Sulla carta, sembrava un azzardo: affidare un albo che si incastona nel bel mezzo del Ciclo della Meteora, e che inoltre rivela un'importante parte del passato di uno dei personaggi centrali della serie (che poi sia stato utilizzato poco e male, negli anni, è tutt'altro discorso), a uno sceneggiatore praticamente al suo esordio sulla testata (è solo la seconda prova di Eccher in serie regolare) e a un disegnatore che ritorna sulle pagine di Dylan Dog dopo qualcosa come ventiquattro anni (manco i My Bloody Valentine si sono fatti aspettare così a lungo!
).
Se è stata una scommessa, la darei per vinta: "Il suo nome era guerra" parte alla vecchia maniera, con un ottimo incipit, senza fronzoli e con un gran ritmo, e da lì in poi procede senza cadute di tono e di stile, con il giusto grado di cattiveria e di sporcizia anche nei disegni di Siniscalchi, che nel corso del tempo mi pare abbia modificato il suo tratto Brindisino intorbidendo le sue chine con un po' di eau de Piccattò (l'ultimo, intendo).
Un albo incalzante, secco, crudo, che regala un'ottima
backstory a Carpenter, giostra bene i personaggi (ben ritrovato, Lord Wells!), e si inserisce a mio parere perfettamente nel Ciclo, dipingendo la Meteora come catalizzatore o amplificatore non solo del soprannaturale (come nota, giustamente, l'utente votarxy), ma più precisamente dell'innata pulsione dell'essere umano alla violenza, in particolar modo tribale, verso gli "esterni" (il passato bellico di Carpenter in Medio Oriente, gli omicidi razziali).