Si potrà discutere a lungo sulla bontà della storia in sé (del soggetto, in particolar modo, perché mi pare che alla sceneggiatura non si possano muovere grossi appunti), ma su una cosa dovremmo essere tutti d'accordo: <i>La collina dei conigli</i> è un albo di Dylan Dog. Ogni tanto ne incontriamo uno, ed è il caso di tenercelo stretto, di questi tempi.
Il modo in cui Medda utilizza (stavo per scrivere "si serve di") Dylan è impeccabile: così faceva Sclavi, così va fatto. Poi c'è il solito Groucho, personaggio e non macchietta, c'è la solita sceneggiatura lineare ma piacevole (e con qualche "magic moment"), c'è la consueta "morale della favola" (chiamatela pure "pistolotto", se vi va), dylaniana al 100%.
Leggendo l'albo ho apprezzato in particolar modo il fatto che, nonostante il soggetto sia piuttosto rischioso, non si cada mai nel ridicolo involontario: la tensione è sempre sufficientemente alta, e in certi momenti i conigli fanno davvero paura, grazie anche (soprattutto?) a un eccellente Mari. In ogni caso, la prima parte della storia è agile e ben costruita, con continui rimandi "hitchcockiani" (già notati da Tyler), e la seconda, pur non essendo sorprendente (mi aspettavo uno sviluppo del genere), è intensa e molto incisiva. Infine, ho tirato un grosso sospiro di sollievo quando, proseguendo nella lettura, mi sono reso conto che una volta tanto NON ci sarebbe stato il consueto "spiegone" finale: come hanno fatto i conigli [spoiler]a tornare in vita come zombi? Radiazioni sconosciute, virus sperimentali, maledizioni vudù?[/spoiler] La cosa, vivaddio, non ci viene spiegata, eppure il tutto viene accettato senza troppi patemi. Caro vecchio Dylan.
Le sequenze memorabili sono almeno tre: l'incontro di Winston con i "compagni" (Mari è mostruosamente bravo), l'incubo di Dylan (che oltre a essere dotato di gran potenza visiva, come giustamente detto da Tyler, mi ha fatto pensare a Lynch) e la sequenza conclusiva, che, per retorica e telefonata che sia, mi è piaciuta moltissimo: io, che animalista non sono, l'ho trovata addirittura toccante.
Mari firma probabilmente la propria miglior prova dylaniata: il lavoro - tutto - è d'altissimo livello, e alcune sequenze (come quella citata poche righe fa) sono sublimi. Anzi, mi spingo oltre e arrivo a dire che <i>La collina dei conigli</i> è uno degli albi meglio disegnati dell'intera serie, non sfigurando affatto accanto ai migliori lavori di Stano e Casertano.
Ora come ora voterei 8, comunque ci penserò su per un altro paio di giorni.
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