Anche io per ora ho letto solo il primo racconto.
Si poteva fare meglio, se vogliamo... ma tutto sommato si tratta di una storia di tutto rispetto e con i suoi perché da apprezzare
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SP
OIL
ER a seguire
Terre Desolate
Testi 7 -- Disegni 8Diciamo che la partenza è molto buona, con l'anti-idillio bucolico da
Wasteland in salsa dylandoghiana, tra demoni all'erta al confine, pioggia scrosciante, megatrilobiti (e)rutta-maggiolini, e vacche da mungere. Ambientino in cui sguazzano, ristagnando, personaggi visibilmente cupi e scostanti... quando non disturbati nelle loro segrete motivazioni alienanti. Tensione palpabile quindi presso Bodmin Moor, in questa versione da neurobrughiera della famigliola Ingalls in prateria, specie quando si aggiunge il forestiero Dylan che prova a scardinare l'ordine naturale delle cose, con le sue troppe domande annesse al (sano?) bisogno di evasione da questa seclusione rusticheggiante
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Non è che poi una mammoletta
che sviene 4 volte in una trentina di pagine (pp.15-47) possa far saltare concretamente il banco nello scompiglio... ma perlomeno la sua presenza contribuisce a far impennare il fattore ormonale delle attenzioni di Grace, come sostituto ideale dello (pseudo)marito Chris ormai malaticcio ed insopportabile - tra l'altro mi ricorda per fattezze un certo Glauco Onorato, attore in molti b-movie nella parte del burbero
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Posto che la faccenda di Tregeagle rimane solo legata al folklore, di fatto gran parte della storia ruota - con efficacia
- sul concetto di "confine", annesso al progressivo esilio dall'ordinario mondo esterno lasciato alle spalle, quello che viene catechizzato un po' didascalicamente come fonte continua di esaurimento e panico, tra impegni stressanti, fredde scortesie urbane, grattacieli soffocanti, rincorse al nucleare (?!) etc.
Invece non mi ha convinto molto la questione(-chiave, di riserva?) della "paura" e del suo duplice valore da risorsa conservativa a motore di scompiglio... ma questo un po' è causato anche dal finale che svacca un po' verso l'arruffamento e che, come già detto da altri forumisti, dopo buone premesse, tracima nel colpo di mano(morta)
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Tutto si riconduce infatti ad una casa infestata/infestante che "possiede" come bambole da gioco i suoi inquilini, risucchiatici dentro per le più svariate motivazioni, e prigionieri di questo tarocco-idillio da famigliola surrogata
into the wild di cui parlavo prima. Ia-ia-oh. Non essendo un luogo real(mente registrato sul catasto) si butta nel minestrone pure la questione delle multidimensioni tangenziali e parallele, con un quantum di tesseract 4D... che non a caso allude al
Maelstrom del #63... anche se io spero che l'allusione (p.97) al #59 (
Gente che scompare) valga qualcosa di più dei riferimenti ad un albo dimenticabile,
se non peggio, come il pasticcio geomefantasylovecraftiano
Il Primordio.
Freghieri (danza) sugli scudi vittorioso senza difendersi, e ritorna con una prova di alto livello. Molto soddisfatto. Tanto tratteggio, gabbia non banale, drammi sotto la pioggia battente, orde di demoni in scomposizione con discinto ninfeo (pp.93-95), e molto di più
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Unici appunti: certe volte primi piani un po' tozzamente mascelloni, e l'uso massivo delle mezzetinte (digitali) che danno troppo di posticcio, snaturando il suo stile.
Quanto a noi: non vi preoccupate, rimango nel "ranch" OldBoy, non scappo per la prossima storia.