Come scrivevo nella mia presentazione, qualche giorno fa (visti i tempi, non mi faccio troppi problemi ad autocitarmi
), iscrivermi a questo forum è stato anche un modo per spronarmi a rileggere gli albi più recenti (se per "recenti" intendiamo "usciti negli ultimi vent'anni": quelli che ho letto più di una volta, in questo periodo, sono stati davvero pochi).
E allora, "all'apice del mio masochismo" (giuro che adesso la smetto con le citazioni), tanto vale (ri)cominciare dal Ciclo(ne) della Meteora. Sperando di non rovistare troppo fra le ceneri e di non tornare a far ardere fuochi che, a giudicare dalla lettura del thread, hanno divampato a lungo e con una certa virulenza... cosa che, con ogni probabilità, non era del tutto estranea alle intenzioni e alle aspettative degli autori.
Sulla questione "politica" mi limito a un appunto, forse tangenziale e forse no: credo che Sclavi si sia sempre professato anarchico, il che significa -semplifico brutalmente- una certa diffidenza, per usare un eufemismo, nei confronti di ogni forma di potere costituito (religioso, economico, politico...). A naso, non mi pare che Recchioni sia molto lontano da queste posizioni, e non credo si possa escludere che la simpatia e la stima del Tiz nei suoi confronti derivi anche da questo comune sentire. Una delle differenze tra gli anni in cui Sclavi creò Dylan Dog e il presente è che -per numerosi e noti motivi- oggi la gente, o se preferite l'opinione comune, è diventata, o ha la possibilità di diventare, un'altra forma di potere. Una maggioranza non più silenziosa, ma decisamente rumorosa nelle sue esternazioni social, e che da almeno un decennio a questa parte è diventata, piaccia o meno, un personaggio, o forse è meglio dire una presenza, imprescindibile -benché di fatto inafferrabile, fluida, indefinita... un fantasma, forse, ma un fantasma le cui azioni e i cui sentimenti hanno effetti decisamente concreti. Si può discutere se l'argomento sia stato trattato troppo (e/o in maniera ripetitiva, semplicistica) negli ultimi anni, su queste pagine: ma limitandomi a questo singolo albo a me pare che non emerga una visione della società, e del rapporto tra Dylan e la società, molto diversa da quella di Sclavi. Se c'è uno "snaturamento" della testata o del personaggio, insomma, non mi pare di scorgerlo qui...
... diverso, sicuramente, è l'approccio alla citazione, al riutilizzo/recupero/rielaborazione di materiale esistente -ma questo è un discorso così articolato che meriterebbe un thread a parte. Personalmente, l'affastellarsi di citazioni dopo un po' mi viene a noia (tutte quelle strizzate d'occhio e gomitatine nel costato mi lasciano accecato e dolorante), e sui vari giochini metatestuali ormai sarebbe il caso di imporre una moratoria, per quanto mi riguarda; molto più interessante e attuale, per me, l'aspetto "meta" di secondo grado, per così dire, ossia il fatto che il tema principale della storia sia Dylan Dog che perde -e lotta per ritrovare, e finisce per ritrovare (in un'ultima pagina così didascalica da lasciare il forte sospetto che si tratti di ironia, così come la ripetizione quasi
verbatim dello stesso concetto -"non ha senso combattere i mostri diventando mostri", o giù di lì, alle pp. 94 e 97)- il controllo della propria immagine, della propria identità (ossia esattamente la stessa cosa di cui diversi lettori "storici", a giudicare da questo forum, lo accusano).
Nel complesso, però, mi è difficile giudicare quest'albo, nel suo turbinoso e divertito rimescolamento di stili e umori, che probabilmente non fa più presa su di me come un tempo. A parte l'aspetto "meta" di cui sopra, mi sono piaciute diverse altre cose (l'inquadramento teorico di John Ghost nel prologo, lo splatter quasi golcondiano, entrambi i disegnatori), ma se le singole sezioni della vicenda hanno ognuna qualcosa di interessante (la parte ad Harlech avrebbe potuto tranquillamente essere espansa in un albo dalla lunghezza canonica), i collegamenti presentano invece qualche problema. Intendo proprio dal punto di vista narrativo -non mi pare se ne sia parlato, nel thread, ma ci sono almeno due momenti in cui la successione temporale mi risulta indecifrabile:
1) pp. 43-51: mi va anche bene che Dylan Dog sia già un idolo della folla il giorno stesso in cui John Ghost lancia l'app e pubblica il suo videomessaggio pro-Dylan, anche se sarebbe più ragionevole supporre che la prima cosa sia una conseguenza della seconda -quello che non mi va bene è leggere che DD è stato insignito dell'Ordine della Giarrettiera (o quel che è) due mesi prima, mentre nel sottopancia del servizio del telegiornale la notizia viene presentata come se stesse accadendo in quel momento (c'è perfino scritto "breaking news");
2) pp. 66-70: quando si verifica l'evasione da Harlech? Dylan Dog esce dagli studi televisivi, ed è ancora giorno; telefona al giornale, e scopre quello che è accaduto ad Harlech -e nella vignetta che visualizza l'evento mi pare abbastanza chiaro che, fuori dalle finestre, ci sia la notte, dunque l'evento deve risalire alla sera prima (il che ha senso, altrimenti i media non sarebbero ancora stati informati del fatto). Però le frasi di John Ghost, quando decide di spegnere la BBC (e dunque pochissimo prima che Dylan Dog faccia la telefonata), fanno supporre che il "diversivo" (che viene presentato appunto come una reazione alla mossa di Dylan) non sia stato ancora messo in atto.
Se siete riusciti a districare i nessi causali-temporali di queste due sequenze, vi prego, illuminatemi!