Albo un po' sotto la sufficienza. Diciamo da 5 e mezzo.
S
P
O
I
L
E
R
Ormai è palese che Gualdoni ha come modello principale
Ai confini della realtà (@ Dogares : non direi X-Files: non ci sono temi-cardine come gli alieni, o i conflitti col governo accusato di 'nascondere la verità).
Bene. Senz'altro meglio del periodo rujano fatto solo di gialli sbiaditi.
Però Gualdoni non tiene conto di due fattori:
- ACDR aveva soggetti decisamente originali, quando non geniali. Puntava a innovare. Qui si macinano canovacci ampiamente collaudati, per non dire usurati (i graffiti come 'mostro' sono un'idea interessante, ma la storia in sè segue uno schema ovvio)
- ACDR aveva episodi brevi e fulminanti, densi di suspense (tranne la 4° stagione, non certo la migliore!). Qui, alle prese con ben 94 pagine da riempire, si allunga il brodo con scene inutili. Al massimo si procede per accumulo.
Questa storia parte male rivelando subito il 'mostro' e il 'colpevole' (seppur involontario), ovvero il ragazzo graffitaro.
Le storie in cui si sa fin dall'inizio chi è il colpevole possono essere interessanti, basta pensare a un qualsiasi episodio del Tenente Colombo!
E' però necessario che il colpevole abbia un ruolo di
primo piano.
Qui il ragazzo sta in ombra quasi sempre, tranne che nel finale. Così l'indagine di Dylan non avvince dato che conduce a qualcosa di già ampiamente noto al lettore.
Gualdoni non riesce nemmeno a costruire un po' di suspense. Al massimo un filo di curiosità. Ma per elaborare suspense non si può procedere semplicemente per accumulo, accatastando episodi 'strani' come i mattoncini del Lego: prima l'Episodio-1 col poliziotto, poi l'Episodio-2 con la cabina, poi l'Episodio-3 col treno... Poteva anche metterci cento episodi e fare un albo di mille pagine, la suspense non sarebbe cresciuta in alcun modo!
A confronto, la storia dell'Epidemia Aliena era migliore. Lì almeno nella prima parte c'era un vero 'crescendo' (non un banale accumulo) e la rivelazione finale non era così scontata.
In positivo, si segnala un Dylan davvero attivo come investigatore, che non si limita a vagare qua e là nell'attesa della botta di culo risolutiva.
Il rabbino Allen può piacere o meno. A me non ha detto nulla, nè in bene nè in male.
Finale purtroppo fiacco. Ma per Gualdoni sembra una costante.
Su Bloch e Groucho c'è poco da dire.
Quando gli autori non hanno le idee chiare su 'cosa' debba essere il personaggio principale (un eroe senza macchia e senza paura? uno sfigato in balia degli eventi? un solipsitico narcisista alla Philip Marlowe dei poveri?) inevitabilmente non hanno le idee chiare nemmeno sui comprimari. Così li usano il minimo indispensabile per non correre rischi.
Il Casertano attuale non mi entusiasma. Lo preferivo quando ricordava Micheluzzi. Ora che ricorda davvero troppo Magnus, non posso fare a meno di confrontarlo col Maestro e giudicarlo perdente.