Cravenroad7

il tipo non è avvezzo a uccidere e lo dimostra a dylan stesso.

questa storia IMO è un capolavoro, una delle mie preferite della Barbato, agghiacciante e geniale sebbene non venga torto un solo collo, il che fa pensare ad un effettivo grado di perfezione raggiunto dalla sceneggiatrice in questa occasione. Peccato che Freghieri non sia all'altezza del capolavoro, comunque se la cava.

Sono d'accordo con la maggior parte dei commenti, a me i disegni invece sono piaciuti molto! ma soprattutto i personaggi di contorno sono usciti fuori con grande completezza e molto vivi, nonostante ad alcuni siano stati dedicati pochi tocchi, complimenti agli autori! bellissimo il finale e molto bene orchestrato il personaggio di Adele, anche se c'è una grave incongruenza, visto che x la polizia risulta scomparsa una persona diversa. . . comunque mi è piaciuto moltissimo.

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Il prezzo della morte, mensile n°189, giugno 2002

Testi di Paola Barbato
Disegni di Giovanni Freghieri

Serial killer. Ancora una volta Dylan se la deve vedere con uno spietato serial killer che uccide donne sole e fa sparire i loro corpi. Un caso per niente paranormale e fin troppo semplice da risolvere; ma il quinto senso e mezzo di Dylan gli suggerisce che la soluzione non è sempre semplice come si crede.

Il Capolavoro della Barbato sovrastato solo da Il Senza Nome che è la Storia di DyD. Come altri del periodo vanificato dalle scialbe linee di Freghieri lungi da qualunque top20 al pari di delitti della mantide e retorica! La Donna narrata da una donna è fuoco pur lento, morto, vivo o rigenerato nel ghiaccio della Groenlandia anzichè in quello dei marciapiedi di Londra2000. La logica di un serial killer che è carnefice morale (alias Montero) e vittima materiale e di un complotto patinato da dietro il vetro di un interdetto maggiolino, conosce e riscopre il ribolirre di dramma e passione.

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Dylan groenlandese in Il prezzo della morte n°189.

La storia in se è riuscitissima, Paola Barbato riesce a costruire con le sue solite strategie un soggetto intricato interessante accompagnato da un' ottima sceneggiatura. Il personaggio del Serial Killer è riuscitissimo e fra i migliori mai creati sulla testata, sicuramente anche uno dei più simaptici nella sua deficienza fisica. Un uomo e sette donna che fuggono dalla relatà in cui vivono, una fuga verso un mondo lontano che in se è molto migliore rispetto a quella scritta da sclavi con il numero 140.
E' penalizzata a causa di freghieri, a causa del freghieri più svogliato della storia. Più bianco che nero

Sono d'accordo con chi sostiene che Freghieri qui non si sia sprecato più di tanto...

Ed è un peccato perchè Il prezzo della morte è una grande storia, pur non arrivando secondo me al livello del capolavoro..

Mi ricordo che alla prima lettura mi piacque, ma nulla di che....mentre nelle letture successive mi è piaciuta sempre più..

Soluzione finale assolutamente accettabile..caratterizzazione dei personaggi ottima..

Solito spiegone lungo della Barbato, qui non nuoce...anzi...

Bellissima storia, solita Barbato, sempre (anzi quasi sempre) garanzia di qualità medio-alta (altissima in certi casi). Giallo costruito alla perfezione, coinvolgente, con un ottima sceneggiatura, personaggi (in primis quello del killer) davvero ben caratterizzati e molto riusciti. L'intreccio funziona benissimo, il finale poi l'ho trovato eccellente. Punto debole i comunque accettabili disegni di Freghieri, autore di prove di ben altro spessore. Molto,molto bella.

Il prezzo della morte....è 2 euro e 7 centesimi.

Storia molto profonda

per me un capolavoro. da top 20.

Non sono d'accordo con tutte queste critiche a Freghieri; questa non è certo da annoverare tra le sue prove migliori, anzi, ma ci sono degli sprazzi di assoluto pregio, almeno per quelli che sono i miei gusti personali, in lieve crescendo nella parte finale. Stupenda è imho la vignetta grande a pag. 96.
Sui testi invece ben poco da eccepire, Barbato riesce a confezionare un thriller con meccanismi perfetti, con un assassino seriale, sei vittime e.. nessun omicidio. Eppure tutto risulta credibile e l'intuizione di Dylan sulla risoluzione dell'enigma, da molti ritenuta il tallone d'achille della sceneggiatura, è affidata al sogno del teatro delle Marionette. Scricchiola un poì sì con il suo ampio ricorso al quinto senso e mezzo virgola 3/4, ma tiene anche perché c'è chi, come Chiaverotti, ci ha costruito una carriera dylaniata. Rimane però ancora il solito difetto del maxi-spiegone da autrice ancora non navigata, ma è uno degli ultimissimi albi di Paola a soffrire di questa sindrome.
Questa sì è una storia dalla parte delle donne, senza tirare in ballo moralismi da 2 soldi, e non "Verso un mondo lontano", come giustamente faceva notare ilvecchio.
Voterò ottimo

Tanto tanto scritta come piaceva (e piace) alla Barbato e abbastanza intricata. Nulla (o quasi) da eccepire. Se non il fatto che non è una storia da Dylan Dog (come diverse altre disegnate da Freghieri, d'altronde). Ma amen. Le critiche ai disegni non le capisco: se avete letto "La terza faccia della medaglia" o "L'esercito del male" questa non può sembrarvi disegnata male.

Uno dei capolavori della Barbato. Di una sensibilità rara.

Ammetto una profonda complessità. Il problema è che tale profonda complessità, annega in parole e parole e parole ( direbbe Mina Mazzini..) sotto le testine disegnate da Freghieri. Che di solito è cosa, per me, appena digeribile. Qui no.