Walecs ha scritto:
Sì, però anche tu, Lord Blendings... se il Rrobe osa, tu stacce!
Ma io ci sto...
Mazza! Facevo i salti di gioia inizialmente...
E' che la strada intrapresa, non mi convince... ma proprio per niente: insomma, va bene che non può tornare Sclavi, ma un minimo di "Dylan Dog" mi piacerebbe leggerlo.
Per fare un parallelismo: non esiste nessuno che abbia saputo raccontare il mondo dei Paperi meglio di Barks. Ma non è che dopo il il 1967 (anno del pensionamento del grande Carl) improvvisamente a posto di Paperino è comparso Daffy Duck... sempre Donald è rimasto. Non brillante al 100%, ma sempre lui c'era.
Questo per dire che il vero spirito dylaniano non è la continua ricerca della sorpresa sulla pelle del nostro eroe, quanto la sorpresa (se vogliamo rimanere nel campo dei doni natalizi
) subito dopo che si gira una pagina o su come volge al termine una storia. QUESTA è sorpresa... e NON deve essere necessariamente sulla vita personale del nostro eroe... qua mi pare che hanno avuto un minimo di carta bianca da Davide Bonelli e Tiziano Sclavi e si danno alla pazza gioia nel gestire una serie che aveva determinate caratteristiche narrative, stravolgendole totalmente per giocare all'allegro chirurgo (oltretutto non mettendo le batterie, proprio per fottersene: in modo che quando toccano le pareti, il naso rosso - i lettori moribondi - non suona).
Siamo proprio nell'errore concettuale d'impostazione della serie... il creare un'americanata, su una serie più italiana che mai, utilizzando espedienti narrativi incentrati sul protagonista, quando proprio Sclavi NON si curava più di tanto della vita di Dylan, beh... lasciatemi il francesismo: mi sà di ca**ata pa**esca (trovate la consonante).
E al contempo, le storie "medie", quelle incentrate su altro che non sia la vita di Dylan Dog, sono di un livello più infimo della tremenda era gualdoniana... comincio a pensare che un tandem Gualdoni (per scegliere le sceneggiature) coadiuvato da Recchioni (per correggerle e definire le più valide) sarebbe stata una soluzione migliore (vedasi fase 1).
O, meglio ancora, mi sarei affidato a uno più esperto di Dylan e della Bonelli quale era Medda, che sa alternare spelendide storie "personali" (L'ospite sgradito) con altrettante splendide indagini (La terza faccia della medaglia).
A tutt'oggi, a parte l'indubbia capacità di marketing che possiede Recchioni (grande imbonitore Hypposo) , non mi spiego quali grandi storie abbia sfornato nel tempo per Dylan... il singolo capolavoro (Mater Morbi - oltretutto molto sclaviano perché personale) mi sta cominciando a sembrare il classico esempio di "Fatti la nomina e campa cent'anni"... ma con questa logica, chiunque poteva diventare curatore: Ruju (Macchie solari), Faraci (I peccatori di Hellborn), De Nardo (Il gran bastardo), e così via... l'unica differenza da questi è stato, per l'appunto, la grande capacità di vendersi del nostro amato/odiato curatore, che in un modo o nell'altro ha fatto sempre parlare di sé. E da Architetto, vi posso assicurare, che il mondo dell'arte è pieno di questi personaggi. Con i pro e i contro che ne conseguono.