Cravenroad7

Mah, l'intervista non mi piace, sia per le domande sia per le risposte.

Queste ultime si commentano da sole, mentre invece dalle domande trapela un'idea talmente codificata di Recchioni (sia su Sclavi sia su quello che fa) che è come se Recchioni "se la suonasse e se la cantasse" da solo. Cioè, l'intervistatore non domanda, sciorina certezze:

"Hai sempre usato ogni strumento che il medium fumetto ti metteva a disposizione, pur di ottenere l'effetto emozionale che ricercavi."

"Sei stato il precursore del sentire degli anni '90 con il loro politically correct e, insieme a Bret Easton Ellis e al suo American Psycho, hai contribuito a scavare la fossa agli anni '80."

"Quando scrivo Dylan Dog, nulla mi toglie di mente che l'elemento più palesemente terrorizzante di tutta la messa in scena sia Groucho, personaggio che, per me, solo in apparenza ricopre il ruolo della tradizionale della spalla comica Bonelli ma che, in realtà, presenta dei lati a dir poco inquietanti."

"appare evidente come tu abbia sempre cercato di stabilire un rapporto molto diretto con i disegnatori con cui ti trovavi a lavorare."

Eccetera.

Di fatto in quest'intervista, come in tutte le altre interviste a Sclavi, di Sclavi e del suo lavoro si parla ben poco. Dylan Dog al solito cannibalizza tutto. C'è solo un piccolo accenno a Dellamorte e genericamente ai romanzi, di tutto il resto della sua produzione non si dice niente. A livello informativo vien detto molto poco, quasi nulla (questo ripeto, sia per l'evidente insofferenza di Sclavi, sia a mio avviso per il genere di domande e il modo in cui sono state poste). In poche parole mi sembra ci sia poca curiosità verso l'intervistato e che da lui, più che altro, si ricerchi soltanto una conferma delle proprie opinioni. Pure è vero che intervistare Sclavi è ostico...

Visto che Roberto interviene alla discussione, spero di essermi espresso in modo corretto senza buttarla sul personale.

Assolutamente.
Anche se a me pare che in tutte le domande ci siano evidenti forme dubitative.
Nel senso: io ho una mia teoria sull'approccio di Tiziano allo scrivere (e allo scrivere Dylan, nello specifico, perché l'intervista su quello verteva) e chiedo conferma a Sclavi (che, puntualmente, smentisce).

Via mail.

Comunque preferisco di gran lunga leggermi un'intervista del genere che le solite banalità disarmanti che puntualmente escono con ogni festeggiamento della testata.
Sì poi son d'accordo, è stata un'occasione mancata, ma intervistare Sclavi è veramente cercare di pulirsi il culo coi coriandoli!

La cosa più triste, per me e per chi ci credeva ancora, è che difficilemnte scriverà più.

come al solito, la penso ESATTAMENTE come te.
aggiungerei che la buona salute di una testata non la fanno le interviste, la fanno le storie, e quelle che stanno rovinando la testata non sono quelle intellettualoidi (che pure a volerle criticare, e io non lo farei mai, sono troppo poche), ma le tante storielle riciclate riempitive in cui dylan deve acchiappare l'inutile serial killer di turno, che non hanno niente di bohemien e di intellettuale

Prima di criticare l'intervista rileggetevi quella uscita su XL poco tempo fa. Roba del tipo:cosa collezioni? Quali film ami di più? Ascolti musica? Vuoi bene più alla mamma o al papà? E questa intervista è stata fatta da Luca Raffaelli, non uno a caso, uno che di fumetti ci capisce. E' evidente che la rivista voleva quel tenore di domande perché non ci credo proprio che Raffaelli non riesca a tirare fuori dalla propria cultura questioni più complicate.

L'intervista di rrobe secondo me è stata fatta bene perché a suo modo è un incontro alla pari, una chiacchierata tra colleghi non un'intervista tra un giornalista e un artista. Per questo motivo le sue domande sono articolate, non potevano non esserlo. Le risposte lasciano perplessi proprio perché non altrettanto articolate, ma conoscendo Sclavi non mi aspettavo di più.
Dall'intervista si capisce anche il diverso atteggiamento dei due nei confronti del fumetto: istinto puro quello di Sclavi, che non è mai ricorso a teorie estetiche per giustificare ciò che creava, e puramente intellettuale quello del RRobe, sicuramente più consapevole della teoria su cui si basa la costruzione di un fumetto. Un po' la differenza che potrebbe esistere tra Rimbaud e Eliot, con le dovute differenze del caso

la cosa che mi ha lasciato l'amaro in bocca è questa intervista smentisce la lettera del 300. Sclavi non tornerà a scrivere, non presto almeno.

Sclavi mi piace perché è uno che fa le cose bene: ci mette l'anima, ma ragiona come un gretto imprenditore.

Dalle sue risposte sembra che equipari Dylan Dog alla Coca Cola: "deve creare affezione e direi perfino assuefazione nel lettore" (bevitore); "Della fama m’importa poco o niente, ma dello sfruttamento commerciale sì, i soldi sono importanti."

Che prima ci pensavo e effettivamente Dylan Dog è un po' come la Coca Cola:
ha esordito come lattina d'alluminio da distributore automatico scolastico e da pizzeria, poi ha iniziato a compiacere la raffinata clientela dei ristoranti (la critica "alta") nelle eleganti bottiglie di vetro da un litro e mezzo. Infine è diventato un cult e un elemento di design come le bottigliette di vetro da 250 ml... per poi scivolare poco alla volta nell'annacquato bicchiere di cartone da fast-food, mentre adesso siamo nell'era delle confezioni da supermercato da sei, delle bottiglie di plastica da due litri.

[Supersize me Dylan Dog!]

Secondo me le domande sono state davvero molto mirate, e soprattutto da sceneggiatore - mestiere di cui andare fieri non tanto per la 'notorietà' che ti procura esserlo (vedi John Doe IV - 11) - a sceneggiatore io non avrei voluto aspettarmi meno. Se consideriamo le domande senza le risposte, sono domande di chi conosce il fatto suo e vuole REALMENTE capire e carpire qualcosa di interessante, anche spiazzante, dall'interlocutore. Il problema sono le risposte di Sclavi, oserei dire quasi la quintessenza della mediocrità, o meglio, della perdita della passione per lo scrivere.

Nella prima domanda, Rrobe non fa altro che chiedere quanto di realmente e coscientemente innovativo voleva esserci in Dylan (ho scritto anche io qualcosa al riguardo: https://www.cravenroad7.it/news/2011/07/2c-il-post-di-giugno-2011/ ). In pratica, gli sta chiedendo, da fumettista, un'opinione sulle origini di Dylan Dog ed un'opinione su com'è adesso, seguendo il filo della sua (presunta) carica innovativa.

Seconda domanda, importantissima. Come fa il personaggio Dylan a coniugare la sua rigida caratterizzazione, da personaggio del fumetto popolare, con il suo carattere amletico, donato al dubbio, proprio del teatro, come di altri media? Domanda serissima, e invece Sclavi si limita a giustificare il fatto che Dylan abbia una caratterizzazione ben precisa.

Terza, gli chiede cosa ne pensa di due modi diversi di innovare, non GERARCHICAMENTE diversi, ma semplicemente diversi. E poi, stesso discorso per la funzione di Groucho e per la fine dello splatter, per non parlare della noncuranza di Sclavi nel parlare del suo 'Dylan-operazione-di-mercato-che-per-fortuna-ci-ha-fatto-fare-tanti-dindini'. Insomma, un Tiziano Sclavi davvero spompato, in confronto a domande che avrebbero provocato una reazione (poco importa se positiva o negativa: una reazione alle domande degna di questo nome credo sarebbe stata bene accetta dal Rrobe) anche da parte di uno Zombie!

Interessante questo paragone con la Coca Cola fatto da Dario.E disarmante la lucidità e il pragmatismo "artigiano" di Sclavi, come ha scritto giustamente qualcuno, nel dare le risposte.
Disincantato! sembrano le pagelle di Ziliani

il punto è che uno che vuole conoscere per davvero qualcuno, non gli fa un'intervista via email, ma cerca di incontrarlo direttamente, di persona
personalmente mi sarei rifiutato di intervistare un must come sclavi non avendo la possibilità di vederlo di persona mentre mi risponde

forse la verità è che adesso tutti stiamo lì a leggerci l'intervista sperando che ci sveli chissà cosa del misterioso tiz, ma di fatto quell'intervista non dice niente, o perlomeno non dice nulla di cui possiamo essere certi, molto meglio rileggere le storie di sclavi per capire che tipo di persona è
il vero paradosso,a questo punto, potrebbe essere di partire dalle risposte tirchie di sclavi per capire su di lui più cose di quante ne voglia dire

Il tenore delle risposte di Sclavi non mi sorprende, è sempre stato così, dalle domande più semplici a quelle più articolate del Rrobe. Magari uno ci rimane male ma Tiz si è sempre posto così, schivo, di poche parole, asciutto e diretto. E' già miracoloso che si faccia intervistare.

Carina l'intervista, molto interessanti alcune domande, anche se è veramente surreale in certi punti! ! ! sarebbe perfetta per una piece teatrale

comunque io gli avrei chiesto: ma tu esattamente cosa fai in qualità di supervisore, oltre ad incamerare una percentuale dei profitti?

L'intervista secondo me è ottima, finalmente domande articolate e particolari, con delle risposte coincise, ma che secondo me rendono bene l'uomo