questo albo è un patchwork di ministorie da color fest legate da un filo di trama esilissimo, da una morale da color fest (non puoi andare contro la tua natura, oh Dylan!) e coronate da un finale confuso in cui appare anche Xabaras, nella maniera più gratuita che ricordi.
Che poi solo le ministorie migliori andrebbero bene su un color fest: alcuni episodi (ad esempio Dylan attore e Dylan critico cinematografico) sono pura melina, nascosta da riferimenti al passato di Dylan, per un facile applauso.
Alcune idee sono carine, e quindi non si raggiunge il nadir di Dov'è Finito Dylan Dog. Ma davvero una delusione.

P.S. mi sono andato a rivedere i titoli degli albi giganti dell'epoca "storiona", e non ricordo assolutamente niente, se non che "La Lunga Notte" mi aveva lasciato una buona impressione. Magari ne rileggo qualcuno.

A gusto personale ti consiglio L'esercito del Male e I peccatori di Hellborn.

La lunga notte è terribile. O almeno è quanto di più lontano mi aspetto di leggere su Dylan Dog.

La Lunga Notte merita una lunga notte di oblio...eterno. Al solo pensare di rileggerla mi viene un misto di irritazione e sonnolenza inarrestabile. Il peggiore Gigante a storia unica, senza dubbio .
I miei preferiti sono Hellborn e quello in topic, ma è un lungo discorso...

UN ALOHA DI NOTTE, LUNGA?

il senza nome
albo a cui sono molto affezionato, anche se in passato ho esagerato con gli elogi, oggi la metto molto più in basso nella mia top100.....
classico soggetto barbatiano in cui un dylan in crisi deve riscoprire sè stesso, come in "...e cenere tornerai" ma con una sceneggiatura molto più ironica
sono quattro/cinque mini-episodi raccontati con vera MAESTRIA, approfittando del largo spazio concesso dal gigante a storia unica
il migliore, a mio avviso, è quello delle sartine, un piccolo capolavoro alla arsenico e vecchi merletti, ma mi piace molto anche il primo nel grand guignol
che mi ha ricordato la famosa commedia di lillo e greg "il mistero dell'assassino misterioso" che esordì sulle scene 4 anni prima
è una riscoperta quasi metafumettistica dell'old boy che abbiamo sempre amato, con tanti omaggi al passato (anche il signore del silenzio, il cane infernale)
il collante tra i vari raccontini è talvolta ottimo (il groucho gastonizzato), talvolta meno riuscito (la fumosa questione del "senza nome" del titolo)
alessandrini forse poco costante, in alcuni momenti ricorda l'ultimo piccatto (il finale fantasy di "il pifferaio magico"), ma è pur sempre alessandrini
se la storia è una goduria e uno spasso lo si deve anche allo stile sornione del papà di martin mystere...
controfinale che si ricollega a "oltre quella porta" e anticipa lo xabaras del ventennale...
copertina bella
CLASSICO

voto 9