Buonasera a tutti. A distanza di 25 anni dalla prima lettura approfitto del forum e dei suoi contenuti preziosi per una rilettura intensiva dei primi 100 numeri (magari con qualche escursione nel meglio delle decadi successive che sono certo mi aiuterete a individuare). Non sono un esperto di fumetti: la mia sarà la rilettura viscerale di chi ha scoperto la creatura di Sclavi a 10 anni (n.36, Incubo di una notte di mezza estate) e ha vissuto il fenomeno nel suo periodo d'oro (1990/1991) come una febbre, un nutrimento, cavalcando la prima gloriosa ristampa per poi abbandonarlo totalmente nel corso del '93. Mi sono ahimè sbarazzato quasi immediatamente della collezione e solo da qualche tempo ho sentito di nuovo il richiamo, l'orrendo richiamo.
Culturalmente riconosco a Dylan Dog un'importanza cruciale. I primi tre Almanacchi poi hanno colonizzato la mia attenzione di ragazzino, indicandomi tutte le ramificazioni, le declinazioni dell'orrore in musica, cinema e letteratura, assecondando una passione innata. A Clive Barker e Ramsey Campbell ci arrivai grazie a Dylan, per dire.
La mia vuole essere una specie di indagine emotiva, e se arriverò a dare valutazioni lo farò da una prospettiva un po' obliqua: non giudicherò tanto il valore degli albi (sceneggiatura, disegni) da lettore critico, quanto la mia reazione di lettore estetico, capace di abbandono, cercando di individuare la fonte del piacere, del godimento barthesiano, in ogni episodio. Ciò che mi interessa in special modo è verificare se la natura seriale, commerciale e pop del prodotto (con tutti i riferimenti ad altre opere, citazioni, ammiccamenti, fusione dei generi) sia o meno un ostacolo al sentimento del Perturbante, cuore pulsante di ogni grande epopea dell'orrore.
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