Numero davvero difficile da giudicare: ci sono tutte le classiche caratteristiche de (l'ultimo in particolare) Ambrosini, ma allo stesso tempo manca del tutto qualsiasi tipo non dico di caratterizzazione dei personaggi, ma anche di abbozzo: la storia é secca, grezza ed essenziale proprio come lo sono i disegni.
Disegni, quelli espressionisti dell'ultimo Ambrosini, per i quali mi sono sempre espresso a favore e che ho sempre difeso, ma che qui finiscono nel banco degli imputati. Non per loro mancanze, ma perchè li ho trovati inadatti alla storia, una storia che per lunghi tratti é "action" e che avrebbe quindi richiesto un tipo di disegno più prestato all'azione, al dinamismo, al dettaglio, e risulta quindi un po' svilita da questo tipo di disegno molto autoriale e più adatti a storie cervellotiche e atmosfere sulfuree...
Per il resto la storia é buona, specie nella seconda parte dove si accelera e si spinge un po' più sul thriller.
L'investigazione é davvero lineare e blanda (visioni e connessioni mentali con la vittima, davvero il grado zero dell'indagine) ma tutte le situazioni a latere che il Conte mette in scena la rendono più accattivante, specie quelle più metafisiche, specie come detto nella parte finale.
Le motivazioni (se così possiamo chiamarle) del cattivo sono molto affascinanti, così come la sua genesi. Niente moralismi, niente giusto o non giusto, solo una
.
Sono un grande fan dei personaggi/ cattivi ricorrenti nella serie, credo che se ben dosati aiutino molto a farla avvertire come qualcosa di coerente, realistico, credibile.
In sostanza un buon numero Ambrosiniano,forse un po' più stanco e meno ispirato del solito, e un pelo penalizzato da dei disegni non adatti alla storia, e che non avrei usato come ultimo numero sulla regolare del nostro amato Conte (avrei messo, per la cronaca, quel gioiello de "i supplizianti").
Mi rendo conto che sono stato di manica larga votando Buono, perché é comunque una storia molto grezza, poco rifinita e con molte problematiche, ma una volta su mille mi sento di farlo e di cedere alla nostalgia e alla stima e affetto per questo autore che ha dato tantissimo a Dylan.