Cravenroad7

[G]Dylan Dog 332 - Destinato alla terra[/G], di De Nardo e Dell'Uomo.
Sono stupito. Mediamente, in rete è stato un albo discretamente apprezzato. Mi discosto: l'ho trovato brutto, salvato parzialmente solo da una sottotrama, su cui mi focalizzerò dopo.
Intanto parto dall'inizio: la copertina è quella che mi è piaciuta meno da quando è iniziata la fase 1. Non c'entra un cazzo di niente con la storia, come diverse tra le precedenti, ma nel contempo ha un'aria più classica con cui la puntinatura attuale stona. Insomma: non è né carne né pesce.
Disegni: anche qui ho letto pareri opposti al mio, ma ritengo la prova di Dell'Uomo dignitosa, forse in leggera salita rispetto al suo lavoro precedente. Ho trovato il suo stile assai retro, tuttavia non malvagio.
La storia, invece, non mi sarebbe proprio piaciuta, se non ci fosse stato il personaggio di Carter e ciò che si trascina dietro.
Partiamo dall'intreccio base: si tratta di una storia poliziesca orrorifica come centinaia di altre in Dylan. E già la prima di queste aveva rotto il cazzo. Dylan non è un investigatore canonico. Abbastanza logico che s'interessasse del caso di un morto che gli aveva rubato le generalità, ma l'evoluzione orrorifica è gratuita e serve solo a giustificare il plot, adattandolo ad un protagonista che per contratto deve aver nelle sue avventure qualcosa di paranormale.
Quanto alla suddetta giustificazione horror (SPOILER: l'antropomanzia), è talmente risibile ed esile da risultar banale anche se mai citata precedentemente nella serie (a mia memoria).
Passiamo al personaggio: De Nardo spesso ha ciccato il personaggio, specie nelle sue molte prove iniziali. Di recente ha cominciato a inquadrare meglio Dylan, ma qui non ci siamo lo stesso: capita nell'indagine per caso (Bloch che lo abbraccia e gli spiega tutto), viene salvato una prima volta da Carter, si fa fregare come un pollo dai due cattivoni e nel finale addirittura i dei ex machina sono due!!! Un Dylan che non si può dire immobile, certo, ma che è molto vittima degli eventi. Meglio, invece, l'interazione tra Dylan e Bloch.
Andiamo su Carter: diversi hanno dichiarato che finalmente in Dylan c'era un personaggio femminile vero. Osserviamone le caratteristiche: Carter è fragile, volubile, gelosissima, emotiva al punto che viene da chiedersi se i poliziotti di Scotland Yard debbano superare un esame psicologico o no, perché a quella io una pistola in mano non la darei (anche se dimostra di saperla usare parecchio bene). E poi, Carter l'infedele, Carter la bugiarda e Carter che brava la sicurezza tra le braccia di Dylan. Molte delle caratteristiche che connotano questo personaggio sono difetti e sono tipici cliché femminili. Non che siano implausibili, anzi, è un personaggio che comunque presenta più dettagli del solito, ma certo Carter mi sembra il compendio di una donna descritto dalla mente di un uomo.
E così accade che l'andazzo tipico di un albo dylaniato, venga in parte sovvertito: qui non abbiamo il "finale ad minchiam", presente in mille altre storie, ma solo perché il canovaccio principale non completa l'avventura e si lascia depositare sopra quelle pagine finali che ritengo esser a mio avviso le migliori, per la dinamica tra personaggi che descrivono. Ma il fatto che il boccone sia sceso in gola con piacere non mi toglie la sensazione amara che mi ha dato in bocca.