Uno dei punti fondativi - e di successo - di questa serie è stato sempre il non essere serializzata nell'impostazione. Di auto-resettarsi liberamente dopo ogni numero. Di non creare un contesto pseudo-logico (da saga) per cui ad ogni incubo ne debba seguire un altro coerente/dipendente, con relative conseguenze sui personaggi, sul setting, e sulle prospettive...lascinando invece campo libero all'illogicità variabile dell'episodio random scorato dal resto, ma non per questo meno inquietante...anzi
Così finivi storie come
Caccia alla streghe e ti potevi buttare il mese dopo sul
Bosco degli Assassini a cuor leggerissimo, azzerando la sequenzialità di ogni discorso, e senza doverti far pesare l'ombra prosaica (e rassicurante?) del "dove eravamo rimasti? " nel numero prima, su un filo narrativo lasciato alle multiple libertà degli autori - allora erano sì e no un trio, adesso superiamo la manita, ai testi.
Ecco...dopo questi ultimi tre mesi io ho la (sgradevole ) sensazione che si stia trasformando, anche a livello di proirità narrative, Dylan in altro da sé, come percorso da format - ma forse dopo Marzo si sarà smaltito questo trend di upgrading coatto
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Non per nulla finora la storia migliore di questa fase, a mio vedere, è stata proprio
Spazio Profondo, che sballa tutte le possibili consequenzialità e straballa sulle stelle di un outsideralesimo coraggioso, rifiutandosi a priori di creare una sfilza di premesse->conseguenze, ovvero quel sottile fil-rouge di (insistiti) richiami pro-continuity che rischia di trasformarsi in un irrigidito cavo scorsojo al collo di incubi senza più scioltezza, e di storie sempre più vincolate dai nodi-madre
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Non vorrei che l'attuale moda delle serie tv rischi di influenzare troppo il modus scribendi del NewBoy...con avventure sparse ma sempre - e talvolta forzatamente - riconducibili al
main theme narrativo dell'evoluzione di certi (s)punti, di certi personaggi, di certi "dove eravamo rimasti? " ... per arrivare in punta di cul de sac ad un certo progetto...
...univoco
Muah; considerando che a scrivere Dylan sono autori del calibro di Ambrosini, Barbato, Medda, Recchioni, Simeoni, etc...sarebbe un pochetto riduttivo che si privilegi tale impostazione per sacrificare il loro multiplo talento all'altare di questa progettualità sovrastrutturale .
Come è successo nelle (pur brillanti) prime 60 pagine di questo numero, riaprendo proprio con Carpenter che ritorna tautologicamente in avvitamento su se stesso per un'inutile parentesi pro-affezionamento dei lettori al personaggio.
Come in alcuni serial, appunto, sul registro del "dove era rimasto? "...
Quindi ben venga il refrain anti-razionale del "chissenefrega" delle conseguenze dei reati commessi da Dylan nel numero scorso, perché seguendo quella PERICOLOSA logica la testata doveva chiudersi nel gabbione intorno al #6
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****Quello che non mi convince è come penne del calibro di Medda/Simeoni/Barbato facciano evidentemente fatica nel gestire l'equilibrio tra elementi di richiamo alla continuity - auspicata come blanda - e sviluppo di storie cazzutamente autonome e convincenti
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Alla fine, come detto altrove , questi elementi di novità paradossalmente sono la cosa migliore dell'albo, dopo aver soffocato però la solidità di una qualsiasi narrazione robusta a favore del pensionamento di Bloch (#338), della VeryNewScotlandYard (#339) o del villaggio di spiaggiamento per Bloch stesso (#340).
Secondo me questo tipo di scrittura non mette a loro agio certi autori, ne mortifica in parte il potenziale, e trasforma Dylan in un progettone lungimirante ma di scarsa quaglianza sul breve...cioè sulla singola storia del mese in senso ontologico - leggi : della cosa/incubo in sé - per far largo ad altre priorità da serializzazione diffusa, come si diceva con Cyber ed altri qui
Io personalmente
non sento il bisogno di rifare il punto della situazione ad ogni albo. Porta via pagine, occhieggia dove non serve, e crea scompensi nel gestire un personaggio per cui scrivono più autori contemporaneamente, mettendo (x es.) Ambrosini alle strette sulla storia di Agosto per tener conto di quanto ha scritto Celoni in quella di Luglio
E' uno scenario che mi lascia perplesso, proprio alla luce di certi punti forti della testata di cui parlavo 2 o 3 post fa.
Poi il Tempo (galantuomo?) sarà libero di smentirmi...
Come già detto altrove gli elementi pro-continuity alla fine sono inseriti piuttosto bene... anzi sono la parte migliore di questi albi
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Solo che tolgono inevitabilmente respiro (e senso) all'autonomia della singola storia, che diventa un side-dish da rifilare rispetto alla portata principale da dosare in più puntate, un bocconcino per volta.
E' la macrostruttura invisibile, dietro le quinte, come sottotrama, che soffoca l'auto-conclusivismo pregnante del singolo albo. Non credo sinceramente ci sia sempre da guadagnare nell'ispirarsi alle ondate modajole delle serie tv...Dylan è in grado di funzionare anche senza questi paradigmi, e sono convinto che molti autori si trovino a maggior agio impostando i soggetti sul singolo episodio, piuttosto che su archi tematici o scansioni serializzate.
Non a caso il miglior autore della fase 2 è per ora proprio il Rrobe, il papà prodigo di consigli e progetti, che sa gestire più coscientemente le sue idee/retroscena, mentre secondo me gli altri continueranno a faticare nell'inserirsi in questo solco di maternità adottiva e non proprio naturaliter, come modus scribendi
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****Una continuity intermedia da "missione/viaggio/evoluzione" per tappe, con elementi ricorrenti (v.
Adam Wild od
Orfani) è mooooolto difficile da gestire in un personaggio come Dylan, che racchiude nell'autoconclusività dell'incubo (irrisolto?) uno dei suoi nodi ad effetto, senza portarselo sulla lunghe.
Abbiamo visto cosa significhi spargere elementi zoppicheggianti qua a là per alludere ad un qualcosa a venire dietro le quinte che poi non si realizza, se non in alcuni spunti random di riconfigurazione - v. tesserino, nomi di battaglia, pensioni, etc. Disorganici e poco funzionali, alla fine, se non al farsi belli degli autori che si compiacciono di aver stravolto la fossilità di Dylan con delle trovate "necessarie" quanto geniali.
Persino il futuro antagonista si è disperso fra le righe, alla corte dei Windsor, mentre tenta di catechizzare la principessa Charlotte a botte di Necronimicon in testa
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E la rincorsa all'elemento ricorrente può divenire stucchevole come richiamo autoreferenziale verso un qualcosa che non trova sbocco, se non per smozziconi.
La logica da serie tv multi-filone - con notevole parco personaggi/comprimari - troverà molto di cui inciampare se queste sono le premesse del solo Dylan, e se gli exploit (
) attuali sono serviti strumentalmente soltanto a condurre a questa riprogrammazione.
La maggior parte degli autori fanno fatica a gestire 94pp, figuriamoci un progetto corale hydra-cefalo, dove ognuno deve con-/ricordare cosa ha scritto o scriverà l'altro, ma facendo sempre emergere le proprie priorità narrative
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Non sono pessimista. Sono molto scettico.
Una scossa ci voleva. Ma bisogna essere a norma sismica.
****Recchioni è (fatuamente) infatuato delle serie tv americane dell'ultimo decennio, e pensa (altrettanto fatuamente) di riproporne gli schemi su Dylan.
Quel tipo di formula narrativa difficilmente si basa su un unico (anti)eroe bonellianamente leader della scena, ma preferisce articolarsi in una coralità multipla di personaggi ricorrenti che oliano i meccanismi della varie sottotrame in corso, tra loro intrecciate ed influenti.
Tutto ciò è molto difficile da trasporre su questa testata, perché Dylan ha sempre vissuti di incubi "singoli" e personali, con clienti e/o coinvolgimenti chiusi a pagina 98. Al mese successivo si passava all'incubo successivo, e Bloch, la Trelko, Wells, Jenkins & co se ne fregavano se l'Old Boy aveva steso ManaCerace trenta giorni prima o Marina era stata sepolta senza fiori.
Loro, come anche Groucho in parte, sono sempre stati comparse strumentali a quella singola storia in cui comparivano, non all'evoluzione del presepe di personaggi di cui si circonda Dylan, e nel quale rientravano dalla finestra un numero si e cinque no, senza accorgersi del "mentre" passato
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Gli scarsi risultati e gli equivoci causati dalla (pseudo)continuity sinora proposta sono i risultati di questa progettazione zoppicante alla nascita.
JG per ragioni d'impegni/creative dopo mezzo albo è stato deposto a data da destinarsi, e tale rimarrà.
Bloch confinato a Wickedford per complottare storielle da Signora Fletcher con Dylan turista (disperso) per (guarda)caso.
E Rania e Carpenter strillati pretestuosamente una tantum di ingombranti vignette al mese per ricordarci sgomitando e col fiato corto - delle solite tiritere - che la serie sta cambiando, che ci sono anche loro, che vi dovete affezionare anche a loro, e che ne faranno vedere delle belle - tette?
- a Dylan...
Con tutto il bluff di retro-hype sgasato che questo comporta.
Diverso è il discorso per la continuity degli
Speciali di Bilotta dove si svilupperà un'unica macro trama in corso di sviluppo, con più pedine da spostare nei loro percorsi.
Ma il modus di imporre la serialità sugli inediti a me sembra di gran lunga controproducente e distorsivo nei confronti di quelli che sono i reali problemi della testata, e della gestione delle singole 94pp.
Non basta, come in questo mesaccio, farci salutare Irma, Rania&co di tanto in tanto per ricordarci di aver letto un numero di Dylan Dog
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****Se vuoi impostare una pseudo-continuity coerente, non puoi improvvisare in corsa le tappe, forzando cameo dei tuoi nuovi figurini, ma solo per dargli un rilievo di pura marketta, senza includerli entro un preciso percorso narrativo - ... qualechesia.
E' troppo facile scardinare tutto senza ricollocare le conseguenze indotte, lanciare il sasso per lasciarlo andare a fondo, da sé, incuranti ed in attesa che qualcuno sondi dove sia finito
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Comunque, ripeto quello che dico da quando è cominciata la fase#2: la continuity si potrebbe rivelare la mazzata finale, il boomerang a doppio taglio, per la libertà espressiva/credibilità compositiva dei SINGOLI autori e del loro modo di gestire uno storyboard da 94pp
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La continuity tanto detestata a pelle - per istinto inconscio? - da Sclavi, che la derideva in ogni omaggio ad essa collegato; una continuity sviata su diversi autori con diverse idee/stili/tempistiche di lavoro e non coordinate tra loro negli svilippi in fieri - del genere "
quando scrivo una mia pagina di sceneggiatura devo tener conto di quello che sta ancora pensando Simeoni sulla tazza del cesso per la sua, ma devo considerare che intanto potrebbe cambiar idea se lo scarico si ottura" - : la stessa continuity impostata come feticcio in omaggio alle serie tv più trendy di cui si è scioccamente infatuata la redazione, e di cui crede poterne proporre le modalità su un personaggio ad essa storicamente refrattario nei cromosomi... progettandola per smozziconi contentinisti random, cameo in auto-promozione flash, e spunti sospesi per mancanza di idee/responsabilità/programmazione rispetto a quello che si è manomesso.
Osare...ma senza un (momentaneo) orizzonte, solo per dimostrare di poterlo fare
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