Per la seconda volta consecutiva (dopo lo Speciale), eccomi nel ruolo di gustafeste.
SPOILER vari.
Se, da un lato, non voglio negare la "dylanianità" dello spunto di partenza e del soggetto, quello che non mi è piaciuto è il modo in cui tale soggetto è stato sviluppato. Non che la sceneggiatura sia mal realizzata o che non sia fluida, né scorra tutto sommato piacevolmente fino alla fine, ma l'ho trovata sostanzialmente piatta, fiacca, priva di verve. L'Ambrosini di
Una nuova vita mi ha dato l'idea di essere un autore stanco, forse anche un po' scoraggiato, che è consapevole dei propri mezzi ma che al tempo stesso non se la sente di sfruttarli fino in fondo e si accontenta di giocare sul sicuro (poi magari sbaglio completamente, eh, ma questa è esattamente l'impressione che mi ha lasciato la lettura).
E così si procede con una serie di (suggestive, va detto) situazione "ambrosiniane" snocciolate senza autentica convinzione, che danno vita a una trama che si sviluppa in maniera tutto sommato convenzionale e che non riserva autentici colpi di scena. Specifico che questo non è un vero problema, comunque: è che a parer mio l'insieme è privo di anima, non "smuove", non suscita emozione.
Mi sembrerebbe di far torto ad Ambrosini se considerassi
Una nuova vita all'altezza dei suoi lavori migliori: gli ultimi numeri di Jan Dix, ovvero il top della sua produzione recente, hanno tutto un altro spessore, tutta un'altra carica emotiva, tutta un'altra verve artistica. Ma anche i suoi primi Dylan da sceneggiatore possedevano una vitalità creativa notevolissima e che qui è quasi del tutto assente; stavolta siamo dalle parti di
Effetti collaterali, altra storia che mi aveva lasciato perplesso.
Buono l'aspetto grafico, per quanto traspaia anche da qui una certa svogliatezza: non è certo questo, il migliore Ambrosini.
No Smoking, per dire, è disegnato in maniera assai più convincente. Anche alla luce delle vostre entusiastiche recensioni, dal Conte mi aspettavo molto di più.