Cravenroad7

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 Oggetto del messaggio: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mar dic 08, 2015 8:51 pm 
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Iscritto il: dom dic 06, 2015 9:40 pm
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E' la prima volta che scrivo su un forum di Dylan Dog e mi scuso in anticipo se il mio intervento non è nel posto giusto, e mi scuso anche se le cose che sto per scrivere sono già state dette e ridette pari pari da qualcun altro. Offro la mia riflessione, di fronte ad un momento, quello di Dylan Dog attuale, che oggettivamente è riuscito a scuotere dal torpore anche uno come me.
Leggo Dylan Dog dall'aprile 1989, n. 31, Grand Guignol. Nell'arco di quell'anno, con un mostruoso giro di edicole in cerca di resi, recuperai tutti gli altri albi precedenti.Da quel momento, il Dylan Dog mensile è stato un rito mai mancato in oltre 25 anni di vita.
Premetto una cosa; non sono un nostalgico del Dylan Dog anni '90, e questo non è un intervento in difesa dei bei tempi andati. Certo, anche io ho notato negli anni una forte diminuzione della qualità media degli albi usciti, e il venir meno della mano di Sclavi ha sicuramente modificato Dylan Dog al ribasso rispetto alle eccellenze del primo quindicennio di vita del personaggio.
Ma anche così, il successivo quindicennio non mi ha fatto desistere dall'acquisto, nonostante i troppi albi di cui non ricordo nemmeno il nome, e di fronte ad una sostanziale crisi ispirativa che ha connotato il personaggio dalla seconda metà degli anni 2000 fino alla cosiddetta fase 2.
Poi è arrivato Recchioni. E quando fu fatto l'annuncio, io sapevo già cosa aspettarmi, almeno in linea di massima. Non c'era nessuna nebulosa o dubbio al riguardo. Certo, non sapevamo quali scelte pratiche sarebbero state portate avanti, ma quello che ci aspettava lo avevamo già visto, letto e straletto. E quel che ci aspettava si chiamava "Mater Morbi". Uno degli albi più osannati di tutti i tempi, anche dagli stessi lettori di dylan. Un albo che è piaciuto anche a me, figuriamoci. Solo che non era Dylan Dog. O almeno, era lo stesso Dylan Dog sottoposto agli attuali stress-test che sto leggendo da almeno un anno. Era un Dylan Dog destrutturato e ricostruito dal suo autore, che ne forzava premesse e psicologia per costruirci sopra una affascinante e angosciante non-storia.
Con la fase due, Recchioni ha portato quel Dylan Dog ibridato e il successo riscosso nella serie regolare, e di questo fumetto sta riscrivendo il DNA con modalità impressionanti considerato l'editore per cui lavora, un editore che da sempre si è distinto per prudenza editoriale, occhio alla tradizione e alla conservazione di una linea che da Tex in poi ha creato in Italia il fumetto popolare.
Ho sempre in mente una intervista di qualche tempo fa a Zerocalcare, (autore che apprezzo molto), in cui diceva più o meno questo: "Di fumetti ho letto di tutto, ma proprio di tutto, tranne i Bonelli". E' una affermazione molto importante, questa, perchè traccia una linea divisoria tra i fumetti Bonelli e la restante produzione fumettistica italiana e non. I fumetti Bonelli hanno avuto una impronta marcatamente conservatrice, popolare, legata all'idea di Bonelli padre e poi Bonelli figlio di un fumetto leggibile, seriale, solido, in cui a farla da padrona fosse l'avventura, la storia, senza sovrastrutture, con poco spazio agli esperimenti autoriali o sofisticate invenzioni narrative. Lo stesso Dylan Dog sclaviano, pur essendo un fumetto molto diverso dai Tex o dagli Zagor, o anche dai Martin Mystere, era comunque un fumetto fortemente bonelliano, in cui erano le storie a dominare la scena.
Io credo che la crisi dell'ultimo decennio di Dylan Dog sia dovuta essenzialmente al venir meno di storie apprezzabili da raccontare e che questa crisi ispirativa, questa assenza di buone storie, abbia messo a nudo il canovaccio attorno a cui ruotavano buona parte delle storie di dylan, un canovaccio che all'improvviso è parso risultare noioso, ripetitivo. Ma il problema non era il canovaccio, il problema era l'assenza di storie che valorizzassero l'universo dylaniano.
Ma risollevarsi con la qualità delle storie non è cosa semplice, lo ammetto. Forse, col passare dei tempi, nemmeno un aumento della qualità ti risolleva le vendite, perchè ormai Dylan è passato di moda. Ecco dunque, l'unico modo per far parlare ancora di Dylan è provocarne una rivoluzione che era necessaria forse solo dal punto di vista commerciale, ma non artistico. L'universo dylaniano non soffriva per il reiterarsi del solito canovaccio indagine/aiuto di block/tessera scaduta/spiegone finale, ma perchè non venivano intessute storie degne di nota. Basti pensare all'arrivo della Barbato, che nella sua prima fase risvegliò le storie di dylan che non passava il suo momento più ispirato, e riuscì a infondere nuova linfa senza stravolgere niente. La soluzione attuale è stata quella di mettere dylan in centrifuga, violarne la serialità facendo venir meno un personaggio storico della serie (bloch), e modificare all'improvviso la psicologia di un altro personaggio storico (groucho), introducendo personaggi stereotipati (il nuovo ispettore) o al momento muti e inespressi (la sua aiutante). E, sopratutto, risolvendo il problema della debolezza delle storie dell'ultimo dylan con una soluzione brillante: spostare la centralità della storia, della trama, del suo dipanarsi, verso le attuali non-storie ottimamente sceneggiate e disegnate, ovvero risolvere il problema di assenza di buoni soggetti con sceneggiature che li aggirassero.
Se prima, quando leggevo un pessimo albo, chiudevo il fumetto e mi dicevo: "bah, che storia fiacca, che finale banale, che soggetto poco interessante", adesso quando chiudo un albo mi dico "si vabbè, ma che è successo? qual'era la trama? c'è stata una evoluzione dalle premesse iniziali alla conclusione finale?" e spesso la risposta è no, senza che tra l'altro mi incuriosisca rileggerlo.
Il problema di questa rivoluzione, è che tra le mani abbiamo un fumetto sempre meno bonelliano. e il problema dei problemi è che in Via Buonarroti abbiano dato carta bianca a Recchioni per realizzare tutti questi cambiamenti della serie. Come è stato possibile? Davvero le vendite di Dylan erano così scarse per lanciarsi in questa cosa? Cosa dobbiamo aspettarci domani o tra dieci anni, quando magari un Tex soffrirà in edicola? Che Carson vada in pensione? Che il west bonelliano venga deformato ad uso e consumo delle nuove tendenze? Chi si permetterebbe mai di spostare una virgola della psicologia texiana? E perchè tutto questo è stato concesso per Dylan?
Sia chiaro, non ho alcuna acrimonia verso recchioni, ne leggo il blog e mi risulta interessante molto di quello che fa. Che sia un tipo insopportabile, se lo è, è un problema per chi ci lavora, non certo mio. Lo preferisco come disegnatore, certo, e il suo John Doe mi ha annoiato come pochi fumetti hanno fatto in vita mia. Ma il problema non è Recchioni. E' la libertà che una casa editrice come Bonelli sta dando a Recchioni di destrutturare un fumetto che vive da 30 anni secondo regole di scrittura che prima di adesso non erano state violate in questo modo. Bloch in pensione? Era così necessario mandare a coltivare fiori un personaggio che in trentanni era stato faticosamente costruito e modellato fino a restituirci una delle spalle più riuscite dell'intero universo bonelliano?
Per cosa poi? Per leggere l'ultimo albo, "in fondo al male", e trovare le conferme a questa nuova linea editoriale? Un albo dove la storia è piatta, se non inesistente, dove i passaggi narrativi sono veloci e incongruenti, e dove domina l'effetto visivo, l'atmosfera di fondo, le sensazioni e le impressioni, ma dove alla fine ti chiedi cosa è successo che valesse la pena di leggere 100 pagine?
Questo non è Dylan Dog. Se nella mia vita, e richiamo Zerocalcare, ho scelto di leggere Tex, Dylan e non altro, è perchè ho sempre apprezzato il valore della semplicità del fumetto popolare, della serialità, della conservazione di personaggi e universi. Altrimenti avrei comprato e letto altro.
Con Dylan Dog la Bonelli ha inaugurato un precedente che mi preoccupa. In passato, se c'erano problemi di vendite, la Bonelli non rimediava mandando il personaggio in lavatrice: cercava di risolvere il problema editoriale, se c'era, ma coerentemente con la storia del personaggio. male che andasse, il fumetto chiudeva (e di chiusure dolorose ed eccellenti ne ho passate, Magico Vento in primis). Ma Dylan Dog forse è una roba troppo grossa per chiudere ("too big to fail?"), o forse la Bonelli sta cambiando.
Quello che so, per concludere, è che se il futuro di Dylan Dog è quello dell'ultimo albo, avrei preferito che chiudesse. Perchè l'affetto sta lasciando il passo alla tristezza, quando apro l'albo e non ne riconosco più i tratti distintivi di trentanni passati assieme.
Non disprezzo il lavoro attuale, nè lo ritengo un pessimo lavoro. Ma sta andando in una direzione che non mi piace, e che in Bonelli non si è mai vista, tutto qui. Ed è una direzione che, soprattutto, non mi interessa. E che se verrà consolidata, mi vedrà molto probabilmente mollare il colpo tra non molto.
Vi ringrazio per avermi letto sin qui.


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mar dic 08, 2015 9:09 pm 
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Iscritto il: mar feb 03, 2015 10:01 pm
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Bellissimo.

Cioè, terribile. Ma bellissimo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mar dic 08, 2015 9:21 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
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:cry:
Cita:
Quello che so, per concludere, è che se il futuro di Dylan Dog è quello dell'ultimo albo, avrei preferito che chiudesse. Perchè l'affetto sta lasciando il passo alla tristezza, quando apro l'albo e non ne riconosco più i tratti distintivi di trentanni passati assieme.

Condivido.

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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mar dic 08, 2015 11:23 pm 
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Iscritto il: ven mar 18, 2005 12:15 pm
Messaggi: 12588
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Bellissimo post.

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È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 1:37 am 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
Messaggi: 2562
IMO
Il Dylan Dog di Sclavi era un Bonelli eccelso.
Il Dylan Dog di Chiaverotti era un Bonelli sopra la media.
Il Dylan Dog di Ruju e quello di Gualdoni era un Bonelli nella media.
Il Dylan Dog di Recchioni non è un Bonelli. E non è neppure Dylan Dog.
Non per nulla è stato ribattezzato Dylan Doe. ;)

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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 12:31 pm 
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Iscritto il: mer ott 30, 2013 9:02 pm
Messaggi: 4173
Località: Macondo
Cita:
Il Dylan Dog di Ruju e quello di Gualdoni era un Bonelli nella media.

Non allarghiamoci :mrgreen:

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Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie o mantenermi vivo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 12:37 pm 
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zanzisap ha scritto:
Lo preferisco come disegnatore
Colpo basso.

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l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 12:37 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
Messaggi: 2562
leonearmato ha scritto:
Cita:
Il Dylan Dog di Ruju e quello di Gualdoni era un Bonelli nella media.

Non allarghiamoci :mrgreen:

Magari non nella media alta... :D diciamo una canadese :D

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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 1:05 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Località: Corbetta
Un bellissimo post. Non mi vede d'accordo su alcune cose ma è evidentemente ben scritto e "passionale".
Credo che,come ho specificato molte volte, tanto che credo che molti in questi forum ne abbiano abbastanza di leggermi, siamo un po’ noi a essere cambiati. La lettura di un fumetto a 20 anni o a 40 anni è profondamente diversa prima di tutto perché cambiamo noi (e non solo DD che comunque ha cambiato).

Cambiano le nostre aspettative, cambia il fatto che abbiamo più esperienza perché abbiamo letto più fumetti e più romanzi. E questi sono i cambiamenti minori.
Per quanto riguarda i temi hai ragione. Oggi come oggi sembra vada di moda raccontare un Dylan più intimista, più in ascolto sui suoi incubi che sugli incubi degli altri. Non so se questo sia una questione di tempo in cui viviamo e di autori. E’ evidente ad esempio che rispetto agli anni 80 e 90 i temi della paura rispetto a un 2015 sono cambiati. Ad esempio il tema della “schiavitù” da smartphone presenti in “Al servizio del Caos” negli anni 90 non aveva senso venisse trattato.

Per quanto riguarda la qualità delle storie definita come intreccio non vedo grandi differenze rispetto al passato. Non mi sembra che le storie dei primi 100 numeri avessero chissà che intrecci o fossero chissà quali storie. E’ cambiato il modo di raccontarle. E il modo lo dà l’autore. E’ evidente che Sclavi avesse un modo di raccontare tutto suo profondamente diverso da quello degli altri (diverso non migliore ne peggiore). La Barbato ha un suo stile, Recchioni ha un suo stile, Gualdoni ha un suo stile. E sono felice che oggi si punti a non imitare Sclavi ma trovare nuovi modi di raccontare l’orrore attraverso le lenti che ogni autore possiede.

Dipintendo: Gualdoni Bonelli nella media?? Cosa hai fumato :-) ? Anzi, prima di mettere dubbi sulle sostanze da te utilizzate nel weekend lungo, ti chiedo che cosa intendi con Bonelli?

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 2:47 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
Messaggi: 2562
alemans123 ha scritto:
Dipintendo: Gualdoni Bonelli nella media?? Cosa hai fumato :-) ? Anzi, prima di mettere dubbi sulle sostanze da te utilizzate nel weekend lungo, ti chiedo che cosa intendi con Bonelli?

Fai tu. Il calvario è una delle ultime storie piacevoli che ricordo sulla regolare, sciopero generale una delle poche che salvo degli ultimi maxi e la breve di Gualdoni l'unica cosa che salvava il magazine. :wink:
Penso che una delle poche operazioni riuscite della fase Dylan Doe 2.0 sia stata quella di screditare un bravo autore.
Per carità, Gualdoni scritto anche storie bruttine, ma finora non ho visto autori infallibili. Soprattutto su Dylan Dog.
Per me è nella media. Insieme a tanti altri, Recchioni compreso.
Sopra la media ci piazzo Berardi, Boselli, Manfredi, Burattini e qualcun altro...imo per me loro sono dei maestri.
In che senso cosa intendo per Bonelli? :o
La casa editrice che pubblica Dylan Dog si chiama così. :roll:

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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 3:35 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
Messaggi: 991
Località: Corbetta
Stai però parlando di albi di Gualdoni pubblicati durante l’era Recchioni. Lungi da me dire che storie come il Calvario e La Bomba siano buone per la revisione che c’era in atto in quel periodo, però molti a quell’epoca lo dissero. La verità credo stia sempre nel mezzo. Cioè che quelle storie di Gualdoni fossero già molto belle e probabilmente ritoccate nei dialoghi furono rese ancora migliori.
Però non possiamo dimenticare che fu proprio sotto la gestione Gualdoni che videro alla luce albi come Blacky, Nella testa del Killer, Il baule delle meraviglie e altri veramente bruttini. Il mio giudizio critico più che su Gualdoni autore va sul Gualdoni curatore. In quell’epoca il personaggio di Dylan era un moralizzatore anche piuttosto scassa palle :-) . Poi ci furono i grandi albi, sia chiaro.

Non capisco allora perché il Dylan di Recchioni non sia un Bonelli secondo te. Mi pare che anche questi albi di DD siano editi dalla Bonelli.
Non so te ma credo che in molti volevano un DD diverso da quello presente nell'era Gualdoni.

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Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 5:11 pm 
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Iscritto il: lun mar 07, 2011 5:16 pm
Messaggi: 4484
Benvenuto zanzisap! Bel post, questo riassume il mio pensiero attuale sul dd degli ultimi tempi:
zanzisap ha scritto:
Io credo che la crisi dell'ultimo decennio di Dylan Dog sia dovuta essenzialmente al venir meno di storie apprezzabili da raccontare e che questa crisi ispirativa, questa assenza di buone storie, abbia messo a nudo il canovaccio attorno a cui ruotavano buona parte delle storie di dylan, un canovaccio che all'improvviso è parso risultare noioso, ripetitivo. Ma il problema non era il canovaccio, il problema era l'assenza di storie che valorizzassero l'universo dylaniano.

Non c'era bisogno di mandare in pensione Bloch o di razionalizzare Groucho, bastava scrivere buone storie.

_________________
Vai, allora, ci sono altri mondi oltre a questo.

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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 5:52 pm 
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Iscritto il: ven giu 12, 2015 7:29 pm
Messaggi: 2148
mi trovo a convidivedere praticamente tutto di questo post, soprattutto, ahime, la parte
zanzisap ha scritto:
nonostante i troppi albi di cui non ricordo nemmeno il nome


per quanto riguarda:
raffa ha scritto:
Non c'era bisogno di mandare in pensione Bloch o di razionalizzare Groucho, bastava scrivere buone storie.


direi che è il pensiero comune di tutti i lettori, evidentemente non avevano le buone storie e hanno trovato soluzioni alternative, purtroppo... :(

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Regola numero uno: I commenti non rispecchiano l'andamento dei voti.
Regola numero due: Il 6 è un voto contemporaneamente positivo, negativo e neutro.


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 6:26 pm 
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Iscritto il: gio mag 22, 2014 11:07 am
Messaggi: 156
Non si può continuare a leggere un albo e conforntarlo con Memorie dall'invisibile. L'era Sclavi è finita, è stata ottima, ma è finita, ora c'è il presente ed il futuro. Chi cerca quel mondo non può trovarlo perchè non esiste più. E' come cercare negli One Direction l'emozioni provate per i Depeche Mode, è impossibile!
In più siamo in un'epoca dove l'horror è ormai un genere di nicchia, quindi è logico che dei produttori come la Bonelli pensino di modificare lo stile dei suoi fumetti per arrivare alle masse.
Dylan sta prendendo il ritmo di una serie televisiva con ricorrenti modifiche e ritorni al passato, lui rimane l'elemento fisso ed il mondo gli varia intorno. Penso che dopo 30 anni questo sia inevitabile, esattamente come avviene nei telefilm che dopo le prime stagioni.


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 Oggetto del messaggio: Re: Riflessioni di un dylaniato quarantenne
MessaggioInviato: mer dic 09, 2015 7:02 pm 
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Iscritto il: sab dic 28, 2013 7:16 pm
Messaggi: 2544
Località: Noland
raffa ha scritto:
Benvenuto zanzisap! Bel post, questo riassume il mio pensiero attuale sul dd degli ultimi tempi:
zanzisap ha scritto:
Io credo che la crisi dell'ultimo decennio di Dylan Dog sia dovuta essenzialmente al venir meno di storie apprezzabili da raccontare e che questa crisi ispirativa, questa assenza di buone storie, abbia messo a nudo il canovaccio attorno a cui ruotavano buona parte delle storie di dylan, un canovaccio che all'improvviso è parso risultare noioso, ripetitivo. Ma il problema non era il canovaccio, il problema era l'assenza di storie che valorizzassero l'universo dylaniano.

Non c'era bisogno di mandare in pensione Bloch o di razionalizzare Groucho, bastava scrivere buone storie.


E' sempre stato anche il mio di pensiero. Per questo mi ritenevo piuttosto soddisfatto della fase 1 (scelta e supervisione per migliorare il prodotto canonico) che avrebbe potuto essere una buona base di partenza. Puntare (richiamare anche) su alcuni autori, una curatela e supervisione capaci di scegliere storie con potenziale e scartare quelle banali o ripetitive, lavoro sui dialoghi e sui personaggi, ecc.
Con la qualità pian piano sarebbe tornata anche una discreta percentuale di vecchi lettori.
Ma si è scelta un'altra strada, quella dello stravolgimento ad effetto, anche per guadagnarne di nuovi e si vedrà nel giro di qualche anno (per ora è forse ancora presto) a cosa porterà a livello di copie vendute regolarmente, che poi è quello che interessa ovviamente ad una casa editrice.


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