Mi accodo ai gradimenti generici della storia del mese.
Finalmente una storia di Dylan Dog con tutti i crismi, dove il protagonista finisce suo malgrado a indagare su un incubo; ottima interrelazione tra realtà e paranormale, e tra passato e presente in una sceneggiatura tutto sommato solida e densa. Molte parole, molti fatti, molti personaggi, molte situazioni, pacifismo latente, Londra grigia e piovosa, pagine in griglia bonelliana 3x2, un finale breve, azzeccato, pienamente coerente con il personaggio e la vicenda narrata. A tratti commovente leggere un albo che trasuda classicismo e che ricorda al mondo che è possibile scrivere ancora albi _DI_ Dylan Dog. Mi rendo pienamente conto che il mio gradimento è influenzato dal cambio di sistema nella testata che, per i miei gusti personali, ha perlopiù portato pochezza narrativa e molto sensazionalismo. Un albo come questo non è assolutamente un capolavoro, non è all'altezza del periodo d'oro, ma è una storia che non avrebbe certamente sfigurato nel comuque roseo panorama post-sclaviano.
Io la promuovo, mi ha fatto piacere leggere un Dylan Dog classicheggiante, spero ce ne siano altri. Non auspico chiaramente un ritorno alle storielle in fotocopia, ma sarebbe bello che si facessero questo tipo di storie un po' più spesso, anche solo sul Maxi, ma che almeno siano decenti.
Sulla timeline in cui è ambientato DD non ci capisco più niente. Il telefonino è canonico o cosa?! O ogni storia è a sé stante? Che andrebbe anche bene così, eh.
_________________ Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie o mantenermi vivo.
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