N.264 LIAM IL BUGIARDO
S
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Qui Marzano gioca: è evidente dalle prime 13 pag., un'autentico esempio di "Dyd in storytelling" - l'indagatore raccontato da altri: ciò che si vede non è verità (notare le espressioni e i dialoghi del Nostro, volutamente lontani dallo standard), ma solo una possibile versione dei fatti (<i>le storie sono come le si narra</i>: il metafumetto è dietro l'angolo, pag.5-13 non sono di Marzano bensì "scritte" dallo stesso Liam) - e continua per tutto il plot, soprattutto nell'insistenza di Liam a essere creduto e nel conseguente, amletico dubbio sull'effettiva realtà dei fatti.
Finora il dato stimolante della storia, che conferma nell'autore un galoppino da seguire ma anche gli ampi margini di miglioramento: Marza è troppo esplicativo, non si fida ancora del lettore e vuole spiegargli tutto (pag.23, Liam si autoqualifica: "Non ho mai goduto di stima e credibilità, io!"... chi mai penserebbe così?; le ripetute osservazioni dei personaggi sulla cronica inaffidabilità del soggetto, che perdurano fino in fondo, quando ormai lo si era ampiamente capito), si accomoda a tratti sullo stereotipo (il serial killer vampiro "qualunque") e riprende l'ennesimo vecchio topos in sede di scioglimento, vedi n.40 ACCADDE DOMANI - ricercare similitudini e doppioni interni alla serie non è un hobby suicida (comprensibile che succeda in oltre 20 anni: gli autori sono attenti ad andare molto indietro nel tempo prima di "ricopiare", sperano di uccellare i lettori più recenti e ignari del passato), ma va comunque rilevato che il tema "incontro di Dyd con personaggio già morto" è pura preistoria.
Con tutte le pecche, però, l'albo funziona: sfiora temi importanti senza dirlo - gli uomini che torturano il mostro: ciò che è rimasto di Sclavi nella serie -, diverte parecchio con la sua relatività del reale e trova un Piccatto che, malgrado lo stato di crisi, regge l'annoso contrasto tra il "vero" e il "non vero" (inizio e fine: i diversi volti di Dylan nello scontro - inventato e reale - con Kaliban). Ottimi i toni da commedia di pag.98 che, tra l'altro, sforano il tradizionale registro cupo della collana e si/ci concedono una bella risata.
A margine: Da evitare i nomi simbolici, sempre, d'accordo con chi l'ha scritto; ormai totalmente inutile <i>l'essenziale e sintetico, ma forte ed efficace</i> Horror Club, è ora di chiederne la chiusura.
Voto: 6
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